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I bisogni linguistici degli alunni di 6-7 anni
L’individuazione dei bisogni degli alunni è la base su cui si fonda qualsiasi progettazione, non esclusa quella di L2. Quali dunque i bisogni degli alunni stranieri? Di Maria Cristina Peccianti
Per progettare un qualsiasi percorso didattico non possiamo prescindere dai bisogni dei soggetti a cui il percorso stesso è destinato, ma la conoscenza dei bisogni è tuttavia particolarmente importante quando si tratta di alunni stranieri e di apprendimento linguistico in L2. In questo caso infatti le variabili in gioco sono diverse, più numerose e non sempre controllabili, rispetto ai nativi e alla L1.
I bisogni più comuni e significativi
Ma proviamo a individuare i bisogni più comuni e significativi, iniziando dagli
alunni più piccoli
, quelli inseriti nella
prima
o
seconda
classe della primaria, che appartengono in larga maggioranza alla seconda generazione, ma non sono per questo assimilabili tout court ai nativi.
Questi bambini, anche se nati in Italia, hanno tuttavia imparato a parlare in un’altra lingua e in famiglia sentono parlare e parlano la lingua di origine o un italiano semplificato e lacunoso, ridotto alle funzioni comunicative essenziali. Il loro primo bisogno è perciò quello di
ascoltare e parlare
, per familiarizzare con i suoni dell’italiano, imparando a percepirli, discriminarli e riprodurli, altrimenti affronteranno con grande difficoltà la trasposizione dei suoni in segni e rischieranno un apprendimento della letto-scrittura incerto e lacunoso.
Hanno inoltre bisogno di
trovare le parole per esprimere bisogni
e, più ancora,
sentimenti
, così come di trovare un clima linguistico accogliente, che rispetti i loro ritmi, incoraggi i loro interventi, sostenga la loro motivazione ad interagire con i compagni. Senza dimenticare per questo i bisogni di sviluppo cognitivo, che tutti i bambini hanno, e a cui dobbiamo sempre dare risposta.
Dentro la didattica
Ma cosa fare per rispondere a questi bisogni?
Lavoriamo prima di tutto sull’
oralità
, coinvolgendo attivamente i bambini stranieri, evitando che l’insicurezza espressiva si trasformi in insicurezza generale, che vengano emarginati e si autoemarginino.
Muoviamoci in modo molto graduale
, consapevoli che uno sviluppo linguistico carente e problematico, non si recupera né in un giorno né in un mese.
Dedichiamo ogni giorno del tempo ad attività di parlato, a giochi di ruolo, a giochi di tipo fonologico o morfosintattico, sia ricettivi che produttivi, riducendo al possibile le richieste di svolgimento di compiti scritti da eseguire in totale solitudine.
Rispondiamo ai bisogni cognitivi, proponendo attività e compiti stimolanti, che richiedano di discriminare, seriare, collegare, confrontare ecc., ma con una ridotta componente verbale. Sappiamo che questa modalità non è usuale per la scuola, ma è vitale per gli alunni stranieri.
Per saperne di più
Maria Cristina Peccianti, Programmare in L2 , Sesamo online, settembre 2015
Leggi anche
Maria Cristina Peccianti, I bisogni linguistici degli alunni 8-10 , Sesamo online, ottobre 2018