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Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

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Nell&rsquo;idea ingenua (metacognitiva) dello studente su che cosa vada fatto quando si studia possono essere incluse iniziative e strategie che in realt&agrave; non sono normalmente efficaci. Per esempio, una strategia come quella di leggere pi&ugrave; volte il testo per memorizzarlo meglio &egrave; di solito dannosa. La stessa strategia di sottolineare pu&ograve; risultare inefficace. Una strategia quasi sempre fruttuosa &egrave; invece quella di ripassare senza avere il libro davanti. Altra strategia che sembra facilitare l&rsquo;apprendimento &egrave; quella di collegare ci&ograve; che si deve studiare a quello che gi&agrave; si sa, perch&eacute; le informazioni nuove possono essere interpretate e agganciate alle vecchie o essere trascurate se in realt&agrave; propongono cose note. 
Tuttavia, secondo un&rsquo;importante analisi svolta da Miyatsu, Nguyen e McDaniel, ogni strategia pu&ograve; avere controindicazioni e modi ottimali di impiego. Compito della scuola &egrave; far conoscere le strategie e poi creare una sensibilit&agrave; nello studente in modo che egli stesso possa capire quando e come usare la strategia.

Come e quando il bambino acquisisce un metodo di studio?

Una debolezza della motivazione estrinseca, al di l&agrave; del suo carattere contrattuale e spesso effimero, &egrave; che &egrave; esterna al contenuto di studio e addirittura pu&ograve; sviare dall&rsquo;elaborazione di tale contenuto. Se, per esempio, studio i dinosauri e penso che devo sapere bene quell&rsquo;argomento perch&eacute; in questo modo avr&ograve; un premio, inevitabilmente penser&ograve; al premio piuttosto che ai dinosauri. Se invece studio lo stesso argomento perch&eacute; mi interessa e ho in mente cose che vorrei sapere meglio, la mia attenzione &egrave; rivolta a quello che sto studiando e lo elaboro pi&ugrave; profondamente. 
Purtroppo la scuola prescrittiva (&ldquo;devi sapere&rdquo;) e valutativa (&ldquo;ti dar&ograve; un voto positivo solo se sai&rdquo;) toglie allo studio il piacere della motivazione intrinseca e dell&rsquo;autodeterminazione. L&rsquo;insegnante dovrebbe trovare un giusto equilibrio tra la richiesta di sapere le cose indispensabili (riducendole al minimo) e la richiesta di sapere altre cose sull&rsquo;argomento (quelle che il bambino giudica pi&ugrave; interessanti e che ha studiato con piacere).

Cesare Cornoldi &egrave; Professore Emerito presso l&rsquo;Universit&agrave; degli Studi di Padova. Presso la stessa universit&agrave; &egrave; stato Professore Ordinario di Psicologia Generale. &Egrave; direttore del Laboratorio per i Disturbi dell&rsquo;Apprendimento - Lab.D.A., presso l&rsquo;Universit&agrave; di Padova, e presidente dell&rsquo;AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l&rsquo;Intervento in Psicopatologia dell&rsquo;Apprendimento), direttore della rivista Psicologia Clinica dello Sviluppo e coordinatore del Comitato scientifico della rivista Psicologia e scuola. &Egrave; stato visiting professor di numerose Universit&agrave;, tra cui University of California, Los Angeles e Irvine; North Carolina; British Columbia; University of Aberdeen (dove &egrave; stato nominato Honorary Professor); Paris-V, Buenos Aires; Columbia; University of California. &Egrave; autore di numerosi volumi, in lingua italiana e inglese, e di circa 300 lavori di ricerca comparsi sulle maggiori riviste nazionali e internazionali. 
Per il suo impegno e il contributo scientifico rappresenta, nello scenario nazionale e internazionale, uno dei massimi esperti sui temi della memoria, dell&rsquo;apprendimento e dei suoi disturbi.

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Il metodo di studio nasce in quei momenti in cui il bambino non d&agrave; per scontato che ricorder&agrave; ci&ograve; cui &egrave; esposto, ma implementa nella sua mente processi intenzionali volti a favorire la memorizzazione. I primi segnali di intenzionalit&agrave; si osservano a quattro anni, dal momento che gi&agrave; a questa et&agrave; i bambini ricordano meglio se sanno che devono ricordare, mostrando in questo modo di avere fatto qualcosa di speciale al fine di ricordare. A sei anni, anche per lo stimolo prodotto dalle richieste della scuola, compaiono i primi albori di metodo di studio. Basta osservare un bambino di classe prima della scuola primaria che memorizza le posizioni su una scacchiera o i versi di una filastrocca per rendersi conto che spesso non sta andando a caso o in modo passivo, ma sta mettendo in gioco processi intelligenti e molto utili, come dividere il materiale di studio, soffermarsi prima su alcune cose e poi su altre, cercare di stabilire delle connessioni, provare il suo ricordo.

La scuola ha il compito fondamentale di favorire l&rsquo;uso di strategie efficaci e la creazione di un metodo di studio, ma deve adottare un approccio metacognitivo che non fornisce prescrizioni e regolette, ma rende lo studente capace di capire quando e come impegnarsi, quali sono le strategie pi&ugrave; adatte a ogni momento, che cosa ha funzionato e che cosa va migliorato nell&rsquo;uso della propria mente. Per raggiungere questi obiettivi l&rsquo;insegnante pu&ograve; sia proporre situazioni esplicite strutturate in cui il bambino sperimenta e riflette, sia, pi&ugrave; semplicemente, ricordare di tanto in tanto che lo studio &egrave; facilitato dall&rsquo;uso di strategie e fornire a questo proposito degli esempi contestualizzati. 
Il ruolo dell&rsquo;insegnante dovrebbe essere in definitiva principalmente maieutico: direttamente o attraverso suggerimenti presenti nel libro di testo, dovrebbe aiutare il bambino a diventare consapevole delle strategie che gi&agrave; possiede e fargliene conoscere altre che si sono dimostrate utili e che potrebbero rivelarsi efficaci anche per lui.

Come aiutare i bambini a diventare protagonisti attivi della conoscenza? Quanto pu&ograve; agevolarli un approccio metacognitivo? Qual &egrave; il ruolo dell&rsquo;insegnante?

Tanti adulti, per esortare i bambini a studiare, puntano sulla motivazione estrinseca (premi, apprezzamenti ecc.), che alla lunga non sembra funzionare. Come agevolare piuttosto negli allievi una motivazione intrinseca?

Con il suo gruppo di ricerca lei si occupa da decenni di metodo e di strategie di studio. Come ha sottolineato in pi&ugrave; occasioni, non tutte le strategie sono utili. Quali sono le pi&ugrave; efficaci? Quali risultano meno efficaci?

Protagonisti attivi della conoscenza

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