L’elaborazione del PEI

La mamma, su Skype

Scuola-famiglia: quale alleanza?

L&rsquo;ingresso nella scuola primaria per bambine e bambini di cinque, sei anni, e quindi ancora piuttosto piccoli, genera nei genitori un&rsquo;ansia pi&ugrave; o meno accentuata e manifesta. Un&rsquo;ansia che, di generazione in generazione, si &egrave; sempre cercato di attenuare con rituali di varia natura: il discorso del direttore in tempi molto lontani o, pi&ugrave; di recente, le tantissime attivit&agrave; di accoglienza per aiutare i bambini e le bambine, ma tanto pi&ugrave; i genitori, a vivere questo passaggio come momento di crescita e non di paura. Eppure un senso di paura resta comunque: &ldquo;leggere, scrivere e far di conto&rdquo; ai genitori appaiono novit&agrave; dense di problematiche.

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L’ingresso nella scuola primaria per bambine e bambini di cinque, sei anni, e quindi ancora piuttosto piccoli, genera nei genitori un’ansia più o meno accentuata e manifesta. Un’ansia che, di generazione in generazione, si è sempre cercato di attenuare con rituali di varia natura: il discorso del direttore in tempi molto lontani o, più di recente, le tantissime attività di accoglienza per aiutare i bambini e le bambine, ma tanto più i genitori, a vivere questo passaggio come momento di crescita e non di paura. Eppure un senso di paura resta comunque: “leggere, scrivere e far di conto” ai genitori appaiono novità dense di problematiche.
 


I punti di partenza
Non bisogna mai dimenticare che i punti di partenza di ogni bambino sono molto diversi: il mio primo nipotino iniziò la classe prima sapendo già leggere e in parte scrivere, dimostrando anche buone capacità matematiche; il secondo invece ci arrivò con una certa pigrizia… A quattro anni scriveva il proprio nome, ma in seguito sembrò cogliere in un certo senso l’incombenza che lo attendeva e dimostrò scarso interesse. La prima per lui è diventata una faccenda di alti e bassi non sempre all’altezza delle sue capacità.
Compito dell’insegnante, anzitutto, è rassicurare i genitori che i bambini e le bambine ce la faranno, che occorre dare tempo al tempo, che non è una gara o una corsa a cronometro e che cinque anni di scuola primaria sono tanti e possono dare modo a tutti di raggiungere le competenze necessarie. Fatto salvo il momento dell’accoglienza, appare estremamente importante che gli insegnanti chiariscano con i genitori che non saranno loro a presenziare alla vita scolastica dei figli. Potranno piuttosto aiutarli creando le condizioni per una frequenza efficace nell’apprendimento.
Un’informazione essenziale riguarda non tanto il coinvolgimento dei genitori nei compiti scolastici e la trasformazione della famiglia in un doposcuola, quanto indicare ai papà e alle mamme le condizioni che permettono ai loro figli di vivere bene e con profitto l’esperienza scolastica.
 
Alcuni buoni consigli per i genitori
In primis l’importanza di un sonno adeguato: capita di trovare bambini di prima elementare che si addormentano alle 23 e si svegliano alle 7, se non prima, dormendo meno ore di quelle di cui avrebbero bisogno (almeno una decina) e compromettendo l’intera giornata. La mancanza di sonno agisce pesantemente sulle capacità mentali, sull’attenzione e sulla concentrazione.
Altro elemento fondamentale per cominciare bene la giornata è la colazione, ovvero il pasto principale raccomandato da tutte le diete. Dedicarvi solo dieci minuti non basta, i bambini hanno bisogno di un tempo più dilatato, di sentire l’importanza del momento, se possibile condiviso da tutta la famiglia. Predisporre la tavola prima di andare a letto può risultare utile, così come ritualizzare il momento con tazze e posate specifiche scelte dai bambini stessi.
Nell’arco della giornata, riservare un tempo per il gioco motorio, soprattutto al pomeriggio. I bambini dovrebbero andare al parco giochi per frequentare i coetanei il più possibile. Occorre creare occasioni – ai giardinetti, in parrocchia, nello sport – per farli stare con gli altri in modo da mantenere e sviluppare quella socialità infantile fondamentale per la crescita di ciascuno.
Ultimo, ma non meno importante, è presidiare l’utilizzo dei videoschermi che hanno ormai invaso la vita infantile. La distrazione virtuale non aiuta affatto l’attività scolastica. Iniziare la giornata con un cartone animato invece che con la colazione non è un buon modo per partire. Tutti gli esperti condividono che occorre limitare, piuttosto che proibire, l’utilizzo dei videoschermi: 30-40 minuti al giorno complessivamente sono più che sufficienti.
 
La relazione scuola-famiglia
Aggiungerei di evitare anche l’equivoco dei gruppi WhatsApp che, come se fosse un obbligo, vengono creati all’inizio dell’anno scolastico. I fini sono in qualche modo nobili – comunicare in maniera veloce tra genitori e tra genitori e insegnanti – sfruttando le nuove tecnologie. Purtroppo spesso, la situazione sfugge di mano e questi gruppi diventano occasione per creare inutili discussioni e pettegolezzi. Alcuni degli esempi che riporto durante le mie serate sono tristemente esilaranti: «Chi ha rubato la frixion ball di mio figlio?», «Chi mangia la merendina di Luca tutte le mattine?», «In che senso ci sarà la gita senza i genitori?».
La tecnologia va usata con intelligenza e occorre chiarire da subito che si tratta di ambienti digitali di servizio che devono essere usati solo ed esclusivamente per quello e che, se si necessita di chiarimenti, bisogna rivolgersi direttamente agli insegnanti. Queste semplici informazioni date ai genitori all’inizio della scuola consentono di preparare bene i figli a ogni nuova giornata scolastica e a vivere più serenamente la loro nuova avventura. Il resto tocca agli insegnanti. La chiarezza nel rapporto con i genitori è fondamentale nel rispetto dei ruoli reciproci in quanto si tratta di un gioco di squadra che non prevede sovrapposizioni. 


FAQ 15. La famiglia può chiedere di tenere nascosto il disturbo e applicare solo forme di tutela che non siano visibili o riconoscibili come tali dai compagni? (ed. PLUS)

Contro l’ansia della ripartenza

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