Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Torniamo ancora sulla questione dei voti nella scuola primaria perch&eacute; il Ministero dell&rsquo;Istruzione e del Merito sembra fortemente intenzionato a reintrodurre i voti decimali abbandonando i giudizi descrittivi in vigore dall&rsquo;a.s. 2020/2021 (O.M. 172/2020 e relative Linee guida). Se ne &egrave; fatta interprete, in modo particolare, la Sottosegretaria all&rsquo;Istruzione, Frassinetti, relatrice al recente Convegno La scuola del merito. I voti preparano al futuro, organizzato il 16 novembre scorso presso la Camera dei Deputati e organizzato da FdI, il partito di maggioranza. (Si noti l&rsquo;espressione usata: i voti preparano al futuro, non la valutazione).

La scuola primaria non &egrave; nuova a questi repentini cambi di prospettiva: sopporter&agrave; anche questa ulteriore modifica, e forse non pochi docenti la approveranno, convinti che il ritorno al voto comporti una semplificazione nel processo valutativo e, in fondo, meno fatica. L&rsquo;opinione pubblica, e in particolare i genitori, inutile dirlo, saluteranno con benevolenza questo ritorno al passato perch&eacute; il voto, nella sua sintetica perentoriet&agrave;, &egrave; apparentemente pi&ugrave; semplice da comprendere rispetto al giudizio descrittivo.

Eppure, se si vuole fare un&rsquo;analisi pi&ugrave; tecnica della questione, vi sono alcuni aspetti che meritano attenzione.

La valutazione dei processi di apprendimento &egrave; oggettivamente un&rsquo;operazione complessa in quanto riguarda non solo l&rsquo;apprezzamento dei risultati conseguiti dall&rsquo;alunno, ma anche le strategie correttive e migliorative che il docente mette in atto per facilitare l&rsquo;acquisizione di quei risultati (funzione autoregolativa della valutazione). Proprio questo aspetto della valutazione &egrave; quello pi&ugrave; trascurato nelle pratiche valutative e particolarmente in quelle che utilizzano il voto come criterio di riferimento, in quanto il voto tende per sua natura a fissare le prestazioni, a &ldquo;pesarle&rdquo;, a dare loro un valore falsamente oggettivo. Infatti, l&rsquo;asserita maggiore &ldquo;oggettivit&agrave;&rdquo; del voto rispetto al giudizio descrittivo nasconde una concezione ingenua della valutazione in quanto presuppone che assegnare una quantit&agrave; (voto) a una conoscenza o competenza voglia garantire la precisione di quanto si valuta. Ogni docente in realt&agrave; sa che dietro un 6 o un 7 si nascondono significati diversi&nbsp; e livelli diversi di prestazione. E infatti, di solito, i docenti pi&ugrave; accorti agganciano i voti a indicatori ben precisi che &ldquo;descrivono&rdquo; cosa rappresenta un 6 o un 7. La stessa distanza dal 6 al 7 &egrave; difficilmente quantificabile in quanto esprime semplicemente una relazione d&rsquo;ordine (intensit&agrave; di presenza di una qualit&agrave;), tanto che quando la si vuole definire si ricorre a rubriche valutative che &ldquo;descrivono&rdquo; il livello qualitativo di differenza tra i due valori.

All&rsquo;interno di questo discorso rimane sempre trascurata la funzione regolativa della valutazione, ossia la sua capacit&agrave; di adattare gli interventi didattici in riferimento alle risposte degli alunni per innescare eventuali azioni correttive. Di tutto ci&ograve; non c&rsquo;&egrave; traccia nel dibattito in corso. Il rischio &egrave; che l&rsquo;attenzione venga polarizzata sulla disputa voto vs giudizio descrittivo senza innalzare di un &ldquo;voto&rdquo; il livello della discussione.

Il fascino dei voti e la valutazione alla primaria