Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Un micro-fatto (pedagogico) ha messo un po’ in crisi il mite pedagogo che sono. Una brava maestra, attiva e socievole, mi racconta cose dei suoi bimbi di una mono-sezione di una scuola di un paesino. Per via del coronavirus, con dispiacere, hanno preparato astucci individuali con pennarelli e colori vari per ognuno dei bambini, mentre prima usavano barattoloni pieni di ogni ben di dio per colorare a disposizione di tutti. L’astuccio individuale alla maestra sembrava “separativo” e, in effetti, un po’ lo è. Ma, ecco la sorpresa, ha creato invece una grande gioia nei bambini l’essere “titolari” ognuno di un set di colori, quasi a marcare l’identità. E subito dopo è nato anche un nuovo gioco dello “scambio” tra di loro, con tanti “grazie” e “prego”. Ovviamente, scambio che avviene dopo aver pulito l’oggetto. Siamo tutti eredi di Jean Piaget sulla teoria del bambino piccolo come “egocentrico” e tocca a noi far crescere la dimensione sociale comunitaria. Forse, però, corriamo il rischio spesso di pensare che egocentrico sia sinonimo di “egoistico”. Egoistico per la verità a volte lo è, anche per certi atteggiamenti degli adulti individualistici che tendono a sfavorire il fare comunità tra bambini. Ma l’egocentrismo è un tema più complesso e ricco, non tutto e non sempre negativo, se si intende anche come “identità” e in fondo come piccola “responilsabilità” di ognuno. Non a caso la maestra mi racconta che prima, con i barattoloni comunitari, i pennarelli rimanevano spesso senza tappo e sparsi dappertutto. Adesso, invece, c’è più attenzione in tutti i bambini per i loro materiali. Tra i 6 mesi e i 6 anni si arriva al “noi” partendo dall’“io” e l’evento del dono e dello scambio si creano se ognuno ha qualcosa da dare di suo. Come accade con l’oggetto transizionale che inizialmente è affettivo e rassicurante, ma con il tempo diventa strumento di scambio con i compagni, stimolatore di giochi comuni e anche di conflitti che fanno crescere. La “proprietà” di un oggetto non è sempre e solo separazione, crea appartenenza al sé, soddisfa il bisogno di saper-si titolare e (anche) responsabile di una purchessia piccola cosa. Da qua nasce il dono e la reciprocità, non l’inverso. Dunque, il coronavirus, per quanto sia una dura vicenda che ci obbliga a dure regole, ci permette paradossalmente di ridiscutere alcuni miti pedagogici, tra i quali l’opposizione tra io/tu/noi cui si oppone a volte un “adultistico” comunitarismo a priori. Mettere insieme tutto troppo presto può creare anomia, passare invece pian piano al “noi” partendo dai propri oggetti sembra creare un piacere personale che va compreso. E che sta a noi far diventare scambio e amicizia nel rispetto dei tempi e modi dei bambini.

Un micro-fatto (pedagogico) ha messo un po’ in crisi il mite pedagogo che sono. Una brava maestra, attiva e socievole, mi racconta cose dei suoi bimbi di una mono-sezione di una scuola di un paesino. Per via del coronavirus, con dispiacere, hanno preparato astucci individuali con pennarelli e colori vari per ognuno dei bambini, mentre prima usavano barattoloni pieni di ogni ben di dio per colorare a disposizione di tutti. L’astuccio individuale alla maestra sembrava “separativo” e, in effetti, un po’ lo è.


 


 
 Ma, ecco la sorpresa, ha creato invece una grande gioia nei bambini l’essere “titolari” ognuno di un set di colori, quasi a marcare l’

Un micro-fatto (pedagogico) ha messo un po’ in crisi il mite pedagogo che sono. Una brava maestra, attiva e socievole, mi racconta cose dei suoi bimbi di una mono-sezione di una scuola di un paesino. Per via del coronavirus, con dispiacere, hanno preparato astucci individuali con pennarelli e colori vari per ognuno dei bambini, mentre prima usavano barattoloni pieni di ogni ben di dio per colorare a disposizione di tutti. L’astuccio individuale alla maestra sembrava “separativo” e, in effetti, un po’ lo è.Ma, ecco la sorpresa, ha creato invece una grande gioia nei bambini l’essere “titolari” ognuno di un set di colori, quasi a marcare l’identità. E subito dopo è nato anche un nuovo gioco dello “scambio” tra di loro, con tanti “grazie” e “prego”. Ovviamente, scambio che avviene dopo aver pulito l’oggetto. Siamo tutti eredi di Jean Piaget sulla teoria del bambino piccolo come “egocentrico” e tocca a noi far crescere la dimensione sociale comunitaria. Forse, però, corriamo il rischio spesso di pensare che egocentrico sia sinonimo di “egoistico”. Egoistico per la verità a volte lo è, anche per certi atteggiamenti degli adulti individualistici che tendono a sfavorire il fare comunità tra bambini.Ma l’egocentrismo è un tema più complesso e ricco, non tutto e non sempre negativo, se si intende anche come “identità” e in fondo come piccola “responilsabilità” di ognuno. Non a caso la maestra mi racconta che prima, con i barattoloni comunitari, i pennarelli rimanevano spesso senza tappo e sparsi dappertutto. Adesso, invece, c’è più attenzione in tutti i bambini per i loro materiali.Tra i 6 mesi e i 6 anni si arriva al “noi” partendo dall’“io” e l’evento del dono e dello scambio si creano se ognuno ha qualcosa da dare di suo. Come accade con l’oggetto transizionale che inizialmente è affettivo e rassicurante, ma con il tempo diventa strumento di scambio con i compagni, stimolatore di giochi comuni e anche di conflitti che fanno crescere. La “proprietà” di un oggetto non è sempre e solo separazione, crea appartenenza al sé, soddisfa il bisogno di saper-si titolare e (anche) responsabile di una purchessia piccola cosa. Da qua nasce il dono e la reciprocità, non l’inverso.Dunque, il coronavirus, per quanto sia una dura vicenda che ci obbliga a dure regole, ci permette paradossalmente di ridiscutere alcuni miti pedagogici, tra i quali l’opposizione tra io/tu/noi cui si oppone a volte un “adultistico” comunitarismo a priori. Mettere insieme tutto troppo presto può creare anomia, passare invece pian piano al “noi” partendo dai propri oggetti sembra creare un piacere personale che va compreso. E che sta a noi far diventare scambio e amicizia nel rispetto dei tempi e modi dei bambini.

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