Flessibilità e didattica digitale

Intelligenza artificiale e scuola

Il connubio tra verde e blu | Scuola contemporanea

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 C’è una nuova generazione che sta crescendo con un tablet in una mano e una cioccolata nell’altra, mentre lo sguardo ondeggia tra il mondo reale e quello digitale, come se entrambi fossero parte di un’unica grande stanza. I bambini di oggi non vedono la tecnologia come qualcosa di separato dalla loro quotidianità. È lì, nelle loro vite, fin dai primi anni, e con essa imparano, giocano, esplorano. Per loro, schermi e interazioni digitali sono naturali come respirare. Ma, per quanto naturale, la pervasività del digitale apre interrogativi profondi. Non tanto per i bambini stessi, che vivono questa immersione tecnologica con la naturalezza
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C’è una nuova generazione che sta crescendo con un tablet in una mano e una cioccolata nell’altra, mentre lo sguardo ondeggia tra il mondo reale e quello digitale, come se entrambi fossero parte di un’unica grande stanza. I bambini di oggi non vedono la tecnologia come qualcosa di separato dalla loro quotidianità. È lì, nelle loro vite, fin dai primi anni, e con essa imparano, giocano, esplorano. Per loro, schermi e interazioni digitali sono naturali come respirare. Ma, per quanto naturale, la pervasività del digitale apre interrogativi profondi. Non tanto per i bambini stessi, che vivono questa immersione tecnologica con la naturalezza di chi non ha conosciuto altro, ma per noi adulti: genitori, insegnanti, educatori. Ci troviamo di fronte a un bivio, spesso senza segnali chiari: come possiamo aiutare questi piccoli esploratori del digitale a navigare in un mare di informazioni, immagini e stimoli senza perdere il senso di sé e delle relazioni umane? Come possiamo guidarli verso un uso consapevole della tecnologia, affinché non diventi una dipendenza o un ostacolo alla crescita, ma un trampolino per il loro sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale?

Un nuovo modello di apprendimento
Partiamo da un concetto che può sembrare scontato, ma che spesso viene dimenticato: la tecnologia, per questi bambini, non è parte integrante del loro ambiente. Non è una moda passeggera, ma qualcosa che resterà con loro per tutta la vita. E proprio per questo, non possiamo limitarci a vietarla o a metterla sotto accusa. Piuttosto, dobbiamo chiederci: come può la tecnologia diventare un alleato dell’educazione? E, soprattutto, come possiamo creare un ambiente di apprendimento che sia in grado di integrarla in modo armonico, senza cadere nell’eccesso?
I bambini della scuola primaria, in particolare, si trovano in una fase cruciale del loro sviluppo cognitivo. La tecnologia offre loro un accesso senza precedenti a una quantità infinita di informazioni, ma questa stessa abbondanza rischia di frammentare la loro capacità di concentrazione e di ridurre la profondità del loro pensiero. Un tempo, l’apprendimento era un processo lineare e riflessivo: si leggeva un libro, si seguiva una lezione, si facevano i compiti. Oggi, l’apprendimento è frammentato, disperso tra mille stimoli diversi, e il rischio è che i bambini diventino consumatori passivi di informazioni, piuttosto che protagonisti attivi del loro sapere.
Ecco perché è fondamentale creare un nuovo modello di apprendimento che sappia integrare la tecnologia senza lasciarsene sopraffare. Un modello che metta al centro la capacità di pensare in modo critico, di esplorare in profondità i concetti e di mettere in relazione le nuove informazioni con ciò che già si conosce. Questo richiede un cambiamento nel modo in cui insegniamo. Non possiamo limitarci a trasmettere nozioni: dobbiamo insegnare ai bambini a ragionare, a porre domande, a sviluppare la loro curiosità. E questo significa anche aiutarli a gestire l’attenzione. In un mondo dove ogni notifica è una distrazione e ogni schermo offre una nuova tentazione, la capacità di concentrarsi diventa una competenza fondamentale.
 


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