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Che fatica la scuola se mio figlio è plusdotato
I colloqui e gli approfondimenti eseguiti non rilevano problematiche a livello clinico, se non un elevato livello intellettivo

Il caso di Manuele
Manuele (nome di fantasia) ha 6 anni. Fin dalla scuola dell’infanzia si è mostrato molto curioso di conoscere, preferendo la compagnia di adulti, genitori, insegnanti. Da subito la frequenza alla scuola primaria è apparsa difficoltosa, soprattutto con rapporti molto tesi in classe e con alcuni episodi di aggressività verso i compagni e verso le maestre, tanto che queste ultime suggeriscono una visita presso una struttura sanitaria competente, immaginando di poter essere affiancate da un insegnante di sostegno.
Durante i colloqui e gli approfondimenti eseguiti presso un servizio di Neuropsichiatria infantile non vengono rilevate problematiche a livello clinico (quali un DOP, come inizialmente ipotizzato), se non un elevato livello intellettivo (QI 150). I genitori e gli insegnanti sono spiazzati.
Alcune considerazioni
Casi come quelli di Manuele vengono spesso confusi con situazioni che si configurano come disturbi
– quali disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD), disturbo oppositivo provocatorio (DOP), disturbo da disregolazione emotiva – che però non trovano conferma diagnostica. Il disorientamento dei genitori (che spesso si sentono colpevolizzati a seguito della richiesta della scuola di procedere con una valutazione che confermi la presenza di un disturbo) e la mancanza di conoscenza e preparazione da parte dei docenti riguardo a questo tipo di alunni rischia di stigmatizzare comportamenti disfunzionali e di stabilizzare condotte problematiche.
Sotto il profilo degli apprendimenti Manuele è molto avanti rispetto al gruppo-classe e pertanto spesso le sue reazioni scomposte derivano dal non trovare in classe risposte ai suoi bisogni cognitivi con conseguenti reazioni di squalifica, nei confronti sia dei compagni sia delle insegnanti. I compagni lo considerano “strano” per gli interessi che manifesta, per il linguaggio che usa (molto ricco e appropriato) e per la facilità con cui dà le risposte (precise e articolate), e di converso lui litiga con quelli con cui non vorrebbe lavorare, si annoia, a volte è agitato e arrabbiato e per questo viene continuamente ripreso dalle insegnanti per un comportamento che considerano socialmente problematico.
L’impulsività nelle risposte e la velocità nell’esecuzione dei compiti, che portano Manuele a ottenere risultati scolastici non sempre soddisfacenti, possono essere ricondotte a una maggiore affaticabilità e sovra-eccitabilità, giustificata anche a livello neurobiologico, con una maggiore attivazione di aree cerebrali (per i soggetti con prestazioni cognitive ad alto potenziale) che, se non attivate in risposta a compiti per loro significativi e stimolanti, può causare distrazione, elusione del compito o svolgimento secondo modalità non conformi alla richiesta e reazioni emotive esagerate con difficoltà di auto-regolazione.
Quali campanelli d’allarme?
I seguenti campanelli d’allarme possono essere ricondotti a un elevato livello intellettivo non riconosciuto:
- cambiamento dell’umore;
- tono deflesso;
- reazioni aggressive non giustificate;
- rifiuto o difficoltà nella frequenza scolastica;
- disturbi del sonno;
- presenza di tic o stereotipie.
Bisogna porre attenzione alla dimensione socio-emotiva e relazionale del bambino, in continuità nei contesti familiare e scolastico
Come intervenire?
Al fine di sostenere Manuele nei suoi bisogni sia cognitivi sia emotivi e sociali viene definita una programmazione didattica personalizzata. A settembre viene inserito in una nuova classe seconda in maniera graduale (inizialmente con orario ridotto), per dargli tempo e modo di familiarizzare con i nuovi compagni e con le maestre.
La proposta fatta alle insegnanti è di rinforzare inizialmente l’aspetto emotivo e socio-relazionale lavorando sulla classe; pertanto, si propone un percorso iniziale di affiancamento di un esperto alle docenti, le quali hanno già avuto esperienze di formazione in merito alla plusdotazione intellettiva. Le insegnanti porteranno avanti per tutto l’anno il progetto secondo la programmazione condivisa e accolta dal consiglio di classe, con il consenso dei genitori.
Sarà rinforzata la dimensione emotiva e sarà supportato il bambino sotto il profilo cognitivo con una differenziazione degli obiettivi di apprendimento e lavorando soprattutto sulla consapevolezza metacognitiva, favorendo l’auto-monitoraggio cognitivo e il controllo dei processi di ragionamento e pensiero.
Il percorso progettato si è rivelato efficace: Manuele ha frequentato con regolarità e ha stabilito buone relazioni con i compagni, si sono ridotti i comportamenti di disturbo e di noia, è migliorato il tono dell’umore e si è stabilita una regolarità nella frequenza scolastica.
Che cosa fare, quindi, in situazioni analoghe a quella di Manuele?
- Porre attenzione alla dimensione socio-emotiva e relazionale del bambino, oltre che a quella cognitiva, in continuità nei diversi contesti familiare e scolastico.
- Aiutarlo a individuare i suoi punti di forza e di debolezza guidandolo nell’auto-regolazione, per evitare un eccessivo carico emotivo che lo porti ad adottare comportamenti oppositivi e di disturbo.
- Adottare modifiche di prospettiva e di atteggiamenti talvolta pregiudiziali nel rapportarsi con lui.
- A livello extrascolastico consigliare attività di potenziamento cognitivo che soddisfino la fame di conoscenza e stimolino la curiosità e l’uso di meccanismi cognitivi alternativi e percorsi meno lineari rispetto a quanto può proporre una situazione scolastica.
- Fornire occasioni di sviluppo di competenze motorie, partecipazione ad attività sportive di gruppo e/o psicomotricità.
- Organizzare occasioni di relazione che valorizzino le specificità e le unicità di ogni membro del gruppo amicale, al fine di costruire relazioni sane e arricchite dall’apporto di tutti.
PER APPROFONDIRE
- Zanetti M.A., Tamburnotti E. (2021), Mio figlio è geniale, Giunti EDU, Firenze.
Il volume intende innalzare il livello di consapevolezza di genitori/educatori di fronte alla plusdotazione dei loro figli. Accogliere modalità accelerate di funzionamento cognitivo non sempre in equilibrio con la dimensione socio-emotiva è sicuramente un impegno e, pertanto, per riuscire al meglio occorre conoscere che cosa significano la straordinarietà e la ricchezza di questo dono. Il volume si sviluppa su tre aree: Conoscere, Capire, Intervenire, e si propone di offrire suggerimenti e consigli utili per sostenere questi bambini/e nel loro sviluppo.