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E l’albero era felice
Cinquant’anni di un libro senza tempo e confini: un libro poetico, un libro sull’accoglimento dell’altro, un libro sconcertante con suscita tante “domande”
C’era una volta un albero che amava un bambino.
Ogni giorno il bambino arrivava
e raccoglieva le sue foglie
che intrecciava in corone per giocare al re della foresta.
Sulla favola-parabola del poeta Shel Silverstein (1930-1999), L’albero, di cui qualche anno fa è stato celebrato il cinquantesimo anniversario dalla sua pubblicazione statunitense e di cui nel 2017 si è celebrato il quarantesimo dalla sua uscita in Italia (L’albero generoso, Nuove Edizioni Romane, 1997 e Salani, 2000) è stato scritto molto, anche rispetto alle sue controverse interpretazioni. Sul web possiamo vedere alcuni video animati del racconto e ascoltare le letture ad alta voce prodotte dai tanti ammiratori, grandi e piccoli, nonché la versione in lingua originale.
Un libro poetico
Vi sono buone ragioni per parlare di The Giving Tree, questo il titolo originale, anche su “Sesamo”. Intanto, si tratta di un piccolo classico dell’illustrazione, un racconto struggente di formazione, senza morale e per ogni età: un libro per bambini tradotto in 30 lingue, che da sempre esercita il suo fascino di commozione anche sugli adulti. Molti lettori di queste pagine conosceranno questo libro straordinario: lo avranno letto ai propri bambini, a casa, a scuola, oppure lo avranno giudicato poco adatto ai piccoli, a causa del suo forte contenuto simbolico. In realtà, si tratta di una lettura “adatta” ai bambini per la sua affascinante profondità e poeticità, per le immagini essenziali realizzate a china su pagina bianca, capaci – come ho potuto sperimentare con tanti piccoli ascoltatori – di generare un effetto “stupore”. Non occorre che i contenuti gli siano tutti chiari, quando non lo sono affatto per il lettore adulto.
Un libro sull’accoglimento dell’altro
“L’albero” è un inno al totale “accoglimento” dell’altro, la regola alla base dell’amicizia, che è forse una delle attitudini morali più difficili a cui educare i più piccoli. Le parole e i disegni raccontano l’amicizia di un bambino con un albero, un albero femmina che parla, gioca e si diverte e che gli rimane accanto in tutte le tappe della sua vita. Quando il bambino cresce, non si accontenta più di giocare con l’albero, di mangiare le sue mele e di dondolarsi sui suoi rami. Vuole di più, vuole essere felice comprando cose e costruendo il proprio futuro con una ragazza. L’albero cerca di accontentarlo con quello che ha, al costo di perdere praticamente tutto. La natura si piega al volere dell’uomo, ma in questo caso, essendo personificazione dell’amicizia, ne descrive anche le delusioni.
Un libro sconcertante, con tante “domande”
Il dialogo che scorre lungo le pagine del libro mette in scena lo sconcertante rapporto tra l’uomo e la natura, e dà voce ad una vasta pluralità di suggestioni, domande, interpretazioni. Chi è l’albero veramente? È il simbolo di madre natura? Oppure in realtà è la figura di una mamma generosa, amorevole e sempre presente? E la storia del bambino è quella di tutti noi? Dell’umanità che, col passare degli anni, diventa insensibile, cinica, egoista, e opportunista? Domande che rimangono sospese e che lasciano a ognuno di noi una personale elaborazione e interpretazione. Ma una certezza è data: questa storia, a più di cinquant’anni dalla sua pubblicazione, niente ha perso in vigore e incanto narrativi.