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Il recente Decreto sull’inclusione dà alle famiglie la possibilità di richiedere la conferma del docente di sostegno che già segue il figlio, in nome di una maggiore continuità didattica. Che cosa ne pensa?
 




 La continuità didattica dovrebbe essere garantita dalle scelte che gli istituti scolastici e il Ministero realizzano o propongono. Non è tanto o solo la persona che deve o può garantire la continuità didattica, sono le scelte progettuali dell’istituto. Chiunque entra in classe lo fa nel ruolo di professionista, un ruolo che risponde alle scelte d’istituto.


 Quindi la continuità didattica si configura come progetto pedag

Il recente Decreto sull’inclusione dà alle famiglie la possibilità di richiedere la conferma del docente di sostegno che già segue il figlio, in nome di una maggiore continuità didattica. Che cosa ne pensa?
 
La continuità didattica dovrebbe essere garantita dalle scelte che gli istituti scolastici e il Ministero realizzano o propongono. Non è tanto o solo la persona che deve o può garantire la continuità didattica, sono le scelte progettuali dell’istituto. Chiunque entra in classe lo fa nel ruolo di professionista, un ruolo che risponde alle scelte d’istituto.
Quindi la continuità didattica si configura come progetto pedagogico, metodologico, organizzativo, gestionale. Non significa che io non dia peso alla volontà e anche alle competenze che una famiglia ha; credo moltissimo nelle relazioni adeguate, positive, fra scuola e famiglia.
Ma le scelte che facciamo come famiglia per il bene dei figli, anche al di fuori di contesti scolastici, a volte sono più affettive che cognitive, tantomeno professionali. Sono i professionisti i soli capaci di verificare, valutare e quindi selezionare il personale.
 
E per quanto riguarda la formazione dei docenti?
Lavoro nei corsi di specializzazione per le attività didattiche per il sostegno da quando sono stati istituiti, e io stessa sono stata insegnante di scuola primaria specializzata.
A mio parere il corso di specializzazione è troppo condensato in un tempo ristretto per tutte le opportunità formative che propone.
Poi dovremmo rinfrescare la nostra memoria sia normativa che pedagogica. Dalla Legge 517 del 1977, gli insegnanti specializzati dovrebbero essere insegnanti titolari delle classi alle quali sono assegnati. Ho vissuto come insegnante un lungo periodo florido, di sperimentazione anche molto attiva e molto produttiva. Poi, qualcosa si è incrinato.
Oggi diciamo “insegnante di sostegno”, ma la legge li chiama insegnanti specializzati, e dovremmo dare importanza anche al linguaggio.
 
E allora, quali consigli su come fare in classe?
Ritengo che gli insegnanti specializzati dovrebbero essere rivalutati e davvero accolti come colleghi e colleghe alla pari. In questo, alcuni cambiamenti devono essere fatti da tutte le parti: dagli insegnanti specializzati che entrano in aula, dagli insegnanti cosiddetti curricolari che accolgono, dai dirigenti scolastici.
Mi piacerebbe sapere che cosa ostacola alcuni insegnanti curricolari nell’accogliere di buon grado e in maniera proficua, a livello professionale, il fatto di essere spesso in due professionisti anziché in uno.
E agli insegnanti specializzati vorrei dire: abbiate coraggio e non smettete mai di nutrire il vostro aggiornamento professionale.
 


Inclusione e continuità didattica | in Classe

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