Contenuto riservato agli abbonati io+

Esporre un argomento di studio

L’esposizione orale è un compito cognitivo e verbale assai complesso ed è necessario preparare gli alunni ad affrontarla, curando tutta l’oralità, ampiamente sacrificata dalla scuola a tutto vantaggio della scrittura. Di Maria Cristina Peccianti. 

di Cristina Peccianti06 aprile 20186 minuti di lettura
Esporre un argomento di studio | Giunti Scuola

Quando viene affrontato il tema della lingua dello studio e delle difficoltà che incontrano con essa gli alunni stranieri, l’attenzione si concentra sui testi scritti disciplinari, sulla loro complessità sintattica, sul lessico settoriale, sull’opportunità della semplificazione o della facilitazione, per aiutare gli alunni nella comprensione.
Certo le difficoltà di approccio al testo di studio sono rilevanti, e lo abbiamo più volte ricordato anche in questa sede, ma non sono finite lì. Una volta superato lo scoglio della comprensione di informazioni e concetti presentati nel testo, gli alunni non hanno “scalato” la montagna ma solo un suo versante, visto che sono poi chiamati ad esporre oralmente le informazioni e i concetti che hanno ricavato, producendo discorsi coerenti e coesi in cui si tratta non solo di ripetere nozioni, ma anche di fare collegamenti, spiegare cause ed effetti e magari argomentare.

La scarsa cura della lingua orale

Ma a scuola lo sviluppo della produzione orale viene talvolta un po' trascurato, a vantaggio della produzione scritta, e va anche detto che pure gli studi e le ricerche didattiche si sono sempre occupati in modo più marginale della produzione orale rispetto alle altre abilità.
Da una parte si è portati a credere che la lingua parlata sia più facile ed immediata rispetto a quella scritta, vedendo parlato e scritto in opposizione, e ignorando spesso anche a livello didattico il carattere complesso e organico del parlare, soprattutto di tipo monologico. Dall’altra c’è la convinzione che la lingua scritta abbia una sorta di nobile superiorità su quella orale e che la scuola abbia il compito precipuo di insegnare la scrittura, visto che i bambini, quando entrano a scuola sanno già parlare ma non sanno scrivere. E infine le motivazioni di ordine pratico: in un quarto d’ora si può far fare un’attività scritta, contemporaneamente, con venticinque bambini, ma un’attività orale di tipo monologico con un solo bambino.
Così gli alunni possono trovarsi impreparati ad affrontare l’esposizione orale, che è un compito cognitivo e verbal e assai complesso , e poi vengono accusati di non essere in grado di elaborare i contenuti proposti dal libro di testo, di avere imparato a memoria. Ma forse non ci rendiamo conto che, per non imparare a memoria, immagazzinando i contenuti nella forma lineare offerta dal testo, gli alunni devono ricostruire una propria rete di informazioni e concetti ed essere poi in grado di ripescare le informazioni dalla rete e trasformarle in un’adeguata sequenza linguistica.
Devono quindi produrre un discorso orale chiaro e corretto, che risulta difficile in quanto richiede di procedere con ordine, di organizzare il discorso, di rispettare le strutture cronologiche e logiche, dando ragione delle cause e degli effetti, degli scopi e dei risultati e che, dal punto di vista delle competenze linguistiche, richiede l’uso di legami sintattici , fondamentali per l’articolazione del discorso. Per gli alunni non italofoni si tratta di una scalata davvero impegnativa!

Per una didattica dell’esposizione orale

Inseriamo dunque nella programmazione della lingua anche delle attività che preparino all’esposizione orale, affrontando uno alla volta gli assi portanti del discorso espositivo . Cerchiamo di rendere gli alunni via via consapevoli di ciò che fanno, di quali sono gli scopi che devono raggiungere, di quali sono le strategie migliori che possono mettere in atto. Per sviluppare, ad esempio, la capacità di distinguere le informazioni principali dalle secondarie, cominciamo, specie con i più piccoli, dalle immagini. Lavoriamo sull’ organizzazione del discorso insegnando ad utilizzare schemi e scalette di appoggio. Facciamo molte attività sui legami sintattici, insistendo su quelli fondamentali fino a che il loro uso attivo non è ben padroneggiato, ed evitando i tanti sinonimi che risultano estranei al linguaggio comune, specie dei bambini.
Passiamo poi a lavorare sulla chiarezza, sull’adeguatezza delle parole, sul controllo delle divagazioni e delle formule riempitive, ma sempre a piccoli passi , costruendo questa importante competenza in modo solido.
Nel caso in cui ci sia l’urgenza di verificare i contenuti, meglio farlo con quesiti a scelta multipla, che magari facciano uso di immagini o riducano al minimo le parole, evitando di chiedere agli alunni non italofoni prestazioni linguistiche per le quali non sono ancora preparati, con il rischio di emettere falsi giudizi sul piano della preparazione disciplinare.

Italiano