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Lavorare sulle differenze per rafforzare l’identità

Per abituare i bambini fin da piccoli a guardare la realtà e ciò che li circonda da diversi punti di vista, possiamo permeare la didattica quotidiana con temi legati all’inclusione e lavorare al superamento degli stereotipi. Di Angela Maltoni

di Angela Maltoni14 maggio 20194 minuti di lettura
Lavorare sulle differenze per rafforzare l’identità | Giunti Scuola

Un grosso aiuto, fin dalla prima classe, può arrivare dalla lettura di albi illustrati che ben si prestano alla funzione di “mediatori” e “facilitatori” verso una tematica così sensibile e ostica. Anche quest’anno uno dei primi libri che ho letto è stato Pezzettino di Leo Lionni per Babalibri, che partendo dall’identità aiuta i bambini a capire la diversità di ognuno. Dopo la lettura ho proposto di disegnare con tanti piccole tessere di collage il personaggio che maggiormente li rappresenta. Ne sono scaturite interessanti creazioni: c’è che si sente quello che vola e quindi una farfalla colorata e svolazzante, chi feroce e pertanto un enorme dinosauro, chi invece colorato come l’arcobaleno. Tutti, al termine delle attività, hanno dimostrato di aver capito di essere “unici” e “differenti” dagli altri per le loro caratteristiche e proprio per questo di essere “speciali” ( a questo link il nostro giornalino di classe ). Anche Io non sono come gli altri , di Janik Coat per La Margherita Edizioni, è adatto ai bambini più piccoli, anche della scuola dell’infanzia, e propone il tema delle differenze con immagini chiare, molto semplici ma significative per comprenderne il significato sotteso.

Quello che vedo io è diverso da quello che vedi tu

Un altro libro molto interessante, questa volta per affrontare il tema dei diversi punti di vista, è Sembra questo, sembra quello di Maria Enrica Agostinelli ripubblicato recentemente da Salani. Un modo per giocare sulle apparenze e sulle differenze che aiuta i bambini a guardare le cose sapendo che il loro punto di vista può essere diverso da quello dei compagni. Parecchi anni fa avevo affrontato lo stesso tema proponendo un gioco con i dadi, dove su ogni faccia compariva un’immagine diversa. Seduti in cerchio con il dado al centro, era subito emersa la difficoltà di percepire le immagini riportate su ogni lato del cubo e soprattutto di interpretarle: in particolare quella dove era rappresentato un “6”, che per i bambini seduti dal lato opposto diventava automaticamente “9”. Anche il coloratissimo silent book Testa in su, testa in giù , di Marie-Louise Fitzpatrick per Lapis, è utile per far comprendere come l’essere diversi non sia un ostacolo alla convivenza e che l’accettazione dell’altro con le sue caratteristiche può far nascere la curiosità di scoprirsi a vicenda fino a diventare amici. Lo stesso vale per un altro libro di Leo Lionni, Cornelio , che aiuta a riflettere su come gli altri – i simili a noi – spesso non siano pronti ad accettare qualcosa diverso da loro o qualcuno che abbia il desiderio di non essere omologato.

Le differenze linguistiche: una grande ricchezza

Lavorando con bambini provenienti da diverse parti del mondo e cercando di valorizzare le lingue di tutti, spesso nelle conversazioni o nelle letture plurilingue emergono osservazioni singolari. Tra i tanti libri utilizzati in questa attività, uno della Biblioteca di Lavoro curata da Mario Lodi – Il castello – di L. Scher illustrato da G. Nidasio [ http://www.angelamaltoni.com/vecchi-albi-tanti-spunti-didattici/ ] mi ha fornito lo spunto per lavorare in modo simile e creare disegni con la stessa parola tradotta nelle varie lingue presenti in classe.
I bambini hanno così potuto osservare come molte lingue, in apparenza diverse, talvolta si somiglino nella pronuncia anche se con differenti significati. Questo emerge maggiormente con le lingue “mediterranee” come l’arabo marocchino, lo spagnolo, l’albanese e con alcuni dialetti come il napoletano, il siciliano o il genovese. Alcuni esempi simpatici accolti dai bambini con ilarità sono le affinità tra il saluto arabo “Al Salam ʿalaykum” e la parola “salamelecchi”, derivata dall’arabo che significa “eccessiva complimentosità”. Ci sono poi alcune parole genovesi come “mandillo” (fazzoletto) derivata dal greco e “camallo” (facchino) che ha attinenze con l’arabo “hammal”, il turco “hamal”, l’albanese “hamali” e il rumeno “hamaliu”, tutte con lo stesso significato.

Scuola primaria

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