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Cicale, formiche e Costituzione

Scuola e terremoti

A scuola di rispetto

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Delle svariate facolt&agrave; che l&rsquo;uomo possiede ed esercita, una delle pi&ugrave; fragili e fallaci &egrave; senza dubbio la memoria.&nbsp;

Ora, proprio per il ruolo cardine che la memoria ha nelle umane relazioni e, al contempo, a causa della sua endemica labilit&agrave;, la tradizione ebraica ha da sempre imposto l&rsquo;obbligo del ricordo, che a sua volta si traduce nell&rsquo;imperativo esortativo Zakh&ograve;r &ndash; ricorda! &ndash; termine tra i pi&ugrave; ricorrenti nel testo biblico.

De resto, come ci rammenta lo Yad Vashem (l&rsquo;Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme), l&rsquo;ordine ebraico afferente al ricordare &egrave; categorico e non prevede eccezioni; il dovere della memoria, per&ograve;, non s&rsquo;esaurisce soltanto nell&rsquo;atto cognitivo del ricordo e neppure nel suo aspetto semantico: deve piuttosto essere collegato anche alle azioni concrete che esso implica e prevede.&nbsp;

La memoria pertanto va prima rafforzata poi tramandata, cos&igrave; come il suo costante esercizio deve porsi fini etici utili a sensibilizzare le coscienze e a penetrare nelle menti.

Allenare la memoria, oltretutto, costituisce il primo e pi&ugrave; potente antidoto contro la piaga dell&rsquo;indifferenza (parola chiave che capeggia all&rsquo;ingresso del Memoriale milanese della Shoah, nelle viscere del Binario 21), dalla quale trovano scaturigine tutte le intolleranze e tutte le persecuzioni, di ieri e di oggi.&nbsp;

Infatti &ndash; come ci rammenta Liliana Segre (2015) &ndash; quando si ha la ferma convinzione che una situazione non tocca chi la sta osservando o comunque non riguarda chi ne potrebbe essere testimone, non c&rsquo;&egrave; limite al peggio: &egrave; come assistere a un naufragio da una distanza di sicurezza; il mare inghiotte la nave e, un attimo dopo, tutto torna come prima e non lascia traccia.

Ma c&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;: coltivare la memoria, la reminiscenza e l&rsquo;introspezione pu&ograve; aiutare a superare un passato distruttivo o traumatico, perch&eacute;, aiutando a riorganizzare costruttivamente il proprio vissuto, stimola la solidarizzazione e la condivisione dei disagi, che a loro volta trasformano le circostanze avverse in nuove sfide o in nuove opportunit&agrave;.

La disperazione e il dolore, immensi, che un tempo hanno contraddistinto gli anni dell&rsquo;Olocausto e che oggi ritroviamo nelle innumerevoli intolleranze patite dai profughi centroeuropei e nordafricani o, semplicemente, nelle angosce globali causate dalla pandemia, possono essere superati coltivando il ricordo, attitudine che incentiva il mutuo soccorso e sviluppa ci&ograve; che Nassim Taleb definisce l&rsquo;antifragilit&agrave;, ossia la capacit&agrave; di coesistere con l&rsquo;evento traumatico e di sfruttarlo costruttivamente per migliorarsi.

Nel momento in cui l&rsquo;evento esterno &ndash; ferale e inaspettato &ndash; sconvolge gli equilibri, creando enormi scompensi o profonde fragilit&agrave;, ecco che perseguire i bisogni emotivi aiuta a ricomporre l&rsquo;equilibrio perduto, ed &egrave; proprio il fine che l&rsquo;esortazione Zakh&ograve;r! cerca di ottenere.

La memoria, dunque, &egrave; un farmaco che lenisce i dolori del passato e rimargina le vecchie ferite, almeno in parte; ma, soprattutto, restando sempre nel solco ideologico tracciato dalla senatrice Segre, la memoria &egrave; catarsi e rende liberi, perch&eacute; permette di vedere a fondo l&agrave; dove prima si era solo guardato distrattamente.

Come gi&agrave; ebbe a notare Primo Levi, prendere coscienza del male sub&igrave;to &ndash; soprattutto quando esso &egrave; cagionato da comportamenti altrui &ndash; crea stupore, ovvero quella sorta di sentimento innocente e straniante che subentra quando ci si deve misurare con eventi che impattano sulla sfera emotiva, creando una rottura.&nbsp;

Poter ricordare (e nel ricordo condividere le emozioni passate) limita quello stupore, gli d&agrave; forma, lo razionalizza e finisce per eliminarne gli aspetti deleteri.&nbsp;

Tuttavia l&rsquo;antidoto della memoria non avrebbe nessuna efficacia senza il supporto virtuoso dell&rsquo;amore, della cura vicendevole e della compassione, che si pongono come l&rsquo;antitesi della cieca malvagit&agrave; dell&rsquo;intolleranza o della vacuit&agrave; dell&rsquo;indifferenza e costituisco oggigiorno virt&ugrave; irrinunciabili.

Proprio come la farfalla gialla disegnata dalla bambina del Lager di Terezyn, che si libra sopra il filo spinato e prende il volo, ricordare il passato &ndash; con amore &ndash; &egrave; il modo migliore per esercitare scelte consapevoli e per responsabilizzare le coscienze. &nbsp;

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C. Nizza, Zakh&ograve;r, l&rsquo;imperativo del ricordo nella tradizione&nbsp;ebraica, <a href="http://www.corriere.it">www.corriere.it</a>, 2012

L. Segre/E. Mentana, La memoria rende liberi, Rizzoli, 2015

L. Segre, Ai giovani dico: siate la farfalla gialla che vola sul filo spinato <a href="http://www.strisciarossa.it">www.strisciarossa.it</a>, 2020

F. Cancellieri, Ripensare le didattiche dell&rsquo;emergenza, su Dirigere la Scuola, Euroedizioni, 2021

N.N. Taleb, Il Cigno nero, come l&rsquo;improbabile governa la nostra vita, il Saggiatore, 2014

Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo. 
(Dachau, incisione)

Foto: Doris Weiserov&agrave;; F.Cellura, Public domain, via Wikimedia Commons. Dipiinto di un&#39;alunna di Friedl nata il 17/05/1932 e morta ad Auschwitz il 04/10/1944. La fotografia &egrave; stata scattata a Pisa nel gennaio del 2016 in occasione di una mostra organizzata in onore di Friedl

Coltivare la memoria: un antidoto contro l'indifferenza