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PARTIRE DALLA PRIMA INFANZIAIn conformità all’età dello sviluppo, anche i bambini della scuola dell’infanzia quotidianamente risolvono problemi, prendono decisioni, fanno delle scelte, prevalentemente legate a situazioni di gioco o di relazioni sociali con i compagni. Generare la capacità di risolvere problemi, soprattutto nel periodo dell’infanzia, non è certamente un processo semplice. Il repertorio cognitivo, emotivo e sociale è ancora in piena fase di sviluppo e maturazione e questo permette all’intervento educativo dell’insegnante di agire su un terreno fecondo, ancora tutto da seminare. IL PROBLEM SOLVING INTERPERSONALENel contesto di una sezione orientata a includere le differenze di tutti i bambini (di abilità, genere, linguistiche, status socio-economico ecc.), un’abilità particolarmente importante risulta essere quella della risoluzione cognitiva di problemi interpersonali, più conosciuta come interpersonal cognitive problem solving (ICPS). I problemi interpersonali sono una parte inevitabile dello sviluppo umano. Come si “pensa” a un problema e come si “sceglie” di rispondere sono&nbsp;aspetti fondamentali di un sano adattamento dell’uomo all’ambiente. Durante la vita in sezione i bambini si relazionano costantemente con i loro compagni, operando delle scelte e risolvendo problemi con le risorse cognitivo- relazionali a loro disposizione, sia in termini di azioni, sia di reazioni. La più importante abilità di risoluzione dei problemi che un bambino può imparare è certamente come pensare. RICERCARE SOLUZIONI EFFICACI E PROSOCIALI Le ricerche sul problem solving interpersonale mostrano come i bambini che hanno usato più soluzioni prosociali durante il periodo della scuola dell’infanzia sono socialmente più competenti della media dei loro coetanei. Al contrario, bambini con un repertorio limitato di risoluzione dei problemi interpersonali, ricorrono più velocemente a strategie di tipo aggressivo, sono meno competenti dal punto di vista sociale e mostrano più comportamenti dirompenti. È importante, dunque, che i bambini imparino a generare, con interventi educativi precoci, molteplici soluzioni di tipo prosociale, orientate alla reciprocità positiva, a problemi di tipo interpersonale.

PARTIRE DALLA PRIMA INFANZIA


 In conformità all’età dello sviluppo, anche i bambini della scuola dell’infanzia quotidianamente risolvono problemi, prendono decisioni, fanno delle scelte, prevalentemente legate a situazioni di gioco o di relazioni sociali con i compagni.
 


 Generare la capacità di risolvere problemi, soprattutto nel periodo dell’infanzia, non è certamente un processo semplice. Il repertorio cognitivo, emotivo e sociale è ancora in piena fase di sviluppo e maturazione e questo per

PARTIRE DALLA PRIMA INFANZIAIn conformità all’età dello sviluppo, anche i bambini della scuola dell’infanzia quotidianamente risolvono problemi, prendono decisioni, fanno delle scelte, prevalentemente legate a situazioni di gioco o di relazioni sociali con i compagni. Generare la capacità di risolvere problemi, soprattutto nel periodo dell’infanzia, non è certamente un processo semplice. Il repertorio cognitivo, emotivo e sociale è ancora in piena fase di sviluppo e maturazione e questo permette all’intervento educativo dell’insegnante di agire su un terreno fecondo, ancora tutto da seminare.IL PROBLEM SOLVING INTERPERSONALENel contesto di una sezione orientata a includere le differenze di tutti i bambini (di abilità, genere, linguistiche, status socio-economico ecc.), un’abilità particolarmente importante risulta essere quella della risoluzione cognitiva di problemi interpersonali, più conosciuta come interpersonal cognitive problem solving (ICPS). I problemi interpersonali sono una parte inevitabile dello sviluppo umano. Come si “pensa” a un problema e come si “sceglie” di rispondere sono aspetti fondamentali di un sano adattamento dell’uomo all’ambiente. Durante la vita in sezione i bambini si relazionano costantemente con i loro compagni, operando delle scelte e risolvendo problemi con le risorse cognitivo- relazionali a loro disposizione, sia in termini di azioni, sia di reazioni. La più importante abilità di risoluzione dei problemi che un bambino può imparare è certamente come pensare.RICERCARE SOLUZIONI EFFICACI E PROSOCIALI Le ricerche sul problem solving interpersonale mostrano come i bambini che hanno usato più soluzioni prosociali durante il periodo della scuola dell’infanzia sono socialmente più competenti della media dei loro coetanei. Al contrario, bambini con un repertorio limitato di risoluzione dei problemi interpersonali, ricorrono più velocemente a strategie di tipo aggressivo, sono meno competenti dal punto di vista sociale e mostrano più comportamenti dirompenti. È importante, dunque, che i bambini imparino a generare, con interventi educativi precoci, molteplici soluzioni di tipo prosociale, orientate alla reciprocità positiva, a problemi di tipo interpersonale.

Per gli insegnanti è importante concentrarsi non solo sulla quantità, ma sulla qualità delle soluzioni che i bambini riescono a pensare e pianificare.

Decidere di fare a turni per giocare sull’altalena è una soluzione prosociale a un problema interpersonale.

INSEGNARE STRATEGIE DI PROBLEM SOLVING INTERPERSONALEAlcuni studi fin dagli anni settanta, hanno dato vita a programmi educativi di ICPS per la scuola dell’infanzia che si inseriscono all’interno di una didattica di tipo ludico, in cui i bambini possono giocare sotto la direzione attenta e partecipe dell’insegnante. Le strategie di pensiero che l’insegnante promuove devono consentire al bambino la scelta di risoluzione di problemi di natura interpersonale e sociale. L’aspetto particolarmente interessante, nell’ottica di una scuola fortemente orientata a valorizzare la risorsa compagni per finalità inclusive, è fondato sulle attente valutazioni che ciascun bambino è esortato a fare delle proprie azioni e di quelle altrui. In particolare, sulla ricaduta che le sue scelte avranno sulle relazioni con gli altri compagni. Tre modalità di pensiero La promozione di abilità per il problem solving interpersonale può essere sviluppata attivando tre modalità di pensiero. 1. Il pensiero divergente: è la capacità di produrre il maggior numero di alternative per risolvere problemi di tipo relazionale e, più in generale, sociale. Per esempio, se litigo con un compagno perché non mi lascia il suo posto sull’altalena posso: • soluzione A) andare dall’insegnante e raccontare l’accaduto; • soluzione B) chiedergli con gentilezza di fare dei turni di gioco; • soluzione C) prendere con la forza il posto. 2. Il pensiero consequenziale: è la capacità di anticipare che cosa potrebbe accadere come conseguenza delle alternative individuate. Per esempio, la soluzione C potrebbe causare una contro-reazione del mio compagno. 3. Il pensiero causale-comparativo: è la capacità di evidenziare le soluzioni che presentano maggiori benefici e minori costi. La soluzione B è quella che consente a entrambi di giocare sull’altalena con ruoli differenti alternati (per esempio chi spinge e chi è spinto).

Per gli insegnanti è importante concentrarsi non solo sulla quantità, ma sulla qualità delle soluzioni che i bambini riescono a pensare e pianificare.

Gestire i problemi interpersonali

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