Laboratorio di Italiano L2 e lavoro in classe: un dialogo possibile

Come collegare tra di loro gli apprendimenti che l’alunno non italofono compiere nel “laboratorio linguistico” con quanto avviene in classe? Alcune attenzioni e materiali utili per il lavoro quotidiano a cura di Maria Arici e Giovanna Masiero.

di Redazione GiuntiScuola26 aprile 20177 minuti di lettura
Laboratorio di Italiano L2 e lavoro in classe: un dialogo possibile | Giunti Scuola
Come rappresentare il percorso che lo studente di origine straniera compie a scuola, ma fuori dalla classe, e cioè nel laboratorio di italiano L2? Che cosa fissare di un percorso di per sé transitorio e in trasformazione, ma al tempo stesso unico e che può essere decisivo dal punto di vista della valutazione finale? Come valutare sinergicamente l’eccezionalità degli apprendimenti linguistici o il tempo richiesto in termini assoluti o individuali?
A queste domande proviamo a rispondere con uno strumento “di comunicazione” che ha lo scopo di voler collegare luoghi di apprendimento sicuramente diversi, spesso totalmente separati, che producono frammenti di sapere e di saper fare solitamente lontani. Stiamo parlando della Scheda laboratorio L2 , qui in allegato , presente in formato word su Vivoscuola, il portale della scuola trentina, all’indirizzo www.vivoscuola.it/intercultura , cliccando sull'icona del fascicolo "Strumenti", e sul sito IPRASE (Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa), nell'area "Scuola Inclusiva", sempre alla voce "Strumenti".
Se il tempo di acquisizione di una lingua è ormai quantificato in anni da diversi studi (si vedano a questo proposito i risultati delle ricerche e delle elaborazioni teoriche dello studioso canadese Jim Cummins), a maggior ragione un tale strumento di comunicazione tra laboratorio di L2 e classe dovrebbe essere conservato in quanto traccia chiara e significativa del percorso e del processo di avvicinamento alla lingua target.
L'inserimento in classe richiede di sviluppare, nel più breve tempo possibile, tutte le competenze linguistiche necessarie alla relazione con i compagni e con gli insegnanti, ma anche quelle abilità di lettura, scrittura e studio che non possono prescindere da strutture linguistiche complesse e da un lessico di tipo settoriale.

 

Il facilitatore linguistico

La frequenza del laboratorio di L2 vorrebbe “facilitare” tale apprendimento dell’italiano nel rispetto dei tempi, della ricchezza e della varietà degli input, del contesto e di tutte le altre variabili che intervengono a dettare un personale ritmo nell’apprendimento. Classe e laboratorio sono dunque due luoghi di apprendimento della lingua diversi, animati da figure professionali simili ma non uguali: l’insegnante e il facilitatore linguistico; non uno a servizio dell’altro (comunemente si pensa che sia il facilitatore a servizio dell’insegnante) ma entrambi a servizio dell’apprendente secondo un percorso in sinergia.
Se l’insegnante è riconoscibile in modo chiaro nelle sue funzioni, forse lo è meno il facilitatore linguistico e vale la pena elencare qui le “mansioni” di un conduttore di laboratorio di italiano L2:

Compiti del facilitatore linguistico
• Organizza e conduce i laboratori di italiano L2.
• Partecipa con il mediatore linguistico-culturale alla valutazione iniziale dell'alunno neo-arrivato.
• Suggerisce un percorso didattico coerente (tempi e obiettivi) alle competenze rilevate dell'alunno.
• Si relaziona con gli insegnanti per decidere e raggiungere obiettivi comuni che tengano conto anche delle diverse discipline di studio che il nuovo alunno si trova ad affrontare.
• Fornisce materiali e strumenti utili agli insegnanti.
• Monitora l'apprendimento e si confronta periodicamente con gli insegnanti di classe.

In sintesi, il facilitatore linguistico è di supporto agli insegnanti e agli apprendenti con le sue competenze glottodidattiche, linguistiche e culturali ed è l’unico che può narrare e ricordare le fasi, le stasi e le evoluzioni dell’apprendimento quando tutto ciò non è più visibile e nella memoria né di chi insegna né di chi apprende.

 

Una scheda per documentare e valutare

È fondamentale quindi che il facilitatore linguistico possa utilizzare un efficace strumento di comunicazione tra sé e i docenti di classe ed è a questo scopo che è stata redatta la Scheda laboratorio L2. Essa prevede quattro tipi di laboratorio: il laboratorio per lo sviluppo delle competenze di lettura e scrittura in alfabeto latino, il laboratorio per la comunicazione interpersonale, il laboratorio per lo studio, il laboratorio per la preparazione all’esame di stato. Essendo un materiale disponibile in formato word, il facilitatore linguistico, nel compilarla, lascia solo il tipo di laboratorio frequentato dallo studente e cancella gli altri, come indicato nelle Indicazioni per l'uso presenti a piè di pagina. La scheda è corredata dall'Appendice "Abilità linguistiche" ( in allegato il file) , un materiale utile ai fini di una sua corretta ed efficace compilazione poiché è il risultato dell'analisi, dell'adattamento e dell'integrazione di due fondamentali documenti: il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER) 1 e il Profilo della lingua italiana 2 . I descrittori dell'Appendice sono molto validi sia per fare una precisa "fotografia linguistica" dello studente di origine straniera, sia per programmare, proprio a partire da tale descrizione dettagliata dei suoi livelli di competenza, su quali abilità diviene importante lavorare per farlo ulteriormente progredire. In altre parole, sono indispensabili per dire con precisione "cosa sa fare lo studente con la lingua" e "cosa realisticamente potrà arrivare a saper fare con la lingua" nel suo processo di acquisizione spontanea, assecondato, potenziato e integrato da adeguati e coerenti interventi di insegnamento sia in laboratorio che in classe.
La Scheda laboratorio L2 è stata pensata e stesa nella profonda convinzione che l’esperienza del laboratorio linguistico faccia parte integrante del percorso personalizzato dello studente di origine straniera e come tale vada pienamente riconosciuta e valorizzata dal consiglio di classe. Le valutazioni da esso espresse dovranno pertanto considerare anche gli elementi valutativi forniti dal facilitatore linguistico e dovranno rappresentare la sintesi di quanto raggiunto sia in classe che nel laboratorio.
Accanto a queste considerazioni legate alla valutazione da parte del consiglio di classe, ricordiamo anche il grande valore delle attività di autovalutazione, che possono essere accompagnate e supportate proprio prendendo spunto dalle voci riportate nella scheda qui brevemente presentata, integrate da altre voci utili a questo fondamentale e formativo lavoro riflessivo e metalinguistico. Di seguito riportiamo un’attività di autovalutazione del laboratorio di italiano L2 da parte di alunni frequentanti la scuola primaria e secondaria di primo grado. Anche questo può essere un modo per creare un ponte comunicativo tra quello che ho imparato in laboratorio ( che cosa so fare? ) e il lavoro in classe, con cui generalmente mi confronto in termini di obiettivi un po' più difficili da raggiungere ( che cosa ancora non so fare? ).

 

I ragazzi si autovalutano: alcuni esempi

Per saperne di più

1) Consiglio d’Europa, Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione , La Nuova Italia, Firenze, 2002.
2) Spinelli B., Parizzi F., Profilo della lingua italiana. Livelli di riferimento del QCQE A1, A2, B1 e B2 , La Nuova Italia, 2010

 
 
 
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