Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Mette davvero tristezza la polemica scatenata dalla nuova denominazione del Ministero dell&rsquo;Istruzione che si chiamer&agrave; &ldquo;Ministero dell&rsquo;Istruzione e del Merito&rdquo;.

Intanto cambiare nome a un&rsquo;istituzione secolare &egrave;, in s&eacute;, un&rsquo;operazione ideologica, decisamente non necessaria. Contano infinitamente di pi&ugrave; i fatti, i provvedimenti, le scelte&hellip; al limite la persona che si &egrave; scelta come Ministro.

Ma il motivo principale di tristezza sta proprio nella rissa verbale (non &egrave; mancata neanche una bestemmia) scatenata dalla parola &ldquo;merito&rdquo;.

Saverio Tommasi su Fanpage.it dice che la nuova denominazione esprime un concetto orrendo. Daniele Novara sostiene che la scuola non dovrebbe avere nulla a che fare col merito e invoca a suo favore la Lettera a una professoressa di Don Milani.

Dall&rsquo;altra parte Ernesto Galli della Loggia esalta il merito come valore costituzionale ricordando i &ldquo;capaci e meritevoli&rdquo; ai quali l&rsquo;articolo 34 attribuisce il diritto di raggiungere i gradi pi&ugrave; alti degli studi.

E poi c&rsquo;&egrave; chi ha chiesto provocatoriamente quando questo merito verr&agrave; apprezzato, e quindi valutato, anche per i docenti e i dirigenti scolastici e non solo per gli studenti.

Tutto questo &egrave; triste perch&eacute; rivela una sorta di reazione istintiva, quasi pavloviana, stimolata dalla sola parola &ldquo;merito&rdquo;. Una reazione &ldquo;a prescindere&rdquo; che si &egrave; scatenata nella forma pi&ugrave; primitiva e, in definitiva, inconcludente: schierarsi tra chi &egrave; favore e chi &egrave; contrario al merito. Perch&eacute; merito e meritocrazia sono diventate due parole che marchiano le persone.

Se sei a favore del merito fai parte di un&rsquo;&eacute;lite di privilegiati conservatori. Se sei contro il merito sei un difensore degli svantaggiati oppure un egualitarista pi&ugrave; o meno in buona fede. E cos&igrave; il termine &ldquo;merito&rdquo; &egrave; stato inserito a furor di popolo tra le parole sulle quali &egrave; inutile discutere perch&eacute; non rappresentano pi&ugrave; idee sulle quali discutere ma segnali distintivi.

Una quindicina d&rsquo;anni fa un Ministro dell&rsquo;economia del Governo Prodi, Padoa-Schioppa, se ne usc&igrave; con questa affermazione: &ldquo;le tasse sono una cosa bellissima&rdquo;. Una trovata geniale, quasi futurista: parlare bene, cosa tecnicamente pi&ugrave; che giustificata, di un concetto socialmente disprezzato. E per&ograve; gli and&ograve; male. Si scaten&ograve; una bufera sia nella maggioranza di allora, di centrosinistra, che nell&rsquo;opposizione di destra che assegn&ograve; al povero Padoa-Schioppa la medaglia d&rsquo;oro di impopolarit&agrave;.

E allora? Non si pu&ograve; parlare di merito?

Se ne deve parlare! E chiarisco subito che, personalmente, sarei pi&ugrave; incline a pensarla come Padoa-Schioppa: il merito &egrave; una cosa bellissima.

Ma per evitare equivoci &egrave; necessario avere la pazienza di approfondire un po&rsquo; meglio il senso di un&rsquo;affermazione simile. Allora. Il compito della scuola &egrave; quello di portare ogni studente al livello massimo di competenza, di conoscenza, di sensibilit&agrave;, di abilit&agrave;&hellip; dunque di cultura. Il livello a cui potr&agrave; arrivare ogni studente dipende inestricabilmente sia dalla qualit&agrave; dei suoi insegnanti che dal suo impegno (il talento, per ora, lasciamolo stare). Ebbene, il merito di uno studente, e dei suoi insegnanti, indica quanta strada si &egrave; percorsa in questa direzione. Bello no? Ma quello che pi&ugrave; conta non &egrave; tanto la considerazione del merito nella scuola, quanto piuttosto dopo la scuola. In questo senso il merito &egrave; il peso che hanno le proprie capacit&agrave; nel riconoscimento sociale e professionale di ogni persona. Due esempi estremi. Carlo d&rsquo;Inghilterra non ha avuto alcun merito nel diventare re. Al contrario, nel successo della maggior parte dei professionisti, degli sportivi, degli artisti, il merito ha un&rsquo;importanza molto rilevante.

Dunque parliamone, cerchiamo di separare gli slogan dai ragionamenti. Ma, forse, questa nuova denominazione, purtroppo carica di retorica ideologica, potevamo risparmiarcela.

Post scriptum. Quando un ministero cambia nome, se cambia anche l&rsquo;organizzazione degli uffici, decadono tutti i direttori generali e quindi devono essere rinominati. &Egrave; gi&agrave; successo nel passato. Voglio sperare che non sia questo il caso. Ma, come diceva Andreotti: &ldquo;a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina&rdquo;.

Foto: Lalupa, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

Ministero dell’Istruzione e del Merito, la tempesta perfetta