Accoglienza a scuola e intercultura: buone pratiche per cominciare

Il compagno “accogliente”

Feste di primavera: è tempo di Mărţişor

Ripensiamo l'accoglienza

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

Il termine bolla, ormai entrato nel linguaggio comune, indica l'unità minima in cui sono suddivisi gli alunni in una scuola. Questo frazionamento e altri accorgimenti si sono resi necessari per permettere di avviare in sicurezza l’anno scolastico: ogni bolla non deve entrare in contatto con altri gruppi e per questo le vengono assegnati spesso spazi “dedicati”; per l’uso di quelli comuni, si segue una turnazione ben scandita da operazioni di sanificazione e per la tracciabilità dei contatti, non sono previste attività d’intersezione né giochi condivisi.Un’organizzazione che certo è funzionale al rispetto delle regole sul distanziamento ma che rischia&nbsp;di&nbsp;essere fonte di isolamento e di separazione anche all'interno della stessa comunità.Opportunità per svilupare il linguaggioDa una situazione apparentemente limitante, possono però scaturire opportunità educative volte a sostenere il nascente senso civico dei bambini e sviluppare il linguaggio. Prendersi cura di uno spazio dopo il suo utilizzo, stimola la capacità di assumersi piccole responsabilità, aiuta a percepirsi interdipendenti anche da coloro che non si conoscono direttamente e concorre, come incoraggiano le Linee Guida del 22 giugno 2020,&nbsp; a stimolare la “progressiva maturazione del rispetto di sé e degli altri, della salute, del benessere”.Con creatività pensiamo quindi a modalità&nbsp;per mantenere in contatto i bambini della scuola e per coltivare, nei nostri cittadini in erba, il senso di appartenenza a&nbsp;una comunità.Messaggi in videoPer sentirsi parte di un gruppo è fondamentale conoscersi. Per incoraggiare il dialogo senza incontrarsi, ciascuna “bolla” crea un video di presentazione: ogni bambino si racconta, descrivendosi nell’aspetto, nelle abitudini e nei gusti. E’ un’attività molto utile per consolidare la conquista della lingua italiana: narrarsi davanti ad una videocamera è infatti un esercizio linguistico ma anche emotivo, richiede una buona dose di sicurezza e stimola a superare il timore di parlare in pubblico. I bambini che ancora faticano ad esprimersi, potranno essere supportati da un compagno più competente, che fungerà anche da interprete quando il ricorso alla lingua madre sembra facilitare l’espressione. Completate le varie presentazioni, il video viene assemblato e inviato agli altri gruppi.&nbsp;Ti lascio una canzone&nbsp;Anche la rotazione nell’uso degli spazi comuni della scuola può essere l’occasione per lasciare tracce che stimolino la curiosità in chi occuperà quell’ambiente dopo di noi. Chi ha terminato di utilizzare un’area&nbsp; può lasciare inciso, con vari strumenti multimediali (anche un registratore con audiocassette di antica memoria può bastare), un breve messaggio, con un resoconto sulle attività fatte che sia di stimolo a chi lo userà. Se trovare le parole risulta troppo complicato, anche una canzone di saluto può essere un segno gradito che invoglia anche i più insicuri a farsi sentire.C’è posta per tePossiamo raccogliere i messaggi anche nella forma “tu detti io scrivo...” oppure, a chi preferisce esprimersi con il disegno,&nbsp; lasciamo la possibilità di narrare i vissuti con le immagini, invitandoli a riprodurre l’attività più gradita.Mettiamo i messaggi dentro una busta e creiamo una vera e propria cassetta delle lettere. Chissà che tornando dopo giorni nello stesso spazio, si trovi una risposta per noi?!Disegni, canzoni, video e altri segni che passano di bolla in bolla e parlano di noi come “abitanti” di una scuola, ci permettono di far percepire la nostra presenza e stimolano a cercare una&nbsp;prossimità emotiva con gli altri, pur nel rispetto dei limiti della distanza fisica.

Di bolla in bolla alla scuola dell'infanzia

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