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 Essere plurilingue è un vantaggio e ormai lo sanno tutti. Succede ancora però che le lingue di alunne/i provenienti da contesti migratori siano viste più come ostacolo all’apprendimento in italiano (“A casa parlano solo l’arabo”) piuttosto che come realtà da riconoscere e valorizzare. Quando la scuola non rende visibile il plurilinguismo nascosto nelle classi, di fatto contribuisce a rafforzare lo stigma nei confronti di alcune lingue considerate meno utili e prestigiose. L’apertura al plurilinguismo serve invece a tutti ed è indispensabile per i futuri cittadini del mondo globalizzato.
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 I percorsi e i suggerimenti operativi per rendere e
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Essere plurilingue è un vantaggio e ormai lo sanno tutti. Succede ancora però che le lingue di alunne/i provenienti da contesti migratori siano viste più come ostacolo all’apprendimento in italiano (“A casa parlano solo l’arabo”) piuttosto che come realtà da riconoscere e valorizzare. Quando la scuola non rende visibile il plurilinguismo nascosto nelle classi, di fatto contribuisce a rafforzare lo stigma nei confronti di alcune lingue considerate meno utili e prestigiose. L’apertura al plurilinguismo serve invece a tutti ed è indispensabile per i futuri cittadini del mondo globalizzato.
I percorsi e i suggerimenti operativi per rendere evidente la ricchezza linguistica e fare educazione plurilingue in classe partono da queste consapevolezze.
 
Un messaggio per le famiglie
Per raccogliere informazioni su lingue e dialetti dei bambini possiamo usare la mappa della comunicazione linguistica intrafamigliare proposta da Graziella Favaro. Si tratta di un diagramma nel quale trascrivere le lingue parlate in famiglia, tra figli e genitori, tra fratelli, verso altri parenti. La mappa ci consente di capire quali usi della lingua materna e dell’italiano vengono praticati e con quale competenza in ognuna delle lingue considerate. Se compilata con la famiglia è anche l’occasione per dare un messaggio chiaro da parte della scuola rispetto all’opportunità di continuare a mantenere la lingua madre. A volte, infatti, sono gli stessi genitori che, male informati, ritengono di dover annullare la lingua d’origine per favorire l’inserimento dei figli nella scuola italiana.
 
Il mondo in classe
Un’educazione plurilingue può partire da vari spunti e seguire diversi percorsi. Eccone alcuni.
1. Io e le mie lingue. Proponiamo alle bambine e ai bambini di scrivere una propria biografia linguistica. Per la scuola primaria un’attività divertente e significativa è quella del disegno che rappresenta le lingue (e i dialetti) sul corpo raccontando poi il motivo delle diverse collocazioni. Quale lingua mettiamo nella pancia, sul cuore, nella testa, nelle mani, e perché?
2. I nostri paesaggi linguistici. Raccogliamo testimonianze disegnate o fotografiche di tutte le lingue presenti nella nostra comunità: insegne, cartelli, giornali, etichette ecc. Confrontiamo scritture e alfabeti, troviamo somiglianze e parentele tra le lingue. Ne trarrà vantaggio anche l’apprendimento dell’Italiano. Rappresentiamo tutte le lingue della classe realizzando una metafora visiva (il mare delle lingue, la valigia delle lingue, l’albero delle lingue…). Ogni bambino potrà rappresentarsi come un elemento della metafora visiva e segnalare tutte le lingue che parla o conosce.
3. Narrazioni, suoni e scritture del mondo. Scegliamo un focus linguistico da esplorare (i saluti, le parole dell’amicizia, i numeri, i nomi e i versi degli animali…) e suscitiamo curiosità e interesse nei bambini rispetto ai suoni e alle scritture in lingue differenti dall’Italiano. Coinvolgiamo famiglie, associazioni locali, mediatori culturali per portare tante lingue in classe. Storie, filastrocche e canzoni sono facilmente reperibili in internet e nelle biblioteche locali come quelle coinvolte nel progetto Mammalingua (www.mammalingua.it).
 


Tante lingue in classe

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