Raccontami la tua storia

Un laboratorio su autobiografia e biografia per conoscere e valorizzare la storia di ciascuno e un gioco dell'oca per giocare in classe raccontando qualcosa di sé

di Anna Maria Latrofa02 aprile 20245 minuti di lettura
Raccontami la tua storia | Giunti Scuola
La narrazione e la scrittura autobiografica sono un efficace metodo pedagogico che può agire sul singolo (favorendo una maggiore consapevolezza di sé e della propria storia), sul gruppo (divenendo strumento di interazione in grado di attivare ascolto empatico e maggiore prossimità con l’altro) e sul sociale (offrendo la possibilità di leggere la storia di una intera collettività attraverso le singole storie).
Nell’Istituto Comprensivo “Console Marcello” di Milano, una scuola situata in un quartiere periferico che, oltre a essere la più importante agenzia educativa, è anche il principale luogo di socializzazione per ragazzi e famiglie, le classi sono costituite per lo più da figli della prima generazione di migranti e da studenti che provengono dagli ultimi flussi migratori di questi anni.
Convinta che la metodologia della narrazione autobiografica potesse essere uno strumento educativo efficace per stimolare relazioni positive all’interno della classe e per favorire processi di integrazione all’interno di una scuola multiculturale, ho sperimentato e di condotto con i colleghi un laboratorio su autobiografia e biografia.
 

Ogni storia vale

L’intento principale era quello di offrire uno spazio di narrazione di sé che fosse sganciato dalle quotidiane dinamiche relazionali della scuola. In particolare, volevo sollecitare i ragazzi a raccontare della propria storia senza timore, facendo avvertire all’interno del cerchio di narrazione l’unicità, il valore e l’importanza di ogni singola storia.

Per iniziare, era necessario creare un clima di ascolto e di fiducia nel gruppo e garantire uno spazio di relazione protetto dove il giudizio era sospeso.
Per entrare nello spirito del laboratorio, ho letto Federico di Leo Lionni che induce a riflettere e sull’importanza che hanno le storie per l’uomo.
Ho poi spiegato che le nostre storie le avremmo raccontate stando seduti in cerchio, una modalità che permetteva a tutti di essere in contatto visivo con il narratore e dava uguale dignità e importanza a tutti i narratori. I ragazzi sono stati invitati a cercare e a scrivere su strisce di carta, le parole-valori che ci avrebbero aiutato a comunicare bene in cerchio.

 

Il gioco delle "Parole belle"

Abbiamo così realizzato una sorta di “soglia” d’ingresso, per l’accesso al cerchio, formata da tutte le parole-valori proposte (foto sotto). Poi, ognuno, ha varcato la soglia e ha preso posto nel cerchio. Il rito rappresentava l’impegno ad accettare e a rispettare quanto era stato scritto. Costruito il cerchio di narrazione, ogni ragazzo è stato invitato a raccontare al gruppo la storia del suo nome o a presentarsi seguendo liberamente uno schema suggerito. 

  

Il gioco delle “Parole belle” è stata un’altra delle attività proposte per favorire un clima di fiducia e di amicizia all’interno del cerchio.
Ciascuno doveva regalare ai propri compagni parole positive e d’incoraggiamento scrivendole sui fogli che ognuno di loro aveva attaccato sulla propria spalla. Alla fine del gioco ciascuno aveva un foglio con i commenti positivi dei suoi compagni e dell’insegnante.

 

La narrazione autobiografica attraverso oggetti e giochi

La narrazione autobiografica è stata avviata con l’aiuto di oggetti-stimolo; ho chiesto ai ragazzi di portare a scuola foto, oggetti, legati a momenti speciali e particolari della loro vita. A partire da questi” sollecitatori personali”, i ragazzi hanno cominciato a raccontarsi, hanno poi trascritto le storie a casa.

I ragazzi sono stati sollecitati a narrare di sé anche grazie alle immagini di un Gioco dell’oca autobiografico in cui le caselle stimolavano i giocatori a raccontare fatti o vissuti che non avrebbero mai rievocato senza lo stimolo di questo gioco.

 

Le scatole dei ricordi

Il racconto autobiografico è stato incoraggiato anche dalla narrazione della propria “scatola della vita”: una scatola realizzata a casa, ricercando e disponendo in modo personale e creativo gli elementi, gli oggetti, che potessero connotare la propria personalità e la propria storia. Ho mostrato ai ragazzi una scatola realizzata da me e “mi sono raccontata”. Poi li ho incitati a costruirne una che raccontasse di loro. Avere una propria scatola dei ricordi da cui partire ha permesso anche ai  più timidi a farlo. È stato sicuramente un lavoro di ricerca personale molto importante con esiti diversi a seconda della maturazione individuale. Il lavoro di personalizzazione di ogni scatola ha stimolato la creatività dando luogo alla realizzazione di scatole originali e interessanti da guardare e da scoprire. La narrazione di ogni singolo studente è stata registrata ed è diventata racconto biografico trascritto dall’insegnante.
Dopo i ragazzi hanno lavorato in coppie. Un compagno raccontava all’altro vissuti legati a temi come: “un viaggio “, “i nonni”, “le persone care”. Ogni ragazzo ha ascoltato il racconto dell’altro, cercando di mettersi nei panni del suo compagno.

 

Un esempio di gioco dell'oca da usare in classe è quello proposto dal progetto "Parole al centro": https://www.giuntiscuola.it/materiali/il-gioco-delloca-di-parole-al-centro

 

Scopri di più sul Progetto "Parole al centro": https://www.giuntiscuola.it/parole-al-centro

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