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L’Agenda 2030 spiegata ai bambini

Intervista a Telmo Pievani

di Redazione Editoriale Scienza21 ottobre 20201 minuto di lettura
L’Agenda 2030 spiegata ai bambini | Giunti Scuola

Filosofo e storico della biologia, nonché esperto di teoria dell’evoluzione, Telmo Pievani è professore di Filosofia delle scienze biologiche presso l’Università degli studi di Padova. È direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione, e autore di oltre 240 pubblicazioni scientifiche e divulgative. Collabora con «Il Corriere della Sera», «Le Scienze» e «Micromega». Con la Banda Osiris e Federico Taddia è autore di progetti teatrali e musicali, per Editoriale Scienza ha pubblicato Giganti per davvero, Piante in viaggio, Perché siamo parenti delle galline?.

Che cos’è l’Agenda 2030 e come la spiegherebbe ai bambini?

L’Agenda 2030 è un testo che contiene una serie di impegni per non distruggere il nostro pianeta. Fu sottoscritta nel 2015, cinque anni fa, da tutti i Paesi del mondo, sotto la bandiera delle Nazioni Unite, quindi è una Carta che riguarda tutti. È una promessa e una sfida che il mondo fa a sé stesso, quindi diventa un punto di riferimento per i governi, per le aziende, per le istituzioni e per le scuole. L’Agenda individua 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, il che significa che bisogna intraprendere quelle azioni affinché le generazioni future non ricevano in eredità una Terra più povera, più brutta e più avara di risorse. Per la prima volta vengono messe in luce e formalizzate le relazioni che esistono tra la difesa dell’ambiente, la lotta alle diseguaglianze, la pace, la giustizia e l’educazione (obiettivo 4). Lo sviluppo sostenibile non è solo economico e ambientale, ma anche sociale e culturale.

Tra i 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile su quali pensa sia più importante lavorare in questo momento a scuola e perché?

I 17 obiettivi sono messi insieme senza alcuna priorità, questo è importante. Non ce ne sono alcuni più importanti di altri, perché ciò che conta sono le loro relazioni (obiettivo finale, il 17). Sono proprio per questo molto diversi tra loro, perché si va dall’energia alla pace, dalla fame nel mondo al mare, dal clima alla parità tra donne e uomini (il 5). Quindi l’esercizio che io farei a scuola è di partire, per esempio, dagli obiettivi che riguardano la protezione della biodiversità (il 14 e il 15), analizzarli e poi mostrare le loro interdipendenze con gli altri, in particolare con il contrasto al cambiamento climatico (13), ma anche con il diritto alla salute (3). La pandemia di Covid-19 che ci ha travolti quest’anno è un esempio di come, distruggendo le foreste e cacciando illegalmente gli animali (cioè non rispettando le indicazioni dell’obiettivo 15), aumentiamo la probabilità di contatto con animali che portano in sé virus pericolosi, quindi favoriamo il salto di specie di questi virus, mettendo a repentaglio la salute globale (contro l’obiettivo 3), generando una crisi economica e sociale drammatica (contro gli obiettivi 1, 2 e 8). Dunque bisogna spezzare questi legami negativi e invertirli, trasformarli in legami positivi, virtuosi. Didatticamente, è molto efficace. Lo stesso esercizio didattico si può fare partendo dal riscaldamento climatico (13) e mostrando come sia legato al conseguimento di molti altri obiettivi: energie rinnovabili ovviamente (7), salute (3), biodiversità (14 e 15), ma anche disponibilità di acqua (6), povertà e fame (1 e 2), crescita economica di qualità (8).

Che cosa possiamo fare noi adulti ed educatori ora, per il futuro delle giovani generazioni?

Dobbiamo essere onesti e trasparenti, cioè dire alle giovani generazioni che noi e i nostri padri quegli obiettivi li abbiamo concepiti, il che è meritorio, ma non li stiamo affatto rispettando, purtroppo. In molti di quei 17 obiettivi, soprattutto sul clima (13), sulla biodiversità (14 e 15), sull’utilizzo responsabile delle risorse (12), stiamo andando indietro, sempre peggio, anziché in avanti. Stiamo fallendo e il 2030 è fra soli dieci anni. Con gli studenti bisogna capire insieme perché, cioè mostrare le ragioni profonde che causano questo peggioramento: il nostro sistema economico fondato su una crescita quantitativa, che depreda l’ambiente e le risorse; la nostra mancanza di lungimiranza; l’idea che si debba consumare e consumare sempre di più. Mi focalizzerei soprattutto sull’obiettivo 10, ridurre le diseguaglianze, perché è quello davvero più critico e influisce negativamente su tutti gli altri 16 obiettivi.

Come la scuola potrebbe coinvolgere famiglie e ambiente socio-culturale su temi della sostenibilità sociale e ecologica?

Facendo l’esercizio complementare rispetto al precedente, cioè mostrare in quali obiettivi stiamo leggermente e lentamente migliorando, nonostante tutto: in particolare il primo (la povertà in senso assoluto è diminuita, il che però aumenta la richiesta di risorse e i consumi), il secondo (la fame), innovazione tecnologica (9) e città sostenibili (11). Indagherei le ragioni dei miglioramenti, evidenziando il ruolo che possono avere i nostri comportamenti individuali e familiari, per esempio decidendo cosa comprare e cosa non comprare al supermercato, poiché alcuni beni hanno un costo ambientale e sociale altissimo che non sta scritto sull’etichetta. Quando i miei genitori mi compreranno l’agognato smartphone, è bene che io studente sappia che il coltan e altri metalli rari necessari per la sua costruzione vengono da miniere in Congo e in altri Paesi in cui lavorano bambini resi schiavi, sfruttati da milizie armate che si tengono tutti i proventi per finanziare guerre e omicidi, e che quelle miniere devastano alcune delle aree più ricche di biodiversità. Non per generare sensi di colpa, ma consapevolezza. Poi compreranno comunque lo smartphone, ma già sapere può fare una piccola differenza.

  

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