Io sono Nada e vivo in Marocco

La lingua polacca

Giochi e competenza interculturale

Ripensiamo l'accoglienza

Un bambino circondato dai libri, che vede gli adulti leggere, stabilisce una familiarità con l’oggetto libro fin da piccolo, ascolta spesso storie narrate e lette dagli adulti, sviluppa tutti quei prerequisiti (
 
 emergent literacy
 
 ) che potranno facilitare e rendere più agile e sicura la strada verso la lingua scritta. Le storie infatti hanno alcune caratteristiche che si rivelano cruciali ai fini dell’apprendimento cognitivo. Prevedono una
 
 sequenzialità
 
 delle azioni e degli eventi dietro i quali si possono leggere e individuare anche una logica, delle cause, le intenzioni sottese. Le buone storie sono organizzate sulla base di una
 
 temporalità
 
 definita, che le colloca in un prima e in un dopo, nel passato o nel presente. In questo modo, i bambini possono acquisire lo spessore temporale delle vicende e degli accadimenti. I racconti hanno inoltre una
 
 coerenza
 
 che li rende comprensibili, strutturati e plausibili. E sono infine un mezzo e un modo potenti per nutrire la lingua, acquisire
 
 nuove parole
 
 , modi di dire, strutture linguistiche.


 POVERTÀ NARRATIVA VUOL DIRE POVERTÀ LINGUISTICA


 La scars

Un bambino circondato dai libri, che vede gli adulti leggere, stabilisce una familiarità con l’oggetto libro fin da piccolo, ascolta spesso storie narrate e lette dagli adulti, sviluppa tutti quei prerequisiti (emergent literacy) che potranno facilitare e rendere più agile e sicura la strada verso la lingua scritta. Le storie infatti hanno alcune caratteristiche che si rivelano cruciali ai fini dell’apprendimento cognitivo. Prevedono una sequenzialità delle azioni e degli eventi dietro i quali si possono leggere e individuare anche una logica, delle cause, le intenzioni sottese. Le buone storie sono organizzate sulla base di una temporalità definita, che le colloca in un prima e in un dopo, nel passato o nel presente. In questo modo, i bambini possono acquisire lo spessore temporale delle vicende e degli accadimenti. I racconti hanno inoltre una coerenza che li rende comprensibili, strutturati e plausibili. E sono infine un mezzo e un modo potenti per nutrire la lingua, acquisire nuove parole, modi di dire, strutture linguistiche. POVERTÀ NARRATIVA VUOL DIRE POVERTÀ LINGUISTICA La scarsità di storie nella prima infanzia si riverbera sul vocabolario dei bambini e sull’apprendimento della lingua scritta. La povertà narrativa si traduce fin da piccoli nella povertà del lessico ricettivo: le parole ascoltate sono in numero ridotto e hanno a che fare con il linguaggio concreto e immediato del qui e ora e non anche con le strutture preziose e complesse, la fluenza e il ritmo della narrazione. Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti da Jessica Logan (The Million Word Gap) ha quantificato il divario enorme che esiste tra i bambini esposti quotidianamente al racconto e alla lettura di libri e i piccoli che crescono senza storie. Un milione di parole ascoltate in meno: è questa la differenza riscontrata tra i due gruppi di bambini nei primi cinque anni di vita. CHI CRESCE CON POCHE STORIE La condizione di migrazione e di esilio è spesso accompagnata dal rischio del “vuoto” e della povertà narrativa. E questo si può verificare per varie ragioni. Vi è l’assenza nella migrazione della generazione dei nonni o di altre figure di grandi/adulti che nel Paese d’origine hanno il ruolo di narratori privilegiati, sia di storie che hanno a che fare con l’epica familiare, che di racconti fantastici o tradizionali. Nella migrazione inoltre, le famiglie sono a volte “spezzate” e prive di una rete di supporto che possa garantire efficacemente una distribuzione dei ruoli affettivi e di cura nella quale vi è chi narra e chi accudisce; chi racconta e chi trasmette le regole. E ancora, molto spesso i genitori immigrati sono impegnati in lavori che lasciano poco tempo alla possibilità di raccontare e non dispongono di risorse e libri in lingua madre. E allora, moltiplicare le storie, i libri e le occasioni del racconto – sia in italiano che in altre lingue – sono strategie efficaci per il benessere dei bambini. LA MAGIA DELLE STORIE Ecco un libro sul potere delle storie: Il mio amico Jim di Kitty Crowther, Marameo Edizioni, con la traduzione di Chiara Carminati. Il merlo Jack lascia il suo bosco per andare a vedere il mare e qui conosce Jim, il gabbiano. Ogni sera Jack legge uno dei libri che Jim possiede, ma che il gabbiano non sa leggere. E piano piano anche gli altri gabbiani si avvicinano per ascoltare le storie e ridere tutti insieme. È una storia di amicizia, che supera le differenze e i pregiudizi, ma è soprattutto un inno alla narrazione e alla lettura. 

Un bambino circondato dai libri, che vede gli adulti leggere, stabilisce una familiarità con l’oggetto libro fin da piccolo, ascolta spesso storie narrate e lette dagli adulti, sviluppa tutti quei prerequisiti (emergent literacy) che potranno facilitare e rendere più agile e sicura la strada verso la lingua scritta. Le storie infatti hanno alcune caratteristiche che si rivelano cruciali ai fini dell’apprendimento cognitivo. Prevedono una sequenzialità delle azioni e degli eventi dietro i quali si possono leggere e individuare anche una logica, delle cause, le intenzioni sottese. Le buone storie sono organizzate sulla base di una temporalità definita, che le colloca in un prima e in un dopo, nel passato o nel presente. In questo modo, i bambini possono acquisire lo spessore temporale delle vicende e degli accadimenti. I racconti hanno inoltre una coerenza che li rende comprensibili, strutturati e plausibili. E sono infine un mezzo e un modo potenti per nutrire la lingua, acquisire nuove parole, modi di dire, strutture linguistiche.&nbsp;POVERTÀ NARRATIVA VUOL DIRE POVERTÀ LINGUISTICA&nbsp;La scarsità di storie nella prima infanzia si riverbera sul vocabolario dei bambini e sull’apprendimento della lingua scritta. La povertà narrativa si traduce fin da piccoli nella povertà del lessico ricettivo: le parole ascoltate sono in numero ridotto e hanno a che fare con il linguaggio concreto e immediato del qui e ora e non anche con le strutture preziose e complesse, la fluenza e il ritmo della narrazione. Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti da Jessica Logan (The Million Word Gap) ha quantificato il divario enorme che esiste tra i bambini esposti quotidianamente al racconto e alla lettura di libri e i piccoli che crescono senza storie. Un milione di parole ascoltate in meno: è questa la differenza riscontrata tra i due gruppi di bambini nei primi cinque anni di vita.&nbsp;CHI CRESCE CON POCHE STORIE&nbsp;La condizione di migrazione e di esilio è spesso accompagnata dal rischio del “vuoto” e della povertà narrativa. E questo si può verificare per varie ragioni. Vi è l’assenza nella migrazione della generazione dei nonni o di altre figure di grandi/adulti che nel Paese d’origine hanno il ruolo di narratori privilegiati, sia di storie che hanno a che fare con l’epica familiare, che di racconti fantastici o tradizionali. Nella migrazione inoltre, le famiglie sono a volte “spezzate” e prive di una rete di supporto che possa garantire efficacemente una distribuzione dei ruoli affettivi e di cura nella quale vi è chi narra e chi accudisce; chi racconta e chi trasmette le regole. E ancora, molto spesso i genitori immigrati sono impegnati in lavori che lasciano poco tempo alla possibilità di raccontare e non dispongono di risorse e libri in lingua madre. E allora, moltiplicare le storie, i libri e le occasioni del racconto – sia in italiano che in altre lingue – sono strategie efficaci per il benessere dei bambini.&nbsp;LA MAGIA DELLE STORIE&nbsp;Ecco un libro sul potere delle storie: Il mio amico Jim di Kitty Crowther, Marameo Edizioni, con la traduzione di Chiara Carminati. Il merlo Jack lascia il suo bosco per andare a vedere il mare e qui conosce Jim, il gabbiano. Ogni sera Jack legge uno dei libri che Jim possiede, ma che il gabbiano non sa leggere. E piano piano anche gli altri gabbiani si avvicinano per ascoltare le storie e ridere tutti insieme. È una storia di amicizia, che supera le differenze e i pregiudizi, ma è soprattutto un inno alla narrazione e alla lettura.&nbsp;

Le storie nutrono la lingua

Dove trovi questo contenuto