Così ammoniva sir Arthur Conan Doyle: perché saper &ldquo;educare&rdquo; riporta al latino ex ducere, ossia &ldquo;condurre fuori&rdquo;, incentivare qualcuno ad apprendere, a partire dall&rsquo;acquisizione delle conoscenze sino allo sviluppo delle competenze, quelle trasversali &ndash; le cosiddette soft skills o life skills nell&rsquo;accezione più ampia dell&rsquo;OMS &ndash; in particolare. 
In questi nostri tempi, funestati tanto da un biennio di crisi sanitaria quanto dal profondo dramma umanitario disseminato nel cuore dell&rsquo;Europa dalla guerra e contraddistinti dalla perdita delle certezze, dall&rsquo;aumento delle fragilità o dall&rsquo;acuirsi delle distanze sociali e culturali, anche il mondo dell&rsquo;istruzione è chiamato a razionalizzare e ricomporre tanta complessità emotiva, per poi ricostruire nuove dimensioni; perché la scuola è fatta soprattutto di flussi didattici ma prima ancora educativi ed essi sono costituiti da azioni, intuizioni, gesti piccoli e grandi che creano ponti e accorciano le distanze. 
Oramai, anche nel processo d&rsquo;insegnamento/apprendimento i docenti sono chiamati quotidianamente ad affrontare la sfida dell&rsquo;accoglienza e dell&rsquo;inclusione: decodificano stati d&rsquo;animo, valorizzano le emozioni e contribuiscono a creare la consapevolezza di sé, presa di coscienza irrinunciabile per ogni individuo che cerca di non naufragare nelle tempeste che stanno sballottando il mondo. 
Ecco dove sta il ruolo decisivo delle soft skills, o competenze trasversali non cognitive, quali l&rsquo;autonomia operativa, il pensiero critico, la creatività, il problem solving, la flessibilità o l&rsquo;adattabilità: attraverso il loro esercizio si realizza la relazione educativa, pietra d&rsquo;angolo di ogni comunicazione autentica tra soggetti che interagiscono; la relazione educativa, per sua natura interattiva e bidirezionale, incentiva gli scambi e stimola la costruzione di significati condivisi, di &ldquo;universi comuni&rdquo; che uniscono e limitano ogni distanza ideologica, culturale o sociale. 
L&rsquo;insegnante/educatore, oggi, deve necessariamente saper mediare in modo assertivo ed empatico, esercitando quel valore aggiunto nodale che si sostanzia nel riconoscimento delle emozioni e nella valorizzazione delle attitudini o dei talenti dei discenti.

Daniele Scarampi 
Dirigente scolastico e autore

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&ldquo;Non si tratta di vedere o sentire cose diverse, si tratta di guardarle e ascoltarle in modo diverso&rdquo;
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Costruire universi comuni

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