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Confrontarsi con un testo di studio
Perché gli alunni hanno tante difficoltà a confrontarsi con il testo di studio? È tutto dovuto alle difficoltà intrinseche del testo espositivo? Oppure dipende anche dai diversi scopi di lettura del testo espositivo? E quante e quali sono le responsabilità della scuola? Di Maria Cristina Peccianti.
Per riflettere sulle difficoltà dei bambini nei confronti dei testi di studio osserviamo ancora una volta i dati Invalsi, nello specifico, i risultati di italiani e stranieri di 2° generazione della prova di lettura della 5° classe del 2017.
Poiché la prova di lettura di quella classe chiede di comprendere un testo narrativo e un
testo espositivo
, osservando i risultati disaggregati dei due testi, abbiamo la palese conferma di quanto aumentino per i ragazzi, specie stranieri, le difficoltà di comprensione di un testo espositivo, anche laddove siano state dimostrate discrete capacità di orientamento nel narrativo.
Se infatti gli
stranieri
si sono distaccati in media di circa 3 punti dagli italiani nei risultati circoscritti al testo narrativo, il distacco sale a meno 7 punti nella media dei risultati relativi al testo espositivo, con una differenza negativa fra la media delle risposte giuste date dagli stranieri nel testo narrativo e quelle date nel testo espositivo di 16 punti, che sono veramente tanti e devono indurci a porci delle domande.
Comprensione del testo e apprendimento disciplinare
La
prima domanda
che sorge spontanea è: perché accade questo? È tutto dovuto alle difficoltà intrinseche del testo espositivo? Oppure dipende anche dai diversi scopi di lettura del testo espositivo, sul quale si richiedono operazioni cognitive più complesse, come fare collegamenti, riconoscere relazioni, schematizzare ecc.? E se alla fine del ciclo primario un po’ tutti i ragazzi (anche la differenza fra i punti percentuali, ottenuti nel testo espositivo rispetto al narrativo, da parte degli italiani è pesantemente negativa) trovano notevoli difficoltà ad orientarsi nel testo espositivo, quante e quali responsabilità ha la scuola?
Crediamo che nessuno dei fattori citati sia da solo determinante per le problematicità legate al testo espositivo, ma che esse nascano da un loro
intreccio
e dall’impatto con altre variabili scolastiche ed extrascolastiche.
Forse non ci rendiamo conto delle difficoltà che si trova improvvisamente ad affrontare un
bambino di 3°
, specie se di origine straniera, posto davanti ai primi testi espositivi delle discipline, brevi ma molto densi di informazioni e di parole settoriali, spesso caratterizzati da largo uso di sinonimi, come “fonte storica”, già di per sé difficile, chiamata nello stesso testo anche “documento” e “traccia”.
E diciamo “improvvisamente” in quanto i bambini di 8 anni
non
sono stati minimamente
preparati
a lavorare sulla comprensione di veri testi espositivi ed arrivano ad essi avendo alle spalle un lavoro sul testo limitato a brevi racconti, descrizioni o poesie strettamente legati ai loro mondi realistici o fantastici, su cui vengono richieste operazioni semplici, per lo più di comprensione diretta e globale.
Né il
lavoro sulla comprensione
, di fatto assegnato al testo delle letture, prende in carico il testo espositivo (o informativo, come più spesso viene chiamato) in modo adeguato rispetto ai bisogni, ma ridotto a poche paginette finali, con una palese divaricazione, se vogliamo un po’ bizzarra, fra due percorsi disciplinari di cui non può essere ignorata la stretta connessione, anche temporale.
Risposte didattiche
Come ricordato in altra sede i testi di studio hanno indubbiamente delle
difficoltà intrinseche
di tipo funzionale, in buona parte legate alle caratteristiche e agli scopi dei testi espositivi i quali offrono un modello di lingua colto, adatto a esprimere funzioni cognitive complesse, molto lontano dal linguaggio orale e dagli scambi interattivi quotidiani a cui sono esposti bambini e ragazzi. Senza considerare le molteplici difficoltà non funzionali, ma diffuse nei testi di studio, che ben poco rispettano le regole dello scrivere chiaro per un pubblico di lettori inesperti e con specifiche finalità didattiche.
È quindi importante lavorare sistematicamente sulla comprensione del testo espositivo, iniziando fin dalla 3° classe e puntando sullo sviluppo delle abilità di
metacomprensione
, che significa rendere gli alunni consapevoli delle operazioni da fare per comprendere un testo e delle strategie più efficaci per raggiungere gli scopi di lettura dei testi espositivi, che sono la base prima e imprescindibile per svolgere con successo un’attività di studio. Attività che richiede tuttavia passi successivi (elaborare e memorizzare le informazioni, esporre oralmente) che non meno della comprensione pongono particolari difficoltà agli alunni stranieri. Per questo la didattica deve farsene carico, con attività mirate, e non aspettarsi che i bambini imparino da soli, magari per prove ed errori o più spesso con l’aiuto domestico dei familiari, lasciando indietro quelli che sull’aiuto domestico non possono contare.