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Quando un allievo disturba in classe

“Non dà peso ai rimproveri e si impegna a essere sempre al centro dell’attenzione, suscitando l'irritazione degli insegnanti ma anche degli altri bambini, come possiamo intervenire?”

di Daniele Fedeli20 dicembre 20231 minuto di lettura
Quando un allievo disturba in classe | Giunti Scuola

Ho in classe un bambino che disturba tutto il tempo le lezioni: non prende mai seriamente quello che diciamo, approfitta di qualunque occasione per scherzare, fa sempre il pagliaccio e inoltre non fa i compiti e si inventa delle scuse assurde e secondo lui divertenti… Non dà peso ai nostri rimproveri e si impegna a essere sempre al centro dell’attenzione in classe, suscitando però non solo la nostra irritazione ma anche quella degli altri bambini che all’inizio ridono dei suoi scherzi e delle sue bizzarrie, ma dopo un po’ si stancano del suo continuo disturbare e tendono a isolarlo. Che cosa possiamo fare per aiutarlo?

Ginetta, Cagliari

 

Risponde Daniele Fedeli, Università degli Studi di Udine

Gentilissima Ginetta,
il quadro da lei riportato è comune a molte bambine e bambini di scuola primaria. Il primo, fondamentale passo consiste nell’analizzare in dettaglio la situazione, al fine di comprendere quale sia la funzione principale cui assolvono queste condotte: in base ad essa, infatti, dovremo predisporre delle risposte mirate. L’obiettivo deve essere duplice: da un lato, di ridurre tali comportamenti che risultano disturbanti per tutto il gruppo classe, non solo a livello di apprendimenti ma anche di relazioni sociali con i compagni; dall’altro lato, evitare che tali condotte si irrigidiscano, finendo col diventare lo stile abituale attraverso cui quel bambino interagisce col suo ambiente di vita.

 

Autoregolazione e contesto ambientale

Una prima ipotesi è che questo alunno abbia un deficit di autoregolazione, imputabile ad esempio a difficoltà di iperattività e di disattenzione, come avviene nel caso del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività o in condizioni sotto soglia, ossia casi che presentano queste problematiche ma non al livello tale da essere diagnosticate. In questi casi, la presenza di un ambiente eccessivamente caotico o destrutturato può diventare uno stimolo scatenante, provocando così condotte del tutto sregolate, che consentono però all’allievo di scaricare i livelli di tensione e di frustrazione accumulati o, alternativamente, di allontanarsi dalla situazione avvertita come stressante. In questo caso, sarebbe importante strutturare in modo più attento le attività e gli ambienti, con spazi ben definiti e una scansione precisa dei compiti con il relativo intervallo temporale e pause frequenti. In questo modo, il contesto migliora le capacità autoregolative dell’individuo.

 

 

Per migliorare l’autoregolazione è importante prevedere spazi ben definiti, una articolazione precisa dei compiti e pause frequenti

 

Il “rinforzo differenziale”

Una seconda possibilità rimanda a una delle principali funzioni dei comportamenti problematici, ossia ottenere l’attenzione altrui: nel caso da lei descritto, i compagni di classe inizialmente ridono per le bizzarrie del bambino, dandogli un rinforzo sociale positivo molto importante. Anche se nel tempo si lamentano, ormai il comportamento problematico è stato rinforzato secondo uno schema “intermittente”, che risulta essere molto efficace nel mantenimento delle condotte: il bambino infatti, sarà spinto a ripetere le azioni disturbanti, nella speranza di ottenere nuovamente i rinforzi sperimentati in precedenza. Questo accade se all’allievo mancano altre abilità (nello studio, nel gioco, nelle relazioni) attraverso cui ottenere l’attenzione altrui in modo positivo. In tali casi, è fondamentale che l’insegnante riesca a individuare anche i più piccoli comportamenti regolati, cui fornire attenzione in modo contingente, ignorando gli atti disturbanti di lieve entità: così, si verifica una situazione di “rinforzo differenziale” che aumenta i primi e diminuisce i secondi. In quest’azione è importante che vengano coinvolti anche i compagni: può essere funzionale l’organizzazione di attività di gruppo o ludiche o anche in spazi esterni alla classe, in modo tale da creare un clima emotivo positivo.

In queste situazioni diverse dalla routine scolastica, l’allievo problematico spesso esce dal suo abituale ruolo di “disturbatore” e può essere visto con occhi differenti anche dagli altri.

 

Lavorare sulle regole

Una terza ipotesi da indagare riguarda anche la dimensione delle regole, formali e informali, che sostanziano la vita quotidiana di una classe. Talvolta, alcuni bambini hanno difficoltà non tanto a comprendere le basilari regole da rispettare in aula o in altri ambienti scolastici, quanto a mantenerle attive in memoria di lavoro nel momento in cui serve. In questo senso, allora, non si tratta di comportamenti volutamente oppositivi o provocatori e potrebbe risultare controproducente il tentativo di gestirli con un approccio troppo punitivo. Il suggerimento in questo caso è quello di ricominciare un lavoro sulle regole, in particolare quelle riferite alla gestione delle attese e delle attività durante il lavoro in classe: si tratta di iniziare con poche regole, massimo due o tre, ben calibrate sui tempi del bambino, in modo tale da evitare di indurlo a continue infrazioni che, inevitabilmente, lo esporrebbero ad alti livelli di frustrazione e di risentimento anche da parte dei compagni.

Gradualmente, possiamo incrementare i tempi di autoregolazione richiesti (per esempio, l’attesa necessaria prima di poter intervenire in classe), rinforzando sempre in modo importante i piccoli progressi e ignorando invece lievi infrazioni.

Si può anche costruire un contratto educativo con tutta la classe, evitando che il bambino si percepisca e venga percepito come il soggetto che richiede un trattamento individualizzato: l’importante è tarare con molta attenzione il contratto, in modo tale che mantenga sempre un carattere premiante.

 

L’importanza della coerenza educativa

In conclusione, due consigli: in primo luogo, a prescindere da quale sia il profilo dell’allievo, è importante che lei mantenga nei suoi confronti un ascolto attivo, in grado di cogliere anche il suo vissuto soggettivo. Spesso, dietro queste condotte sregolate, si celano infatti sentimenti di inadeguatezza che possono incidere in modo importante sul benessere emotivo anche a lungo termine.

L’altro aspetto è quello di curare con particolare attenzione una buona coerenza educativa sia con i suoi colleghi sia con la famiglia, altrimenti approcci discordanti rischiano solamente di amplificare il disorientamento del bambino e la sua sregolatezza comportamentale.

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