Accoglienza a scuola e intercultura: buone pratiche per cominciare

Il compagno “accogliente”

Feste di primavera: è tempo di Mărţişor

Ripensiamo l'accoglienza

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

Alla riapertura delle scuole diamo uno sguardo ai volti e alle storie di chi le abita. Grazie ai dati ora disponibili possiamo avere più informazioni e tenere presenti tre domande che riguardano gli alunni più fragili e la necessità di misure mirate.&nbsp;Volti e storie di una scuola multiculturale&nbsp;Il dieci per cento dei bambini e dei ragazzi che iniziano o tornano a scuola porta con sè una storia di migrazione, il ricordo o l’esperienza di un altro contesto, di un altrove a volte vissuto, altre volte solo immaginato.Sono circa 860.000 gli alunni che hanno un background migratorio e che ancora oggi non hanno la cittadinanza italiana (<a data-cke-saved-href="https://www.miur.gov.it/documents/20182/2447435/Notiziario+Alunni+con+Cittadinanza+non+italiana+A.S.+2018_2019.pdf/ad84f9fc-efe5-46bd-2aa4-091b81727197?version=1.0&amp;t=1593701066178" target="_blank" href="https://www.miur.gov.it/documents/20182/2447435/Notiziario+Alunni+con+Cittadinanza+non+italiana+A.S.+2018_2019.pdf/ad84f9fc-efe5-46bd-2aa4-091b81727197?version=1.0&amp;t=1593701066178">dati MIUR 2018/19</a>). Cittadini del nostro Paese ormai di fatto, ma che diventeranno tali anche di diritto alla maggiore età, dal momento che il 64.5% del totale è nato in Italia.Il loro numero è aumentato, anche se in misura contenuta: 16.000 in più rispetto all’anno 2017/18 e ha contribuito ad arginare almeno in parte il calo continuo degli studenti italiani: meno 100.000 in confronto all’anno precedente.Come succede fin dall’inizio della scuola multiculturale, la loro presenza si concentra al Nord (65% del totale); in misura minore al Centro (22%) e più limitata al Sud (13% del totale). Nelle scuole della Lombardia, i bambini e i ragazzi futuri italiani rappresentano il 15,5% del totale, mentre in Emilia Romagna sono circa il 16,5%. &nbsp;Tanti volti, tante storie, tanti Paesi di provenienza o di origine famigliare. Poco meno della metà (46.3%) proviene da un paese europeo: ai primi posti troviamo la Romania e l’Albania. Più distanziati coloro che hanno la cittadinanza marocchina, cinese, indiana, filippina.La maggior parte, come abbiamo visto, non ha vissuto direttamente la migrazione perché nati nel nostro Paese, mentre sono circa 23.000 i neo inseriti/neo arrivati a inizio anno o in corso di anno scolastico: 6000 nella scuola primaria; 8800 circa nella scuola secondaria di primo grado, 8300 circa nell’istruzione superiore.Tre criticità e altrettante risposte&nbsp;Dalla lettura dei dati e dalle domande che si pongono insegnanti e dirigenti scolastici emergono tre questioni che rischiano di diventare più critiche in questo tempo di incertezza e di riapertura vincolata se no supportate da misure efficaci e puntuali.&nbsp;Che fare per i bambini non inseriti nella scuola dell’infanzia?Una parte consistente di bambini stranieri non frequenta la scuola dell’infanzia, oppure lo fa solo all’ultimo anno per prepararsi all’ingesso nella primaria. I dati del MIUR lo mostrano chiaramente: mentre il 96% dei piccoli italiani fra tre e sei anni viene inserito nella scuola materna, fra i piccoli residenti non italiani la percentuale cala al 78%. E le previsioni per questo anno scolastico, anche a causa delle difficoltà economiche delle famiglia, del costo della mensa e del trasporto, indicano un’ulteriore diminuzione. Un tempo prezioso di formazione, socializzazione e di esposizione intensiva alla lingua italiana rischia quindi di andare perduto.Che fare per coinvolgere i bambini non italofoni in percorsi di sviluppo linguistico, socializzazione, scoperta? Sono necessarie attività di gioco, incontro, narrazione, lettura a voce alta. &nbsp;Che fare per sostenere l’italiano L2?Un terzo degli alunni stranieri è in situazione di ritardo scolastico, cioè frequenta una classe inferiore all’età anagrafica, soprattutto per difficoltà linguistiche. E, in generale, gli alunni stranieri ottengono punteggi più bassi nella misurazione delle competenze in italiano. Nel nuovo anno scolastico, dopo questa fase senza scuola e senza esposizione alla lingua, si tratta di diffondere le attività di supporto e di potenziamento dell’italiano – soprattutto della lingua dello studio. &nbsp;Che succede agli alunni neo arrivati?&nbsp;“Mi preoccupa l’arrivo degli studenti durante l’anno. Nel 2019/2020 sono stati 130. Con la capienza limitata degli spazi e la flessibilità ridotta al minimo di oggi non sarà semplice accoglierli”.Così ha dichiarato il dirigente della scuola Casa del sole di Milano, frequentata in buona parte di alunni non italiani. Che succederà ai bambini e ai ragazzi che arriveranno in corso d’anno scolastico? Fra le misure da prevedere e da ripensare in questo periodo, un’attenzione dovrà essere dedicata all’accoglienza di coloro che arrivano in cerca di scuola, contando sulle risorse del territorio, le associazioni, il privato sociale.

I piccoli, gli alunni neoarrivati, la lingua. Tre fragilità in cerca di risposta

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