Il tuo carrello (0 prodotti)

Il tuo carrello è ancora vuoto

Libri, riviste e tanti materiali digitali: trova la risorsa per te.

Coltivare il pensiero divergente

Sono passati più di cinquant’anni da quando l’idea di creatività ha preso piede nella scuola italiana, erano gli anni della scoperta dell’espressività e della valorizzazione dell’individuo

di Gianfranco Staccioli20 novembre 20231 minuto di lettura
Coltivare il pensiero divergente | Giunti Scuola

Oggi continuiamo ancora a parlarne, pensando non solo agli adulti, ma anche a bambine e bambini: abbiamo capito che la creatività non appartiene a una età specifica, ma è una modalità di rapportarsi con il mondo delle cose e delle persone.

È una forma di pensiero, un atteggiamento che, nella scuola, può essere più o meno sostenuto e sviluppato. Piccoli e grandi procedono ugualmente, nello sviluppo del pensiero, anche se in maniera diversa.

 

Pensiero convergente e divergente

Negli anni Settanta, accanto all’idea di creatività, prendono piede due forme di conoscenza diverse e fra loro complementari: il pensiero convergente e il pensiero divergente.

Il primo è una forma di pensiero che segue una logica lineare, il secondo le regole della creatività. I nomi utilizzati potevano essere diversi (pensiero verticale, pensiero laterale ecc.), ma la sostanza era la stessa: la creatività è una modalità di pensiero che si basa su un atteggiamento mentale diverso da quello logico, dove vero e falso determinano la conclusione del pensiero.

Il pensiero creativo non elabora informazioni, ma procede per interpretazioni aperte.

 

Elementi della creatività

In quegli anni, sviluppare la creatività a scuola ha avuto il pregio di superare le forme di insegnamento tradizionale e collettivo, per dare maggior spazio all’intuizione, all’inventività, all’innovazione, all’originalità e al pensiero artistico di ogni bambino e bambina. Queste prospettive furono anche sostenute da una florida letteratura per gli insegnanti e per i bambini: basti pensare a Rodari, a De Bartolomeis, a Munari. Molti insegnanti facevano sperimentare tecniche e metodi che aiutavano a potenziare la creatività.

Ritornare oggi a insistere sull’importanza di una didattica creativa potrebbe sembrare abbastanza scontato. Eppure, se recuperiamo anche alcune delle idee di base che si diffusero in quegli anni, possiamo constatare che la via della creatività non è stata pienamente completata nelle scuole.

Per riflettere su questo aspetto ricordiamo alcuni principi di base dell’idea della creatività a scuola.

 

Il pensiero divergente

Partiamo con un elemento che è già stato ricordato: il pensiero divergente, un modo di procedere che si basa sulla capacità di accogliere l’inatteso, l’intuizione, la ricerca di soluzioni “laterali”, il problem solving, la capacità di rielaborare e di trovare soluzioni inedite. Questa forma di pensiero, per potersi sviluppare, ha bisogno di almeno due condizioni, che il medico e psicologo Edward De Bono aveva sintetizzato nel rilassamento e nella sospensione del giudizio.

Oggi può essere utile ricordare questi due aspetti, anche per capire se la creatività sia stata (e lo sia ancora) correttamente sviluppata nel lavoro con bambine e bambini.

 

1. Il rilassamento
Una delle condizioni, perché possa avviarsi un processo creativo, è il rilassamento. Sembrerà strano che si chieda a un insegnante, abituato a percorsi didattici velocizzati, che occorra insegnare la calma e la lentezza. Il pensiero creativo ha bisogno di un tempo personalizzato, di un contesto che non sia strutturato da una sequenza incalzante di momenti scanditi. Come dire: non sono soltanto i laboratori espressivi o il disegno libero a rinforzare la dimensione creativa del pensiero.

Si pensa meglio nel silenzio (non quello imposto), quando non si sentono forti pressioni, quando si possono alleggerire tensioni, quando “fare a tempo” non diventa il fine. Organizzarsi secondo la regola della calma e della lentezza è davvero un punto di arrivo difficile e spesso le condizioni materiali a scuola non sono facilitanti. Promuovere la creatività si presenta, già da questo primo aspetto, come un metodo abbastanza complesso: lo sanno bene tutti quei docenti che in questi anni hanno accettato questa sfida.

 

 

Il pensiero creativo ha bisogno di calma e di tranquillità

 

2. La sospensione del giudizio
La seconda regola che favorisce il pensiero creativo viene chiamata sospensione del giudizio. La scuola si basa sui giudizi, sulle valutazioni che diventano sempre più pressanti a mano a mano che bambine e bambini crescono. La creatività no: il suo scopo non è tanto quello di risultare vera, ma quello di essere efficace. Molte produzioni di bambine e bambini seguono questa regola, ma gli alunni crescendo limitano questa competenza perché ricevono giudizi non incoraggianti.

Nel box si propone il disegno di una bambina di dieci anni, Marianna. È un esempio di come un risultato grafico non possa essere valutato secondo lo schema giusto/sbagliato, perché lei ha cercato una soluzione inedita.

 

 

Il pensiero creativo procede per interpretazioni aperte

 

L’ESPRESSIONE CREATIVA DI MARIANNA

Image | Giunti Scuola

Apparentemente si vede un’aiuola fiorita e in alto, sopra un grande spazio bianco, delle “nuvole” appuntite, colorate e formate da cuori e fiori.

Marianna scrive dietro al disegno, riferendosi ai genitori che erano impegnati in un lavoro: “Dedicato alla noia nelle ore di attesa e alla pazienza di aspettarvi”.
Lei si rappresenta come un fiore, la pazienza è amorosa, ma punge, come le “nuvole” che sono colorate “per non dimenticare la gioia di quando l’ho finito”. Lo spazio bianco è il vuoto dell’attesa.

Possiamo chiamare metaforico il suo tentativo? Come si può rappresentare l’attesa, la pazienza, la gioia?

Marianna ha trovato la propria soluzione creativa: non ci offre la “soluzione” al suo bisogno di comunicazione, ma ci mostra un modello “laterale”, aperto, non valutabile con misure quantitative.

Per saperne di più
  • De Bono E. (2001). Creatività e pensiero laterale. Milano: BUR.
  • Staccioli G. (2018). Pensieri colorati. Le bambine e i bambini raccontano con il disegno. Parma: Edizioni Junior.
Scuola primaria

Dove trovi questo contenuto

Potrebbero interessarti