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La forza della narrazione per lo sviluppo della L2
La narrazione orale è uno strumento didattico efficace, specie con i più piccoli. Le competenze linguistiche attivate risulteranno utili successivamente, anche nella scrittura e nell’esposizione delle materie di studio. Di Maria Cristina Peccianti.
La narrazione è un’attività linguistica
trasversale
all’oralità e alla scrittura, è connaturata all’uomo, e tutte le civiltà, anche quelle non alfabetizzate ne hanno prodotto forme più o meno sviluppate. La forma di narrazione più antica è quella orale, che è stata per lungo tempo anche il principale strumento di costruzione e trasmissione del sapere. Oggi la narrazione orale, come tutta l’oralità, è poco praticata, sostituita dai vari canali di comunicazione che la moderna tecnologia privilegia, ma vale tuttavia la pena di recuperarla, anche per lo sviluppo di specifiche competenze linguistiche in L2.
La narrazione orale, sia di storie lette, ascoltate o inventate che di storie vissute ha infatti
aspetti didattici
importanti.
- È in genere motivante per i bambini, che si sentono un po’ attori protagonisti: Può creare difficoltà ai più timidi e insicuri, ma possono essere superate procedendo con gradualità.
- Permette ai bambini di proiettare e scaricare nei personaggi sentimenti ed emozioni, positive e negative. I bambini stranieri possono inoltre recuperare storie ascoltate nella loro infanzia e recuperare attraverso di esse immagini e schemi culturali dei paesi di origine e figure affettive di primo piano.
- Dal punto di vista linguistico è uno strumento che prepara in modo efficace a quella che si rivela per molti bambini (non solo stranieri) una delle maggiori difficoltà, che condiziona in modo rilevante tutta la carriera scolastica, e cioè l’esposizione orale delle materie di studio, e ha anche una ricaduta positiva sulla produzione scritta.
Le difficoltà del discorso orale di tipo monologico
Il discorso orale di tipo monologico risulta
difficile
in quanto, a differenza del dialogo, richiede di procedere con ordine, di organizzare il discorso, di rispettare le strutture cronologiche e/o logiche, dando ragione delle cause e degli effetti, degli scopi e dei risultati. E non c’è un interlocutore che ci supporta.
Dal punto di vista delle competenze linguistiche esso richiede l’uso di
legami sintattici
, fondamentali per l’articolazione del discorso. Per quanto nella narrazione i bambini usino una sintassi semplice che procede per aggiunte successive, è almeno necessario conoscere e gestire l’uso di
poi
,
dopo
,
allora
,
perché,
così come, specie per ripetere fiabe e favole, quello dei tempi passati. Ecco che allora la narrazione può diventare un terreno privilegiato per apprendimenti linguistici non secondari, che si riverberano in modo significativo sulle varie prestazioni che la scuola richiede.
Per avviare i bambini all’
esposizione orale
, fin dai primi anni della scuola primaria, è utile partire dalla narrazione di storie, procedendo in modo sistematico e invitando i bambini a raccontare una storia a loro nota, con l’aiuto di uno schema narrativo che lasceremo a loro disposizione su un cartellone.
Registriamo
il racconto di ciascun bambino e riascoltiamolo annotando sia gli errori di organizzazione del discorso e di coerenza, sia quelli linguistici di coesione, sintassi ecc. Riascoltiamo poi i racconti insieme ai bambini e guidiamoli a riflettere e ad autocorreggersi, arrivando con loro ad estrarre dall’esperienza talune regole fondamentali che vengono più spesso violate nella narrazione.
Cominciamo con i più piccoli
È ovvio che laddove è preclusa quella scritta, cioè a livello di
scuola dell’infanzia
, la narrazione orale diventa ancora più importante, specie oggi, con i bambini più piccoli che sono molto poco esposti al linguaggio monologico, perdendo un’occasione importante per avere modelli di organizzazione del discorso e acquisire modalità espressive che vadano oltre l’interattività, e mettano in gioco anche competenze di tipo logico cognitivo. Per questo vale la pena di recuperare la narrazione orale a livello didattico, anche per lo sviluppo di specifiche competenze linguistiche in L2, nella scuola dell’infanzia.
Possiamo procedere per
piccoli passi
e con un andamento a spirale, cominciando, ad esempio, con due frasi coordinate. “Ieri sono andato a casa di Andrea e abbiamo giocato insieme con le costruzioni” è già una narrazione, in cui ci sono due eventi, un prima e un dopo, e che offre l’occasione per riflettere sul valore della congiunzione
e
, sviluppandone un uso consapevole.
Passiamo poi a raccontare per tre o quattro giorni una stessa storia, una
storia piccola
con un schema narrativo molto marcato e riconoscibile, e un linguaggio chiaro e semplice. Chiediamo quindi ai
bambini italofoni
, a turno, di raccontare la storia che hanno ascoltato, mettendo loro a disposizione diversi tipi di facilitatori. Osserviamo e registriamo le
difficoltà
che incontrano i bambini italofoni, se sono di tipo organizzativo, di tipo logico, se dovute alla mancata memorizzazione o alla competenza linguistica. Cerchiamo, al possibile, di completare, ripetere le forme giuste, ma senza interrompere il loro filo narrativo.
Sulla base delle difficoltà incontrate dai bambini italofoni, valutiamo se sia opportuno invitare anche i
bambini stranieri
a raccontare, oppure lavorare ancora sulla ricettività.
Chiediamo in ogni caso ai bambini stranieri di raccontare la storia quando è già stata raccontata da alcuni compagni italiani e non forziamoli a raccontare se oppongono il silenzio. Procediamo sempre con tatto ed estrema gradualità.