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Imparare a imparare: che cosa c'entra la grammatica?
Oggi si parla molto dello sviluppo delle competenze metacognitive. Esse sono essenziali per imparare ad imparare e, anche nello specifico della L2, possono rivelarsi forti motori dell’apprendimento.
Grammatica e riflessione metalinguistica
“Grammatica” è un termine che ricorre spesso quando parliamo delle lingue , ma non sempre si tiene conto che esso ha significati diversi , che spesso vengono confusi e confondono le acque quanto al rapporto esistente fra grammatica e lingua, grammatica e apprendimento linguistico, grammatica e riflessione metalinguistica.
Il termine “grammatica” indica prima di tutto il funzionamento interno, caratteristico di una lingua , l’insieme delle regole che trasformano un gruppo sconnesso di parole in un enunciato significativo. In questo senso la grammatica costituisce per i parlanti di una data lingua una conoscenza implicita del sistema , acquisita per mezzo di un processo inconscio di elaborazione dei dati linguistici a cui sono esposti.
Lo stesso termine indica tuttavia anche la descrizione, fatta dai linguisti, del funzionamento di una lingua , con la classificazione dei diversi elementi e la definizione sistematica delle regole che governano i suoi usi. E’ in questo senso che si parla di “libro di grammatica”, “lezione di grammatica”, “esercizio di grammatica.
Le due accezioni rimandano a due modalità completamente diverse di considerare il rapporto fra grammatica e apprendimento linguistico.
Nel primo caso infatti si pensa alla grammatica come a una conoscenza, interiore ed inconscia
, che i bambini si costruiscono nella lingua madre, fin da piccolissimi e che gli apprendenti una L2 ricostruiscono per passaggi successivi, prima in modo rozzo e semplificato e poi più raffinato e corretto.
Dal punto di vista didattico perciò il “fare grammatica”, definita meglio come “riflessione metalinguistica”, significa riportare alla luce la competenza inconscia posseduta dagli alunni, dandone loro consapevolezza.
Nel secondo caso invece si “fa grammatica” insegnando , in modo più o meno approfondito, secondo il livello di competenza e il grado di scuola, la grammatica descrittiva , le definizioni, le regole astratte, le classificazioni.
Grammatica, riflessione metalinguistica e apprendimento linguistico
Ma per insegnare a bambini e ragazzi non italofoni usi linguistici sempre più raffinati e funzionali, come e quanto ci aiuta insegnare le descrizioni grammaticali?
Non molto, considerando che questo insegnamento è per lo più di tipo passivo, si basa sull’enunciazione di regole astratte, l’attribuzione di etichette formali e l’addestramento a operare riconoscimenti e fare classificazioni.
Non molto se i risultati delle prove Invalsi di grammatica, di qualsiasi classe, rivelano che esse pongono serie difficoltà, sia ai nativi che ai non nativi, non solo quando propongono quesiti di carattere più “riflessivo”, ma anche quando vanno a verificare la conoscenza di etichette tradizionali, da sempre utilizzate nella pratica scolastica.
Questo significa che da una parte gli alunni, abituati a imparare definizioni libresche e ad appiccicare etichette, non sanno più osservare la lingua e recuperare le loro competenze inconsce, dall’altra che anche il grande addestramento che si fa sui contenuti tradizionali della grammatica, forse perché troppo passivo e troppo astratto, non si traduce in apprendimento solido e ampiamente diffuso.
Per promuovere l’apprendimento linguistico, sembra dunque opportuno
abbandonare il modello della grammatica descrittiva per promuovere attività di riflessione metalinguistica.
Dal momento che già i bambini di 8-9 anni hanno una straordinaria capacità di osservare la lingua ragionare e fare ipotesi sulla sua struttura, dobbiamo mettere in conto il fatto che gli apprendenti hanno comunque un’attività metalinguistica spontanea. Attraverso questa attività si costruiscono una rappresentazione della lingua che stanno imparando e di come funziona, elaborando in silenzio regole incerte, magari ricalcate sui modelli di quelle della lingua di origine.
Riflettere sulla lingua per imparare a imparare
Le attività di riflessione metalinguistica non hanno lo scopo di presentare agli apprendenti le regole di funzionamento della lingua di arrivo, ma quello di fargliele scoprire e di farli riflettere per condurli gradualmente a una presa di coscienza effettiva di come “si fabbrica” una frase in una data lingua. L’obiettivo di tali attività è largamente cognitivo, oltre che linguistico, tanto che si potrebbe dire che esse mirano sì a insegnare una lingua, ma, al tempo stesso, come si impara una lingua.
Per questo è bene partire dalla “lingua”, cioè dagli elementi di base della comunicazione (frasi minime composte da soggetto-verbo o da soggetto-verbo-oggetto) e non da singoli elementi privi di valenza comunicativa, conducendo gli alunni alla scoperta delle regole che trasformano una sequenza di parole in una frase, cominciando magari dall’ordine delle parole e dalla posizione fissa o mobile dei diversi elementi, per passare alle concordanze, alla funzione dei diversi elementi ecc.
Un lavoro di questo genere può essere proposto collettivamente anche agli alunni delle prime classi della primaria, sotto forma di gioco, lasciando che i bambini scompongano e ricompongano le frasi, facendo ipotesi, discutendone e arrivando a scoprire e definire le regole per passaggi successivi.
Così come possiamo lavorare con gli alunni, fin da piccoli, sull’osservazione dei meccanismi di derivazione delle parole, guidandoli a scoprire i significati veicolati dai suffissi più comuni, come ad esempio i diminuitivi.
Sapere osservare le parole e individuarne talune caratteristiche è una strategia molto utile
, che consente di risalire al significato di termini sconosciuti, accrescendo così la capacità di comprensione di un testo e il bagaglio lessicale.
Per saperne di più
- M.G. Lo Duca, "Tra competenza metalinguistica e curricolo grammaticale: una lezione inascoltata di Monica Berretta", in G. Bernini - C. Lavinio - A. Valentini - M. Voghera (a cura di), Competenze e formazione linguistiche. In memoria di Monica Berretta , Guerra, Perugia.
- I. Tempesta e M. Maggio (a cura di), Linguaggio, mente, parole. Dall’infanzia all’adolescenza , Franco Angeli Milano, 2006.