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Il rebus al servizio della didattica | Giunti EDU
Giocare con le parole facilita l’apprendimento: il rebus offre un’ampia gamma di usi didattici ed è d’aiuto per l’arricchimento del lessico

Saper giocare con le parole rende moltissimo: perché le parole non costano nulla e sono dei “giocattoli” che abbiamo sempre con noi in grande abbondanza. Ed è una risorsa particolarmente utile per chi deve insegnare l’italiano a bambini o ragazzi, perché non c’è niente di più efficace del gioco per rendere l’apprendimento facile e immediato. Chi fa questa esperienza didattica resta sorpreso constatando come, appreso il meccanismo, non solo i ragazzi di scuola secondaria ma anche i bambini della primaria tendono a prolungare il gioco continuandolo fra di loro anche in assenza dell’insegnante.
Giocare con le parole
Tra i modi di giocare con le parole quello forse più affascinante è il rebus, perché in esso si coniugano testo e immagine.
È questo un gioco che la maggior parte delle persone considera astruso, se non esoterico; in realtà è molto più facile di quanto appaia a chi non lo ha mai praticato: basta disporre degli strumenti indispensabili per muoversi con sicurezza nel suo mondo fascinoso. Il rebus è anche il gioco che offre la più ampia gamma di possibili usi didattici nell’ambito dell’insegnamento dell’italiano.
Naturalmente, per attivare questo gioco come strumento didattico dobbiamo far sì che gli allievi acquistino un minimo di dimestichezza con esso: dobbiamo dunque fornire loro almeno le nozioni e le regole basilari. Ma non è indispensabile che essi diventino solutori provetti: basta che ne conoscano almeno i rudimenti; in seguito li inviteremo a compiere quello che riescono del percorso necessario per la soluzione, guidandoli per mano nella parte rimanente.
Come giocare?
Vi sono alcuni modi più semplici di giocare con le parole – trovare quelle che si nascondono dentro altre, costruirne alcune per mezzo di altre, trasformare i nomi propri in combinazioni di immagini e lettere, andare a caccia di bisensi o di sinonimi – che presentano tutti affinità con il gioco del rebus e sono utilissimi ai principianti per capirne meglio la logica e le regole. Il rebus consente poi di suscitare negli allievi l’interesse a scoprire il significato nascosto sotto quello apparente dell’immagine, per far assaggiare loro il piacere sottile, talvolta intenso, della sorpresa per la metamorfosi testuale nella quale il gioco si risolve: il piacere è infatti una molla di apprendimento straordinaria.
Come in un giallo…
Per questo aspetto c’è un’analogia tra il gioco del rebus e quello che si instaura tra l’autore di un libro giallo e il lettore: in entrambi i casi l’autore dissemina il racconto – che nel rebus è costituito dall’immagine – di indizi dei quali il lettore, al pari del detective, deve cogliere la rilevanza e la connessione tra loro; nulla deve sapere il detective più di quello che sa il lettore. Poi, come nel “gioco” del libro giallo, accade che il lettore non riesca a risolvere il caso e apprenda solo dall’ultima pagina che l’assassino è il maggiordomo; allo stesso modo capita che non si trovi la soluzione del rebus ed essa venga appresa soltanto se fornita dalla rivista che lo pubblica; ma questo non toglie che il lettore/ solutore provi un piacere tutto particolare: nel caso del giallo, ammirando la sagacia con cui il detective è stato capace di cogliere il significato degli indizi e metterli insieme; nel caso del rebus gustando la sorpresa della metamorfosi testuale, fonte di un piacere talvolta così intenso che quel piccolo miracolo linguistico resta impresso nella mente per molto tempo, se non per la vita intera.
L'immagine è tratta dal libro di Cristiana Valentini, Rosso. Storia illustrata di un colore, Editoriale Scienza
Una metafora della vita
Per motivare gli allievi a impegnarsi in questo gioco possiamo anche far osservare loro che il rebus può essere visto come una metafora di molti aspetti della vita. Sperimentiamo abbastanza frequentemente una realtà apparente piuttosto banale sotto la quale se ne nasconde un’altra assai più interessante, il messaggio verbalizzato in modo aperto, a prima vista poco rilevante, che tra le righe lascia trasparire quanto veramente conta: per esempio nei rapporti affettivi, nei quali è indispensabile saper decifrare il messaggio che il/la partner vuole veramente comunicare con il linguaggio del corpo, un linguaggio non verbale.
A questa metafora fanno comunemente riferimento i titoli dei giornali quando usano la parola “rebus” per indicare una situazione complessa, difficile da decifrare. E altrettanto comunemente, in una situazione di questo genere, ci accade di esclamare: “È un bel rebus!”. Ora, il bello di questo gioco sta nel trovarla, la soluzione. Questa è un’“arte” molto meno difficile di quanto si pensi e uno strumento didattico indispensabile della cassetta degli attrezzi di un insegnante. I rebus nella didattica dell’italiano non si limita a esporre regole e segreti del gioco, ma inizia – e induce a iniziare i propri allievi – al godimento del piccolo miracolo costituito dalla metamorfosi testuale insita in ogni rebus: il testo estratto dall’immagine che si trasforma in un altro completamente diverso.
La sorpresa, appunto, della realtà nascosta sotto l’apparenza.
- Ichino, P. (2021). L’ora desiata vola. Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili. Milano: Bompiani.
- Ichino, P. (2024). I rebus nella didattica dell’italiano. Firenze: Giunti EDU.