Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Qualche tempo fa, quando l’eco della cronaca era svaporata, sono andato a farmi un giro tra Colleferro e Artena, nei luoghi dov’era accaduto il massacro di Willy Duarte. Mi aveva colpito una cosa nella tragedia: la formazione e la condizione lavorativa di Willy e quelle della banda dei presunti omicidi, tutti ventenni o poco più.&nbsp;Lui era un cuoco, veniva dall’alberghiero di Fiuggi, un’ottima scuola, e lavorava in un hotel con un contratto di apprendistato; loro avevano quasi tutti interrotto malamente le scuole, e pare, si arrangiassero “diversificando”: una bancarella da fruttivendolo, una mezza truffa sul reddito di cittadinanza, il violento recupero crediti dello spaccio.&nbsp;Per chi non conosce quei luoghi, è più complicato vedere cosa c’entri la scuola e il lavoro in un omicidio barbaro. Ma occorre invece focalizzarsi: ad Artena non ci sono scuole superiori, e a Colleferro il professionale è stato dislocato a un chilometro fuori dall’abitato. In più una comunità che si è formata intorno alla fabbrica e alla dimensione collettiva della fabbrica, oggi si vede invece frammentata tra lavoro spesso precario, disoccupazione giovanile e una microcriminalità che supplisce quasi da welfare.&nbsp;L’esito di questa formazione e di questo lavoro non più integrato nell’infrastruttura dei legami sociali porta a un contesto in cui le disuguaglianze e le solitudini possono prevalere fino a generare un paesaggio, ora più comprensibile, di depressioni, violenze, sopraffazioni.&nbsp;Willy e i suoi assassini fanno parte della stessa generazione di millennials, che è vissuta nella valle del Sacco negli ultimi venticinque anni, hanno frequentato scuole simili, le stesse piazze e gli stessi bar, cosa è avvenuto in quel passaggio cruciale tra scuola e lavoro che non ha permesso di tenere insieme una comunità?

Willy Duarte, la scuola e la comunità frammentata