Valutare senza stress…

(Buon) monitoraggio… e poi?

La scuola che vogliamo

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Questi primi quattro grafici possono sembrare particolarmente allarmanti ma, per valutarne la gravit&agrave;, &egrave; bene considerare anche cosa significa, in termini di andamento della percentuale di alunni &ldquo;adeguati&rdquo;, un calo che va da &ndash; 9 punti (italiano, classi 5e) a &ndash; 10,7 punti (italiano, classi 2e).

I quattro grafici in figura mostrano che la lieve flessione della scuola primaria ha riguardato sia l&rsquo;italiano che la matematica in entrambe le classi che hanno svolto le prove: la seconda (Grado 2) e la quinta (Grado 5).

C&rsquo;&egrave; un altro &ldquo;non benissimo&rdquo; da considerare: la distribuzione non equa dei risultati. Abbiamo gi&agrave; detto in altre occasioni che la non equit&agrave; del sistema scolastico &egrave; quell&rsquo;insieme di indicatori che misurano quanto sia disomogenea la qualit&agrave; del servizio, sia dal punto di vista geografico (in questo caso si parla di &ldquo;divari territoriali&rdquo;) che rispetto ad altri parametri come la scelta della scuola o della classe e la condizione socio-economica della famiglia degli alunni (la cosiddetta &ldquo;segregazione scolastica&rdquo;).

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Ne proporrei tre.

La prima &egrave; che una buona scuola primaria &egrave; come la democrazia, se si d&agrave; per scontata si corre il rischio di perderla.

La seconda morale &egrave; che dobbiamo smetterla di vivere i risultati Invalsi come se fossero una sentenza divina, nel bene come nel male. Hanno senso solo se, a tutti i livelli, dal Governo alla singola scuola e al singolo alunno, proviamo a capire se ci suggeriscono una maggiore attenzione e, se s&igrave;, in quale direzione dovremmo esercitarla.

La terza &egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; tecnica. I bambini che hanno svolto quest&rsquo;anno le prove di quinta primaria hanno vissuto la pandemia quando frequentavano la seconda e la terza primaria. I loro compagni della quinta dell&rsquo;anno scorso l&rsquo;avevano vissuta quando andavano in terza e quarta primaria. Quelli ancora pi&ugrave; grandi che hanno svolto le prove nel 2021 l&rsquo;avevano vissuta soltanto dall&rsquo;anno scolastico precedente. Questo ci fa pensare che gli effetti della pandemia si siano dispiegati di pi&ugrave; a medio e a lungo termine e relativamente meno a breve termine. Molti commentatori hanno parlato di &ldquo;long covid&rdquo; educativo, qualcosa di simile a un trauma profondo che fa sentire i suoi effetti nel tempo. Se le cose stanno cos&igrave; mi piacerebbe condividere un auspicio: che dall&rsquo;anno prossimo gli effetti di quel trauma comincino lentamente a affievolirsi. Dipende essenzialmente dall&rsquo;impegno di tutti noi.

Divari territoriali e &ldquo;segregazione scolastica&rdquo;

Sui divari territoriali dobbiamo subito dire che la loro intensit&agrave; &egrave; sempre pi&ugrave; evidente e preoccupante mano a mano che si procede nel percorso scolastico. Tuttavia anche nelle classi 5e e persino nelle 2e della scuola primaria si osservano le prime piccole &ldquo;crepe&rdquo; nella struttura del sistema, sempre a discapito dei ragazzi del Sud (Abruzzo, Molise, Puglia e Campania) e del Sud e Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). &Egrave; in quest&rsquo;ultima macro-area che gi&agrave; dalla seconda classe si osserva un abbassamento della percentuale di bambini &ldquo;adeguati&rdquo;, che si collocano nelle prime quattro fasce definite dall&rsquo;Invalsi che corrispondono ai primi tre livelli definiti dalle norme sulla valutazione scolastica nella scuola primaria (Base, Intermedio e Avanzato). Le piccole frecce nere riportate nelle quattro figure mettono in evidenza questo fenomeno.

Ora chiediamoci: come pu&ograve; determinarsi un divario significativo gi&agrave; dalla seconda classe? Se dipendesse da una diffusa povert&agrave; educativa probabilmente si osserverebbe lo stesso divario, se non maggiore, anche per l&rsquo;italiano. Evidentemente anche il percorso scolastico che va dai 3 ai 7 anni nelle quattro regioni dell&rsquo;area Sud e Isole &egrave; particolarmente deficitario in questa disciplina. Ma per avere risposte pi&ugrave; precise bisognerebbe analizzare i risultati delle singole scuole.

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Per quanto riguarda la segregazione scolastica, cio&egrave; il fatto che i ragazzi vadano meglio se si iscrivono in determinate scuole anzich&eacute; in altre o se riescono a farsi assegnare in classi &ldquo;privilegiate&rdquo;, possiamo fare riferimento al grafico con le 12 colonnine tricolori (rosso, ocra e bianco).

Se il sistema scolastico fosse equo al 100% le dodici colonnine dovrebbero essere tutte bianche. Se fosse cos&igrave;, infatti, in ogni scuola e in ogni classe avremmo un&rsquo;uguale distribuzione di studenti nei diversi livelli di adeguatezza misurati da Invalsi. In questo caso ideale la media del punteggio di ogni scuola e di ogni classe dovrebbe essere la stessa.

Facciamo un esempio che riguarda la variabilit&agrave; tra le classi. Consideriamo due scuole primarie, una del Nord-Est e una del Sud e Isole, che hanno entrambe sei classi quinte. Se il sistema fosse equo le sei classi di ciascuna scuola dovrebbero avere, ad esempio in matematica, la stessa percentuale di studenti nelle diverse fasce. La figura ci mostra invece che la variabilit&agrave; tra le classi delle due scuole &egrave; invece molto diversa (10% del Nord-Est contro il 26% del Sud e Isole). Questo vuol dire che per uno studente del Sud e Isole il livello conseguito dipender&agrave; dalla classe che frequenta due volte e mezzo di pi&ugrave; rispetto al suo compagno del Nord-Est. In termini molto semplificati potremmo dire che nel nord &ldquo;dove caschi caschi bene&rdquo; mentre nel Sud devi essere o molto fortunato o molto ben informato.

Nelle due figure con colonnine blu, per ogni macro-area del Paese, viene rappresentato l&rsquo;andamento della percentuale di alunni che hanno conseguito in misura adeguata i traguardi delle Indicazioni nazionali di italiano e matematica. Come si vede in italiano il valore del 2023 corrisponde, grosso modo, al valore del 2019 (74% circa di alunni adeguati) mentre in matematica c&rsquo;&egrave; effettivamente un calo di circa 8 punti. Gli analoghi valori per la scuola secondaria di primo e secondo grado si attestano tra 50% e il 60%, sia in italiano che in matematica.

A questi dati si aggiunge, purtroppo, un lieve calo anche in Inglese. In questa disciplina nel reading la percentuale di alunni che consegue il livello prescritto (A1 del QCER) passa dal 94% del 2022 all&rsquo;87% mentre nel listening si passa dall&rsquo;85% all&rsquo;81%. Bisogna per&ograve; dire che nei cinque anni considerati questa quota ha avuto delle oscillazioni intorno a un valore medio del 90,6 % nel reading e dell&rsquo; 82,2% nel listening.

Perch&eacute; &ldquo;non benissimo&rdquo;

Qual &egrave; la morale?

Dopo l&rsquo;ottima prestazione della scuola primaria nelle prove Invalsi del 2021 (<a href="https://www.giuntiscuola.it/articoli/risultati-invalsi-2021-le-buone-notizie-dalla-scuola-primaria">qui</a> i miei commenti di allora), i primi dopo la pandemia, in molti abbiamo sperato che la lieve flessione del 2022 fosse un episodio isolato (<a href="https://www.giuntiscuola.it/articoli/come-usare-i-dati-invalsi-migliorare-la-scuola">qui</a> i commenti dell&rsquo;anno scorso). Purtroppo i risultati del 2023, presentati alla Camera dei Deputati lo scorso 12 luglio alla presenza del Ministro Valditara, confermano la flessione del 2022. 
Prendendo in prestito l&rsquo;ironico titolo di un famoso brano del rapper torinese Shade potremmo dire &ldquo;bene ma non benissimo&rdquo;. 
Perch&eacute; &ldquo;bene&rdquo;, nonostante tutto? E perch&eacute; &ldquo;non benissimo&rdquo;?

Malgrado le flessioni, i valori assoluti dei risultati Invalsi della scuola primaria sono ancora apprezzabili. E questa qualit&agrave; storica della nostra scuola di base ci &egrave; stata attestata recentemente anche in campo internazionale da un&rsquo;importante indagine comparativa sulle competenze di lettura degli alunni di quarta primaria (denominata &ldquo;PIRLS&rdquo; Progress in International Reading Literacy Study) che ha coinvolto 57 paesi. Nell&rsquo;indagine PIRLS l&rsquo;Italia consegue un punteggio pari a 537, superiore alla media dei paesi europei (527) e molto superiore alla media mondiale (500). Non solo. I paesi che sono andati meglio dell&rsquo;Italia (ad esempio Finlandia, Svezia e Polonia) hanno fatto svolgere le loro prove ad alunni di almeno 6 mesi pi&ugrave; grandi dei nostri.

Dico questo perch&eacute; le non buone notizie che mi riprometto di illustrare tra poco non abbiano l&rsquo;effetto di scoraggiare chi lavora in un segmento scolastico che resta tutt&rsquo;oggi, insieme alla scuola dell&rsquo;infanzia, il settore scolastico migliore che abbiamo.

La Scuola Primaria alle prove Invalsi 2023: bene ma non benissimo