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Cinque elementi fondamentali per applicare in classe il Cooperative Learning

L’origine del metodo e i cinque elementi fondamentali. Per fare della scuola il luogo educativo del “non uno/non una di meno”

di Stefania Lamberti25 settembre 20195 minuti di lettura
Cinque elementi fondamentali per applicare in classe il Cooperative Learning | Giunti Scuola
Il Cooperative Learning, in quanto metodo di insegnamento-apprendimento, trova le sue prime formalizzazioni negli anni ’50-’60 del secolo scorso, in primis negli Stati Uniti, poi in altre realtà quali: Israele, Gran Bretagna e Australia. Tra i pionieri ricordiamo i fratelli David e Roger Jonhson con l’approccio del Learning Together, Miguel e Spencer Kagan con lo Structural Approach, Elizabeth Cohen con la Complex Instruction e Slomo e Yael Sharan con la Group Investigation. Pur avendo provenienze eterogenee, gli studiosi di Cooperative Learning convennero nel valore delle riflessioni del filosofo-pedagogista John Dewey, dello psicologo russo Lev Semënovič Vygotskij e di due psicologi sociali Kurt Lewin e Morton Deutsch. Del primo autore assunsero come fondamentali gli studi sulla vita nella classe come processo democratico di un microcosmo; la cooperazione in gruppo; la responsabilità individuale, intesa come partecipazione nell’essere attivi costruttori di società nuove fondate su libertà, ricerca, progettazione e collaborazione; la comunità in quanto partecipazione attiva e comunanza di scopi; l’interazione individuo-ambiente; la dinamica di gruppo e il concetto di interdipendenza. Per quanto riguarda i lavori di L. S. Vygotskij, il concetto di zona di sviluppo prossimale fu di fondamentale importanza e portò ad assumere la differenza come elemento fondamentale di scelta e di azione. In effetti, è da prediligere la formazione di gruppi eterogenei, rispetto a quelli omogenei o di livello, proprio per favorire l’aiuto tra pari nell'apprendimento. Inoltre, la relazione di apprendimento tra pari può far diminuire l’ansia da prestazione e far scoprire le ricchezze che possiede colui che aiuta e, allo stesso tempo, colui che è tutor sperimenta la bellezza di aiutare o donare sia saperi che attenzioni. K. Lewin è stato un altro importante punto di riferimento per le sue riflessioni sulle dinamiche sociali e, soprattutto per la definizione di gruppo. Il concetto di interdipendenza fu indagato e ulteriormente approfondito da M. Deutsch, discepolo di K. Lewin. Egli definì le tre tipologie di interdipendenza – negativa, assente e positiva – studiando le relazioni che si vengono a vivere tra i membri di un gruppo rispetto all’obiettivo che si pongono.

 

I cinque elementi fondamentali

Il concetto di interdipendenza positiva è uno dei cinque elementi fondamentali da promuovere per applicare in classe il Cooperative Learning: in un gruppo è necessario fare esperienza delle differenti modalità di interdipendenza positiva strutturando l’ambiente, il lavoro e le modalità di interazione in modo che ciascuno percepisca che solo insieme si riesce a raggiungere l’obiettivo.

Un altro elemento fondamentale è l’interazione promozionale faccia a faccia, ossia il clima sociale che si instaura all’interno di un gruppo – e la coppia, come ci insegna Y. Sharan, è il più piccolo gruppo –, il senso di fiducia, di responsabilità che si vive nei confronti degli altri. Per diventare persone attive nella relazione, abbiamo necessità di essere educati e sono fondamentali l’insegnamento diretto e l’uso di abilità sociali. In effetti, nessun gruppo potrà mai essere cooperativo se i membri non hanno appreso i comportamenti necessari a vivere e lavorare assieme. Proprio in una società in cui imperano individualismi e distruttive competizioni, abbiamo bisogno di re-imparare a vivere assieme, a guardare l’altro, ad ascoltarlo, a donare aiuto perché, come affermò Z. Bauman, il bisogno di comunità è ontologico in noi.

Gli ultimi due elementi fondamentali del Cooperative Learning sono: agire in piccoli gruppi eterogenei e verifica e valutazione individuale e di gruppo.

Nel quarto elemento è facile cogliere le riflessioni di J. Dewey in merito all’apprendimento del fare: Learning by doing e il valore delle differenze che si possono mettere in gioco per un mutuo apprendimento in una cornice sociale. Infine, la verifica e la valutazione del singolo e del gruppo sottolineano come, per gli studiosi di Cooperative Learning, il gruppo sia un mezzo per lo sviluppo del singolo. 

 

Più che un metodo, una filosofia di vita

Il Cooperative Learning nei tanti decenni di ricerca-azione ha superato l’idea di essere un metodo, un insieme di tecniche per l’apprendimento ed è divenuto metodologia, in quanto i numerosi ricercatori che sperimentano gli effetti dell’uso dei cinque principi, discutono, implementano sottolineano il logos come stimolo di crescita costante. Noi, come gruppo Studio-Ricerca-Formazione Cooperative Learning del Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, siamo convinte che, oltre a essere una filosofia educativa, il Cooperative Learning possa diventare una filosofia di vita!! Per questo, riteniamo che sia necessario insegnare, mediante l’esperienza e il modelling, la cooperazione, ma essa assume un significato ancor più alto se ciascuno, dopo averla appresa a livello oggettivo, la promuove e la vive perché la ritiene un valore di vita. Ecco allora che le nostre scuole, i contesti educativi e di vita potrebbero diventare davvero inclusivi del “non uno, non una di meno” perché ciascuno impara che l’altro non è un nemico da annientare ma può diventare un amico con cui “vincere” assieme.

Bibliografia essenziale 

Bauman Z. (2001), Voglia di comunità, Laterza, Bari.

Dewey J. (1949), Democrazia ed educazione, La Nuova Italia, Firenze.

Lamberti S. (2006), Cooperative Learning: una metodologia per la gestione efficace dei conflitti, Cedam, Padova.

Lamberti S. (2010), Cooperative Learning. Lineamenti introduttivi, Quiedit, Verona.

Lewin K. (1965), Teoria dinamica della personalità, Editrice Universitaria, Firenze.

 

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