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Apprendere con il problem solving
Rendiamo la scuola un ambiente ideale nel quale far esplorare e scoprire il mondo alle bambine e ai bambini.

Nonostante l’anomalia, tutta italiana, del fatto che la scuola dell’infanzia non sia scuola dell’obbligo, la rilevanza del percorso formativo sviluppato a questo livello scolare è fortunatamente ormai diffusamente riconosciuta. Non è un caso che le Indicazioni Nazionali parlino di “itinerario scolastico dai tre ai quattordici anni, che pur abbracciando tre tipologie di scuola caratterizzate ciascuna da una specifica identità educativa e professionale, è progressivo e continuo”.
Anche nelle più recenti Linee guida per il sistema integrato 0/6 del 2021, si pone l’attenzione sull’importanza formativa del segmento educativo iniziale.
UNA BUONA “PARTENZA”
In particolare, il percorso formativo su competenze significative, da coltivare in seguito nello specifico ambito della matematica, può beneficiare molto del lavoro svolto nella scuola dell’infanzia, in particolare sulla competenza del problem solving.
La scuola dell’infanzia, infatti, rappresenta l’ambiente ideale nel quale far esplorare e scoprire il mondo alle bambine e ai bambini, facendo emergere le loro curiosità, cercando e discutendo insieme le possibili risposte in un contesto non valutativo.
Questa possibilità e la sua rilevanza per l’intero percorso formativo è riconosciuta all’interno delle già citate Indicazioni Nazionali, che indicano la problematizzazione come l’approccio che dovrebbe caratterizzare il percorso educativo del primo ciclo fin dalla scuola dell’infanzia e che, all’interno del campo di esperienza “la conoscenza del mondo” riportano quanto segue: “I bambini esplorano continuamente la realtà e imparano a riflettere sulle proprie esperienze descrivendole, rappresentandole, riorganizzandole con diversi criteri. Pongono così le basi per la successiva elaborazione di concetti scientifici e matematici che verranno proposti nella scuola primaria”.
D’altra parte, analizzando i traguardi per lo sviluppo delle competenze, si trovano riferimenti al problem solving e all’argomentazione in campi di esperienza anche distinti da “la conoscenza del mondo”, riconosciuto tradizionalmente come quello più vicino all’educazione scientifica, a conferma di come siano realmente competenze trasversali: “Comprende parole e discorsi, fa ipotesi sui significati. Sa esprimere e comunicare agli altri emozioni, sentimenti, argomentazioni attraverso il linguaggio verbale che utilizza in differenti situazioni comunicative. Ascolta e comprende narrazioni” (I discorsi e le parole); “Il bambino gioca in modo costruttivo e creativo con gli altri, sa argomentare, confrontarsi, sostenere le proprie ragioni con adulti e bambini” (Il sé e l’altro).
UN PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE
In questo quadro, all’interno del Gruppo di Ricerca e Sperimentazione Didattica Matematica (GRSDM) del Dipartimento di Matematica di Pisa, sono state progettate e condotte diverse sperimentazioni anche a livello di scuola dell’infanzia, condividendo la filosofia del progetto Problemi al Centro di Giunti Scuola e partendo proprio dalla prima attività suggerita nel progetto stesso: “Che cosa è per te un problema? Fai un esempio di problema”.
Nelle sperimentazioni fatte sono emersi esempi di natura molto diversa e accezioni quindi molto ampie di cosa sia un problema, ovviamente non legati allo stereotipo del problema di matematica che i bambini incontrano poi in seguito, a partire dalla primaria.
Gli esempi fatti dai bambini sono in seguito discussi per cercare di capire se tutte le esemplificazioni sono considerate problemi da tutti. Alla fine, viene scelto un esempio, riconosciuto da tutti come problema e viene chiesto di provare a risolverlo.
“CHE COS’È UN PROBLEMA?”
In questa ultima fase, nel contesto di una sperimentazione condotta dalla docente Cristina Ciappelli dell’I.C. Scarperia-S. Piero, con 25 bambini di 5 anni, è stato selezionato il seguente problema: “Un problema è quando non riesco ad aprire la porta perché non arrivo alla maniglia”.
È stata ricreata in sezione con uno scatolone di cartone una porta con la maniglia alta alla quale i bambini non arrivavano, offrendo la possibilità di verificare empiricamente le proposte di soluzione avanzate.
Gli aspetti più interessanti sono stati proprio la varietà di soluzioni emerse, in questo caso 6 diverse su 25 bambini (“salto per raggiungere la maniglia”, “suono il campanello e mi faccio aprire da chi è dentro”, “chiamo mamma o babbo”, “scendo in taverna e prendo le chiavi”, “mi metto le scarpe con i tacchi”, “salgo su una sedia, su una scala”) e la discussione intorno ai limiti e all’efficacia delle soluzioni proposte.
Un’attività del genere permette all’insegnante di far emergere l’idea di problema che hanno i bambini, di condividere il fatto che un problema possa avere tante soluzioni (magari non tutte della stessa qualità) e, soprattutto, mette in gioco la competenza risolutiva dei bambini, così come quella argomentativa e la considerazione dei punti di vista degli altri.
Un lavoro come questo è dunque sicuramente in linea con il profilo in uscita dalla scuola dell’infanzia descritto nelle Indicazioni Nazionali, dove, nella sezione “Dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria” si legge: “Manifesta curiosità e voglia di sperimentare (…) Rileva le caratteristiche principali di eventi, oggetti, situazioni, formula ipotesi, ricerca soluzioni a situazioni problematiche di vita quotidiana”.
Alla scuola dell’infanzia la voglia di scoprire le risposte ai propri “perché” non è offuscata dalla paura di sbagliare