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“Diario di un’avventura nel bosco”: chi ci ha tirato fuori dai guai
“Per tanto tempo rimasto ai margini della classe, perché più grande e non parlante italiano, un giorno Darius…”. Un racconto sui talenti e le capacità di ciascuno che sono spesso nascosti o imprevedibili. Di Carlo Marconi
Da una situazione di paura alla risoluzione del problema grazie all’aiuto del compagno di scuola che, pur non parlante italiano come lingua madre, riesce ad avere l’intuizione e ad aiutare i suoi amici. È in sintesi il senso della storia che Carlo Marconi, maestro di scuola primaria appassionato di scrittura di libri e filastrocche, ha regalato ai lettori di Sesamo come testo da utilizzare in classe o, comunque, utile a farci riflettere.
Diario di un'avventura nel bosco
Bella idea hanno avuto i maestri! Mandarci da soli nel bosco!
Lo chiamano orienteering, invece a me sembra il gioco di Hansel e Gretel. Chissà se incontreremo davvero la strega…
Io alla gita di tre giorni non è che volessi proprio venirci. Poi mi sono decisa e finora era andato tutto a meraviglia, a parte Sonia che ha voluto dormire a tutti i costi nel letto di fianco a quello di Giulia, così a me è toccato stare vicino alla porta. E naturalmente quando la maestra Lorena è entrata a fare la ronda, indovinate un po’ chi ha sgridato?
“SARA! FILA SUBITO SOTTO LE COPERTE!!!”
Comunque ci siamo divertite lo stesso! Siamo andate avanti tutta la notte a ridere e a dire scemenze, finché a Ire e a Marti non è scappata la pipì. Non tornavano più dal bagno e a furia di aspettarle mi sono addormentata. Ma ormai era già quasi ora di alzarsi.
Sarà per questo che ora tremo come una lavatrice! Per via del sonno, ma anche per via del freddo o forse… per via della paura!
Certo se ci fossero Sonia, Giulia e Miriam, ci faremmo un po’ di coraggio e invece mi tocca star qua con quella piagnona di Franci, quel testone di Giacomo e con Darius! Ma proprio in gruppo con Darius dovevamo mettermi? Ha una forza mostruosa. A ginnastica ha lanciato il giavellotto di gomma piuma da un lato all’altro della palestra! A pallavolo non lo vuole nessuno in squadra perché tira così forte che la palla va sempre fuori e finiamo per perdere la partita.
Ma a voi sembra giusto che un ragazzo di 13 anni, grande come mio fratello che fa la seconda media, faccia ancora la quinta? Con la scusa che era appena arrivato dalla Romania e non sapeva la lingua, due anni fa l’hanno messo in classe con noi che facevamo terza! E non è che poi l’abbia imparata proprio bene questa benedetta lingua. Quando ci facciamo degli scherzi o raccontiamo delle stupidaggini, lui non è mai pronto a ridere con noi. Ci guarda sempre come se non capisse.
Ad ogni modo eccoci qua, nel bosco a non saper da che parte andare. Secondo me abbiamo sbagliato sentiero. Quel cocciuto di Giacomo, come al solito, va avanti per la sua strada e noi dietro come soldatini! Adesso però ha una fifa matta anche lui. Non riesce neppure a tenere in mano la mappa, continua a rigirarsela tra le mani come una saponetta.
Si va avanti lungo il sentiero, ma il cielo si vede sempre meno e diventa sempre più buio. Dove sono le maestre? Sarà passata più di un’ora da quando siamo partiti, possibile che a nessuno di loro venga in mente di cercarci?
“AIUTOOO!!!” Adesso che c’è? Cos’è stato quel rumore? Sta per uscire fuori una bestiaccia, me lo sento. Moriremo qua! Ci ritroveranno sbranati da un orso o da un lupo. Io non volevo venirci in gita! Almeno potessi tornare indietro… a quest’ora sarei nella mia cameretta al sicuro.
Darius, ma che fai? Sei sicuro che dobbiamo prendere quella direzione?
Guarda com’è partito deciso, sembra che abbia una bussola in testa… Darius ha ragione, là in fondo c’è un po’ più di luce, seguiamolo! Anche Giacomo si è convinto, ormai gli ha ceduto il comando.
Darius, posso darti la mano? Starei un po’ più vicina, se non ti dispiace. Io da questa parte e Franci dall’altra, così. Dici bene tu, alla fine non c’è motivo di aver paura, però...
Il bosco si dirada, i raggi del sole si fanno spazio tra le chiome degli alberi ed ora il sentiero è diventato più largo.
Siamo tornati alla radura da cui eravamo partiti.
Ecco le maestre, ecco i nostri compagni: ci sono tutti. Siamo l’ultimo gruppo che mancava all’appello.
Finalmente ci siamo anche noi, ce l’abbiamo fatta! Adesso riprendo a respirare, ma che spavento!
Grazie, Darius! Puoi tenermi la mano ancora un po’?
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