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Il senso di sé cognitivo

La Gioia di ricominciare

Ciao, finalmente!

Eccoci, ci ritroviamo!

Non esistono suluzioni pre-confezionate, universali, adatte a tutti

Quest’anno la comunicazione con le famiglie ha subito una necessaria revisione dei luoghi, dei tempi e dei modi, costringendo gli educatori a momenti contratti e fugaci per ridurre la presenza dei genitori nei servizi. La limitazione sui passaggi di materiali tra casa e nido e sulla documentazione a parete che in molte strutture è stata adottata, ha ulteriormente ridotto il passaggio di informazioni e il racconto della vita dei bambini al nido. A causa di ciò, il rischio è almeno duplice: <ul><li>perdere in qualità relazionale con i genitori, se non vengono messi in campo adeguati strumenti per comunicare in modo alternativo con le famiglie; </li><li>impoverire notevolmente la possibilità di fare cultura dell’infanzia, attività invece oggi più importante che mai. </li></ul>

INDIVIDUARE MODI E STRUMENTI ADATTI Si può partire da una riflessione in ciascun servizio su cosa e come comunicare, e a chi, ragionando sui propri obiettivi. Non è lo stesso produrre un contenuto comunicativo per le famiglie dei nuovi iscritti rispetto a un contenuto per chi il servizio lo conosce da tempo, per esempio. Una volta chiariti questi elementi, il gruppo può definire i modi, i luoghi e i tempi in base ai destinatari e agli obiettivi stessi, articolando differenti modalità, tra online e offline. Sul piano dei contenuti, per esempio, le tecnologie digitali ci forniscono strumenti di facile utilizzo e di grande effetto, anche estetico, permettendoci di confezionare materiale audio/foto/video a costo pressoché nullo.

Quest’anno la comunicazione con le famiglie ha subito una necessaria revisione dei luoghi, dei tempi e dei modi, costringendo gli educatori a momenti contratti e fugaci per ridurre la presenza dei genitori nei servizi. La limitazione sui passaggi di materiali tra casa e nido e sulla documentazione a parete che in molte strutture è stata adottata, ha ulteriormente ridotto il passaggio di informazioni e il racconto della vita dei bambini al nido. A causa di ciò, il rischio è almeno duplice:
 

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 perdere in qualità relazionale con i genitori, se non vengono messi in campo adeguati strumenti per comunicare in modo alternativo con le famiglie;
 
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Quest’anno la comunicazione con le famiglie ha subito una necessaria revisione dei luoghi, dei tempi e dei modi, costringendo gli educatori a momenti contratti e fugaci per ridurre la presenza dei genitori nei servizi. La limitazione sui passaggi di materiali tra casa e nido e sulla documentazione a parete che in molte strutture è stata adottata, ha ulteriormente ridotto il passaggio di informazioni e il racconto della vita dei bambini al nido. A causa di ciò, il rischio è almeno duplice: perdere in qualità relazionale con i genitori, se non vengono messi in campo adeguati strumenti per comunicare in modo alternativo con le famiglie; impoverire notevolmente la possibilità di fare cultura dell’infanzia, attività invece oggi più importante che mai.

DARE CORPO ALL’AGIRE EDUCATIVO In che modo, dunque, nonostante le limitazioni attuali dovute alla sicurezza sanitaria, possiamo continuare a essere promotori di una cultura dell’infanzia che ci permetta di dare valore al lavoro educativo portato avanti quotidianamente nei servizi? Abbiamo bisogno di riflettere in modo profondo, articolato e dedicato su quali modalità oggi possano essere funzionali nel continuare a promuovere una idea “alta e altra di bambino”, per superare l’omologazione e la banalizzazione dell’infanzia e per restituire alle famiglie e alla comunità il senso dell’agire educativo.

CAPACITÀ E COMPETENZE NUOVE Le app e i software però da soli non bastano. Servono capacità e competenze che permettano la produzione di contenuti di qualità che valorizzino l’agire e il pensiero del bambino e al contempo l’agire e il pensiero dei professionisti dell’educazione. La formazione sulla documentazione rappresenta un tassello fondamentale. Laddove le competenze in questi ambiti sono carenti, infatti, difficilmente potremo realizzare contenuti qualitativamente alti, in grado di produrre un cambio di sguardo sui bambini e sull’educazione. Sul versante del lavoro con le famiglie, dovremo interrogarci rispetto a come tessere una nutriente e significativa rete relazionale, appoggiandoci soprattutto alle opportunità offerte dall’online, mettendo a sistema prassi utilizzate durante la pandemia, ragionando su come superare le criticità già vissute e su come valorizzarne le potenzialità in modo creativo, con la collaborazione delle famiglie stesse. Ogni servizio può trovare la sua strada, percorrere il proprio cammino, curando l’ambito comunicativo e documentativo, affinché si possa continuare a promuovere un’evoluzione socio-culturale in grado di elevare l’infanzia, ricordando, come diceva la Montessori, che “il bambino è padre dell’uomo”.

COMUNICARE IL LAVORO EDUCATIVOFrequentemente ci si concentra sugli aspetti organizzativi, didattici, pedagogici, trascurando di dedicare un tempo alla cura della comunicazione&nbsp;con le famiglie e con il territorio. Pur comprendendo quanto il fattore tempo sia critico, non investire su questo aspetto può essere limitante, non solo per il fare cultura in sé, ma anche per la vita dei servizi stessi, i quali si privano in tal modo di una significativa opportunità per farsi conoscere e per dare valore al lavoro di adulti e bambini al proprio interno. Quanto accade ogni giorno nei nidi d’infanzia è spesso intangibile, siamo infatti chiamati a lavorare: <ul><li>con processi di crescita, di sviluppo, di apprendimento; </li><li>con piccole persone dalle grandi menti a cui rendere merito e che quotidianamente scoprono e indagano la realtà che li circonda; </li><li>con processi di scambio relazionale tra adulti e tra adulti e bambini che sono preziosi, nutrienti, fondanti.</li></ul>

È necessario rinnovarsi per trovare nuove modalità per intessere relazioni con le famiglie.

Fare cultura dell’infanzia

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