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Famiglie ad alto potenziale: un percorso di supporto alla genitorialità

È importante sostenere i genitori e le famiglie con bambini ad alto potenziale, poiché è ancora ben presente il pregiudizio che possedere un alto potenziale intellettivo sia garanzia di successo nella vita

di Maria Assunta Zanetti, Elisa Tamburnotti30 agosto 20211 minuto di lettura
Famiglie ad alto potenziale: un percorso di supporto alla genitorialità | Giunti Scuola

La letteratura scientifica internazionale ha messo in evidenza come le famiglie con bambini ad alto potenziale (AP) debbano affrontare sfide educative particolari, diverse da quelle dei genitori di bambini a sviluppo tipico.
I bambini ad AP dimostrano una spiccata sensibilità e intensità, che li porta ad avere profondi bisogni emotivi di fronte ai quali i genitori si trovano spesso impreparati e che vengono frequentemente confusi e male interpretati anche da specialisti del settore.


In generale, le principali difficoltà che affrontano questi bambini sono di due tipi: quelle che derivano dall’interazione con l’ambiente esterno (altre famiglie, scuola, ambiente culturale, amici) e quelle che dipendono dalle loro peculiari caratteristiche. In questi casi un valido supporto familiare può ridurre il rischio di disaffezione scolastica, di sviluppo di comportamenti disfunzionali, di traiettorie di sviluppo disadattive.
Occorre accostarsi a questi bambini e ragazzi con un nuovo sguardo e abbattere uno dei pregiudizi ancora presenti anche tra gli addetti ai lavori, ovvero che «possedere un alto potenziale intellettivo comporti una garanzia di successo nella vita» (Achter, Lubinski, Benbow, 1996).

Come aiutare i figli a sviluppare serenamente e compiutamente il loro potenziale?

È importante indossare nuove lenti che permettano un’osservazione fuori dallo schema di riferimento del modello di “normalità”, e accogliere l’eccezionalità di questi bambini/ragazzi e il loro essere spesso “sopra le righe” (Lind, 2001) non più come un problema, ma come una straordinaria risorsa, non solo per loro ma per tutta la collettività.


È quindi importante sostenere i genitori nel loro compito educativo e prestare attenzione a quella percezione di inadeguatezza che spesso sperimentano: si tratta di un vissuto da accogliere e accompagnare in modo che possano vivere con serenità il dono dei figli, senza quelle aspettative troppo elevate che potrebbero minarne la stabilità emotiva.


Le preoccupazioni dei genitori

In molti casi, quando i genitori scoprono che il proprio figlio ha doti eccezionali, si trovano spiazzati e rischiano di cadere nell’errore di puntare solo sull’aspetto intellettivo del bambino, quasi per assicurarsi che sviluppi appieno il proprio potenziale: guardano ai suoi voti, ai punteggi che raggiunge nei test, al suo essere il primo della classe, come se questi fossero indicatori oggettivi e infallibili del loro impegno di educatori.


Si preoccupano se un voto è un po’ basso, si aspettano che gli insegnanti stimolino i figli in continuazione, temono che l’offerta scolastica non sia abbastanza impegnativa, abbastanza adeguata, e quindi mettono i bambini e i ragazzi nella condizione di dover sempre dimostrare di essere “di più”, giustificandosi con il fatto che vogliono evitare che sprechino il loro potenziale: è una giusta preoccupazione, che deve però essere bilanciata nell’aiutare questi ragazzi a trovare sia un “equilibrio interno”, che permetta loro di gestire cognizione ed emozione che spesso viaggiano in modo asincrono, sia un “equilibrio esterno”, offrendo loro contesti che ne riconoscano e valorizzino la diversità perché possano crescere felici.


Le domande dei genitori


Quando i genitori si rendono conto che il proprio figlio impara con un ritmo veloce, che legge, parla, manifesta un’elevata creatività e fa ragionamenti complessi prima degli altri bambini, spesso la domanda che si pongono è: “È normale il suo comportamento?”, “Come aiutarlo a crescere sereno?”, “Che ripercussioni avrà questo nelle nostre vite?”.
Il fatto che il proprio figlio abbia quel qualcosa in più, per molti genitori può essere un problema, una preoccupazione, perché il potenziale, dopo tutto, è una possibilità, non una garanzia, ed è anche una responsabilità.
E allora, si domandano i genitori, come aiutare i nostri figli a sviluppare appieno quel potenziale? Qual è il giusto nutrimento per loro? Come aiutarli a entrare in relazione con gli altri senza che la loro diversità li renda oggetto di esclusione da parte dei compagni?
Queste domande affiorano soprattutto all’inizio della scuola dell’infanzia o della scuola primaria, quando le differenze con gli altri bambini diventano evidenti e per i genitori iniziano le preoccupazioni: “Perché mio figlio non si fa amici?”, “Perché non va d’accordo con l’insegnante?”, “Perché è così sensibile? È normale? C’è qualcosa di sbagliato in lui?”.


Dalla sperimentazione al percorso di Parent Training

Gli incontri di Parent Training organizzati dal LabTalento nascono nel gennaio 2017, per cercare di rispondere con momenti e attività strutturate alle tante domande dei genitori di bambini con alto potenziale cognitivo.
Il primo impegno è stato allora quello di proporre incontri di gruppo rivolti a genitori affaticati e preoccupati che si rivolgevano al servizio in cerca di risposte.


È nato così il percorso di Parent Training, organizzato su quattro incontri mensili (da gennaio ad aprile): un programma di potenziamento delle competenze genitoriali per famiglie con bambini e adolescenti ad alto potenziale cognitivo. Ogni incontro ha una durata di un’ora e mezza e una struttura laboratoriale, interattiva e di confronto su alcune parole chiave: Scuola, Famiglia, Regole, Relazioni.

Il LabTalento è il “Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Talento, del Potenziale e della Plusdotazione”. Nato nel 2009 presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia e diretto dalla Professoressa Maria Assunta Zanetti, offre supporto per il potenziale individuale di bambini e ragazzi, proposte formative per i docenti e percorsi di Parent Training per genitori.

1.    Scuola

Partire dalla Scuola era inevitabile. Spesso i genitori si rivolgono a noi a causa di problematiche emerse in ambito scolastico e negli anni abbiamo notato che erano portatori di un vero e proprio bisogno di raccontare l’esperienza vissuta in quell’ambito. Un bisogno che non poteva essere bypassato perché aveva carattere di urgenza e che, in linea con la teoria di Maslow (1943; Figura 1), rappresentava una conditio sine qua non per qualsiasi altro step successivo.
Il grande bisogno di raccontare il percorso scolastico del proprio figlio assume spesso toni quasi epici, caratterizzati da vicissitudini e incomprensioni, paradossi e sofferenze.
Potremmo associare questo bisogno di condivisione (che prende la forma della narrazione) ai livelli appena superiori a quello fisiologico.

  1. Bisogno di sicurezza: i genitori arrivano a questi incontri come a un porto sicuro dopo un percorso non facile.
  2. Bisogno di appartenenza: in questi incontri ogni genitore incontra, finalmente, altri genitori che condividono con loro esperienze ed emozioni, gioie e dolori di cui spesso sentono di non poter parlare con nessuno.

2.    Famiglia


Senza escludere il concetto di autorealizzazione tipicamente maslowiano, è interessante considerare la poco nota rivisitazione di Kenrick et al. (2010), realizzata alla luce dei più recenti studi di biologia, antropologia e psicologia. In quest’ottica potremmo immaginare che tra i bisogni apicali ci sia la ricerca di genitorialità consapevole ed efficace (Figura 2). E tutto ciò ci avvicina alla seconda parola chiave, Famiglia.


Sono tante e diverse le modalità e gli atteggiamenti con cui i genitori si approcciano agli incontri di Parent Training, ma se è possibile trovare una costante, questa è rappresentata dal desiderio di fare bene e di stare bene, come famiglia e come genitori, e dal desiderio di aiutare i propri figli a vivere con serenità in famiglia e fuori.
Spesso c’è anche il desiderio di evitare che accada ai propri figli ciò che prima è accaduto a loro da bambini. Provare a immaginare scenari differenti, mondi differenti, traiettorie differenti, e cercare la strada per raggiungere tutto questo. Per guidare i genitori su questa strada in maniera efficace è utile aiutarli a preparare una sorta di “cassetta degli attrezzi” (si veda la Scheda 1 alla fine del presente contributo).


Image | Giunti Scuola

Una “cassetta degli attrezzi”

scheda didattica

3.    Regole

La terza parola è Regole, termine che, per certi versi, richiama ancora l’ambito scolastico e la scuola intesa come gruppo organizzato fatto anche di ruoli e regole; ma tale parola risulta quasi sempre molto sbilanciata sull’ambito familiare e domestico perché sono tantissimi i genitori che lamentano difficoltà significative nella gestione delle regole nella quotidianità della famiglia e della casa.
A questo proposito, può essere utile accompagnarli nella riflessione su due ruoli distinti e impliciti dell’essere genitore: il ruolo affettivo e il ruolo educativo (si veda la Scheda 2).

Spesso le relazioni rappresentano un elemento di complessità per i bambini AP, che fuori dal contesto domestico faticano a trovare il proprio spazio

4.    Relazioni

E tutto ciò ci porta alla quarta parola chiave: Relazioni. Le relazioni come elemento caratteristico dei vari ecosistemi in cui si realizza lo sviluppo, secondo il modello bioecologico (Bronfenbrenner, Ceci, 1994) rappresentato nella Figura 3.


Proprio le relazioni spesso rappresentano un elemento di complessità per i bambini ad alto potenziale che al di fuori del contesto domestico faticano a trovare il proprio spazio, reciprocità e affinità nel gruppo dei pari. La necessità di soffermarsi sulla parola Relazioni nasce anche in riferimento ad alcune dinamiche specifiche: dai racconti dei genitori spesso emergono i vissuti di bambini che anelano ad avere invano un amico del cuore (almeno fino a una certa età), bambini che possono anche andare d’accordo con tutti ma senza riuscire a sviluppare relazioni significative; oppure bambini che non vengono invitati ai compleanni dai compagni di classe e che vengono isolati anche a scuola. Episodi confermati anche dai docenti, che non di rado durante la ricreazione osservano i bambini al loro banco, a leggere un libro o disegnare.


Image | Giunti Scuola

Conclusione


È importante offrire strumenti utili per far acquisire consapevolezza a tutti quei genitori che, davanti al dono di avere un figlio ad alto potenziale, vivono se stessi come inadeguati, non compresi e riconosciuti. L’impegno di LabTalento è quindi quello di fornire loro aiuto nella gestione dei comportamenti disfunzionali dei figli; ma l’intenzione è soprattutto quella di aiutarli a consolidare la fiducia del proprio ruolo perché possano percepirsi come genitori competenti, e da “problema” il dono dei figli possa essere concepito come una straordinaria risorsa.


PER APPROFONDIRE
  • Zanetti M.A., Tamburnotti E. (2021), Mio figlio è geniale, Giunti EDU, Firenze.

Grazie al DM 27/12/2012, gli alunni con competenze intellettive elevate rientrano nei Bisogni Educativi Speciali (BES). Sono gifted, cioè bambini con alto potenziale intellettivo e che nonostante questa caratteristica possono incappare nell’insuccesso scolastico perché spesso i compiti non sono adeguati e/o non sufficientemente motivanti. Inoltre possono manifestare altre forme di “disagio” nella sfera emotiva e relazionale, arrivando all’abbandono scolastico. Il volume si propone di aiutare i genitori e gli adulti di riferimento dei bambini dotati a comprenderne i molteplici e variegati bisogni e ad affrontare le criticità che possono emergere nei contesti scolastici, familiari e relazionali.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Achter J.A., Lubinski D., Benbow C.P. (1996), «Multipotentiality among the Intellectually Gifted: “It Was Never There and Already It’s Vanishing», Journal of Counseling Psychology, 43(1), 65-76.
doi:10.1037/0022-0167.43.1.65
Bronfenbrenner U., Ceci S.J. (1994), «Nature-nurture reconceptualized in developmental perspective: A bioecological model», Psychological Review, 101(4), 568-586.
doi: 10.1037/0033-295x.101.4.568
Kenrick D.T., Griskevicius V., Neuberg S.L., Schaller M. (2010), «Renovating the Pyramid of Needs: Contemporary Extensions Built Upon Ancient Foundations», Perspectives on Psychological Science, 5(3), 292-314. doi: 10.1177/1745691610369469
Lind S. (2001), «Overexcitability and the gifted», SENG (Social Emotional Needs of the Gifted) Newsletter, 1, 3-6.
Maslow A. (1943), «A Theory of Human Motivation», Psychological Review, 50(4), 370-396.
https://doi.org/10.1037/h0054346
Zanetti M.A., Tamburnotti E. (2020), Famiglie ad alto potenziale, Carocci Faber, Roma.

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