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Parole per tutti, nessuno escluso
La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio di scrittura per bambini e ragazzi. Il suo principio di base è l’inclusività: tutti possono ascoltare storie e dare parole alle proprie storie. Di Francesca Frediani.
Il disegno di Xiao
Mi torna spesso in mente la storia di Xiao. A otto anni, arriva a
La Grande Fabbrica delle Parole
, il laboratorio di scrittura di cui sono responsabile, insieme alla sua classe. In Cina viveva coi nonni, ha raggiunto i genitori in Italia solo da qualche mese. Nella prima parte dell’attività, quella in cui costruiamo una storia insieme ai bambini, è come assente. La maestra mi prende da parte: “In classe non lavora, non segue le indicazioni. Non siamo sicuri che capisca l’italiano”, mi spiega scoraggiata.
Per noi non è la prima volta. Altri bambini ci hanno guardati con lo stesso sguardo di Xiao, un misto di sfida e di paura. Spesso basta un foglio bianco con dei pennarelli per far sì che i bambini neo arrivati, pur senza scrivere, partecipino alla nostra attività. Ma Xiao è un osso duro. Nonostante i tentativi di spiegargli a gesti la possibilità di disegnare la sua storia, continua a fissarmi senza vedermi. Finché non mi torna in mente un suggerimento che Alessandra, illustratrice e volontaria del laboratorio, ci ha dato tempo fa: “
Se i bambini non vogliono disegnare, tracciate voi la prima linea
”.
Prendo allora il pennarello viola e abbozzo una linea sul foglio di Xiao. Lui mi guarda, poi col pennarello verde traccia una linea parallela alla mia. Disegno una foglia sulla linea di Xiao, che diventa uno stelo di cui insieme tracciamo i petali, e la corolla. Piano piano mi allontano, ma lui non se ne accorge neanche. Quando torno ha disegnato case, e piante, e fiori, persone.
Un mondo che chiede di venire fuori
con una tale urgenza che sembra straripare dal foglio. Xiao sorride, mi guarda. Uno sguardo impertinente.
Un laboratorio di scrittura
La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio di scrittura per bambini e ragazzi di Insieme nelle Terre di mezzo Onlus. È gratuito ed è rivolto alle scuole primarie e secondarie di primo grado. Si rivolge soprattutto a quelle in cui sono presenti minori a rischio di marginalizzazione culturale. Nasce nel 2009 nel quartiere più multiculturale di Milano, laboratorio di convivenze . Da allora ha coinvolto, grazie ai suoi 150 volontari, più di 6000 bambini e ragazzi. Ha portato in Italia il modello di 826 Valencia, patrocinato dallo scrittore Dave Eggers, e ha contribuito a creare una rete internazionale che comprende 18 centri di scrittura in tutto il mondo .
Lo scorso giugno abbiamo partecipato a un incontro a Londra che riuniva per la prima volta tutti i centri. Nella foto sotto, sto moderando l’intervista che i bambini di Ministry of Stories, i nostri cugini inglesi, hanno fatto a Dave Eggers, Roddy Doyle e Nick Hornby. L’intervista tra bambini e scrittori, “da pari a pari” una delle attività de La Grande Fabbrica delle Parole che abbiamo esportato all’estero.
Le attività
Le attività proposte si sono arricchite nel corso degli anni. I bambini e i ragazzi si sono cimentati nella scrittura di un libro, hanno intervistato gli oltre 30 scrittori che hanno partecipato al progetto (tra cui Michela Murgia, Fabio Geda e Dave Eggers), hanno scritto poesie, canzoni, cartoline a bambini lontani. Una delle novità di cui sono più felice, è dal 2013, la collaborazione con il Museo del Novecento , la Galleria d’Arte Moderna e il Castello Sforzesco . L’idea di fondo è quella di far percepire ai bambini e ai ragazzi il museo come un luogo accessibile, accogliente e capace di ispirare storie.
Il laboratorio al Museo del Novecento. Fotografia di Leonardo Rasulo
La metodologia dei laboratori è direttamente ispirata a 826 Valencia, che ho voluto mettere in dialogo con le esperienze di eccellenza italiana: Rodari, Munari, Montessori. Alcune attività sono nate direttamente dall’ascolto delle esigenze specifiche degli insegnanti.
Comun denominatore di qualunque attività a La Grande Fabbrica delle Parole è l’inclusività. Ogni laboratorio deve essere accessibile per tutti, a qualsiasi livello di competenza linguistica. In questo modo si promuove il diritto all’espressione (art.13 della
Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
).
L’idea è quella che ogni bambino e ogni ragazzo faccia esperienza del mondo dei libri non come un altrove irraggiungibile ma come uno spazio da abitare, in cui la sua storia e i suoi contenuti sono accolti.
Più in generale, lo scopo de La Grande Fabbrica delle Parole è abbattere tutti i muri invisibili che impediscono l’accesso alla cultura. Sono tanti i motivi che determinano un sentimento di esclusione dal mondo dei libri e non solo. Lavoriamo sulla disabilità, sulle condizioni socioculturali di disagio, anche se non necessariamente sono le condizioni estreme a generare sentimenti di esclusione.
Attività alla nostra sede. Fotografia di Thomas Pololi
Fin dall’inizio ci è stato chiaro che uno dei maggiori ostacoli per rilevanza numerica all’accesso alla cultura nelle classi è quello linguistico, e abbiamo adattato la nostra metodologia all’accoglienza dei ragazzi che hanno l’italiano come seconda lingua, sia nei laboratori ordinari, sia avviando una sperimentazione presso IBVA – Centro Italiano per tutti. Al lavoro con le scuole, è stata dunque affiancata l’attività sperimentale di applicazione dell’approccio della scrittura creativa all’integrazione delle attività didattiche per l’apprendimento dell’italiano L2.
Cinque attenzioni per includere tutti
L’aspetto innovativo di questa esperienza è l’accento sull’urgenza comunicativa. Si crea uno spazio di ascolto creativo in cui raccontare la propria storia e solo allora, quando si ha qualcosa da dire, si cercano insieme le parole per farlo. Si parte dai contenuti, e non dalle strutture grammaticali. E la nuova lingua in cui i bambini e i ragazzi si trovano ad abitare diventa uno spazio accogliente. Spostare il focus dall’apprendimento linguistico all’espressione e alla scoperta, attraverso la scrittura, dei propri contenuti, attiva quella che
Stephen Krashen
ha definito
the rule of forgetting
, che stabilisce che la condizione ottimale per l’acquisizione di una lingua sia dimenticare che la si sta imparando.
Per Krashen l’abilità di imparare una nuova lingua è limitata quando si fa esperienza di emozioni negative come paura, ansia, imbarazzo. In queste circostanze si dice che il filtro affettivo sia alto.
Per abbassare il filtro affettivo - uno dei muri che La Grande Fabbrica delle Parole cerca di abbattere - nella nostra esperienza si è dimostrato efficace combinare nelle attività di questi cinque elementi:
1.
Approccio ludico
.
2.
Commistione di linguaggi
(alla scrittura affianchiamo sempre un altro linguaggio espressivo: fotografia, video, musica..).
3.
Valorizzazione dei saperi pregressi
.
4.
Collaborazione tra pari
(si tratta di lavori corali in cui facciamo molta attenzione alla composizione del gruppo: più è eterogeneo più si ha da imparare gli uni dagli altri).
5.
Sospensione del giudizio
(è l’elemento più importante per far emergere davvero i contenuti dei bambini e dei ragazzi: nessun voto, e trasformazione creativa dell’errore).
Tra le attività sperimentate negli anni: il fotoromanzo, il concerto rap, i cortometraggi, la web tv, il laboratorio di narrazione e costruzione delle città invisibili ispirato a Calvino
Una piuma e inizia una storia...
Tra le pieghe delle storie inventate insieme sono emersi vissuti che senza l’occasione del laboratorio sarebbero rimasti nel silenzioso confine tra la lingue del Paese d’origine e quella non ancora appresa. È il caso di Miguel, che al laboratorio Indizi di storie ha fotografato una piuma in un parco. E a partire da questo dettaglio ha raccontato il viaggio di un uccello migratore: la necessità che l’ha costretto a spiccare il volo, le difficoltà del viaggio, l’arrivo in una terra sconosciuta.
Così, raccontando un'altra storia in un’altra lingua, Miguel ha trovato per la prima volta le parole per dire la sua.
Tutto il mondo in un foglio. Disegno di Giorgio, 9 anni