Obiettivi, metodologie, competenze: il ruolo dell’insegnante

SBP: Sindrome da Bulimia Progettuale

Miseria e mito del POF

PROGETTARE, VALUTARE, DOCUMENTARE

Accogliere tutti i bambini e lasciarli andare nella vita a crescere meglio possibile sia il vostro sogno

“CONDIVIDIAMO” LE DIVERSITÀ

Una mappa di lavoro che unisce tutti per uno sviluppo ragionevole del bambino, in una fase della vita in cui è possibile avere effetti di sviluppo positivo. Consideriamo anche come per i bambini con disabilità il periodo del coronavirus sia costato impedimenti maggiori dei coetanei. Merita dunque affrontarlo come un impegno etico e professionale attivo.Siamo consapevoli che avere un figlio con disabilità costa a una famiglia dolore, che merita ricevere dalla scuola speranza e condivisione. Interessante rispetto a questo è la prima parte del PEI, la presentazione in ingresso del bambino affidata ai genitori: una buona occasione di ascolto.Sarà forse ingarbugliata, nel GLO, la proposta per ore di sostegno e di educatore, con l’utilizzo dell’ICF (o della diagnosi funzionale). Ma pensiamo in primis al progetto educativo, al che cosa fare per e con lui/lei, a non arrenderci alle diagnosi schematiche o alle illusioni.Per i bambini con disabilità l’impegno inclusivo considera il gruppo dei coetanei un valore necessario per crescere meglio tutti, come occasione per imparare a condividere la diversità.Evitiamo il PEI come oggetto separato, ma consideriamolo come un ulteriore filo da intrecciare nella complessa matassa che sono i nostri bambini. Non sarà facile, ma non facciamolo nemmeno difficile: in fondo si tratta di decidere ciò che serve al bambino, non al Ministero.

RIPROGETTARE, MODIFICARE, ADATTARE

Poniamoci sempre questa domanda: “Se il bambino impara secondo come l’insegnante insegna, succede anche che l’insegnante insegna secondo come il bambino impara?”.Non è un gioco di parole, è invece la matassa educativa del nostro rapporto. Non c’è dubbio che il bambino apprenda secondo come insegniamo. Più delicata è la domanda: insegniamo davvero secondo le condizioni cognitive, esistenziali, emotive di ogni bambino?La questione è complessa e tocca la competenza allo stato puro dell’insegnare, se è capace di adeguarsi allo sviluppo di ogni bambino. Vediamo l’insegnamento come una partita a tennis: il bambino tira la palla secondo dove gli è arrivata e voi dovreste rispondere giusto dove sia per lui possibile riprenderla.Il tic-toc dell’azione didattica è il cuore anche della valutazione, non di risultato ma di processo, in cui si riflette nello stesso momento sul bambino e sull’insegnante, con una valutazione formativa che riprogetta, modifica, adatta.

I colloqui iniziali con i genitori sono in quest’epoca ancora più significativi: cogliere le complessità, creare un dialogo, riprendere a desiderare il meglio possibile

I colloqui iniziali con i genitori sono in quest’epoca ancora più significativi: cogliere le complessità, creare un dialogo, riprendere a desiderare il meglio possibile

Un ritorno non semplice, dopo un anno scolastico difficile, tra bolle, didattica ristretta e quarantene. Torna forse una scuola che vorremmo serena e sana e torna la programmazione didattica, che non può essere un rito formale. Spero sia per voi non un’azione ripetitiva, ogni anno uguale, ma piena di desiderio e di sogno.


 È vero che i bambini un po’ si assomigliano, ma sono diverse le loro condizioni nel tempo da un anno all’altro, in particolare oggi ci sono più cose da di

Un ritorno non semplice, dopo un anno scolastico difficile, tra bolle, didattica ristretta e quarantene. Torna forse una scuola che vorremmo serena e sana e torna la programmazione didattica, che non può essere un rito formale. Spero sia per voi non un’azione ripetitiva, ogni anno uguale, ma piena di desiderio e di sogno.È vero che i bambini un po’ si assomigliano, ma sono diverse le loro condizioni nel tempo da un anno all’altro, in particolare oggi ci sono più cose da dirci, dopo la fase complicata appena vissuta. Non tutte le famiglie sono serene, aumenta la disoccupazione, l’incertezza è diffusa, alcuni nonni non accompagneranno più i nipotini a scuola.Merita dunque una riflessione più attenta di progettazione, dove la speranza si riaccompagni a una buona crescita: se i bambini sono già noti è importante capire come va la loro vita; se sono nuovi l’accoglienza dovrà avere una spinta in più.

Un ritorno non semplice, dopo un anno scolastico difficile, tra bolle, didattica ristretta e quarantene. Torna forse una scuola che vorremmo serena e sana e torna la programmazione didattica, che non può essere un rito formale. Spero sia per voi non un’azione ripetitiva, ogni anno uguale, ma piena di desiderio e di sogno.È vero che i bambini un po’ si assomigliano, ma sono diverse le loro condizioni nel tempo da un anno all’altro, in particolare oggi ci sono più cose da dirci, dopo la fase complicata appena vissuta. Non tutte le famiglie sono serene, aumenta la disoccupazione, l’incertezza è diffusa, alcuni nonni non accompagneranno più i nipotini a scuola.Merita dunque una riflessione più attenta di progettazione, dove la speranza si riaccompagni a una buona crescita: se i bambini sono già noti è importante capire come va la loro vita; se sono nuovi l’accoglienza dovrà avere una spinta in più.

Progettare un’attività didattica, realizzarla, valutarla e documentarla sono fili che si intrecciano in un’unica matassa. Non c’è un prima e un dopo, ma un continuo andare riflessivo che interseca in ogni momento le azioni dell’insegnare bene. Non sarà mai buona un’attività se non ci poniamo prima le domande giuste su chi è il bambino, le sue attese, i suoi talenti e le sue difficoltà.È poi impossibile (se non dannoso) prevedere a settembre tutte le attività fino alle minuzie: la scuola nel tempo ha sempre sorprese in serbo.Quindi: all’inizio servono maglie larghe e flessibilità. I campi di esperienza aiutano a evitare schematismi, da 3 a 6 anni i bambini cambiano velocemente. Perfino nelle routine, che potrebbero ricondurre a schemi fissi, serve evoluzione.

Questi pensieri hanno un peso in più per i bambini che presentano difficoltà. Penso ai bambini con disabilità, in povertà educativa, con sofferenze familiari. Non c’è dubbio che un’inclusività più forte debba essere il tema centrale del nuovo anno scolastico, dopo tutto quello che è successo e che hanno pagato di più i bambini più deboli. C’è bisogno di un’accoglienza più forte.Quest’anno arriva nella scuola il cosiddetto “nuovo PEI” per i bambini con disabilità. Si tratta di un documento complesso, a volte complicato, ma è necessario non ridurlo a un atto burocratico. È frutto di un tentativo, difficile, di dare più efficacia a uno strumento spesso lasciato al solo insegnante di sostegno.Ricordiamo: il PEI è il piano di lavoro di tutti i docenti e si predispone in un gruppo-comunità pluri-professionale chiamato GLO, in cui genitori, docenti, clinici e servizi sociali condividono sia l’attività didattica sia la più vasta inclusione, dalle terapie ai bisogni sociali.

Partire dalle domande giuste

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