Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Tra non molti giorni il Ministero dell&rsquo;Istruzione e del Merito emaner&agrave; la rituale circolare sulle iscrizioni nelle scuole di ogni ordine e grado per l&rsquo;a.s. 2024-2025. Sar&agrave; questa l&rsquo;occasione per valutare l&rsquo;impatto che avr&agrave; il fenomeno della denatalit&agrave; nel nostro sistema scolastico e segnatamente nella scuola dell&rsquo;infanzia, il primo grado interessato agli effetti del fenomeno.

I numeri della denatalit&agrave;

Il 2022 sar&agrave; ricordato come l&rsquo;anno in cui per la prima volta dall&rsquo;Unit&agrave; d&rsquo;Italia le nascite sono scese sotto la quota di 400 mila unit&agrave;; &egrave; da presumere quindi che continuer&agrave;, correlativamente, la diminuzione dei bambini che si iscriveranno alla scuola dell&rsquo;infanzia e a seguire agli altri gradi scolastici.

Possiamo anche ipotizzare l&rsquo;entit&agrave; di tale diminuzione se prendiamo come riferimento i dati pubblicati dal MIM e riferiti agli aa.ss. 2022-2023 e 2023-2024. Confrontando i due anni scolastici si registra una diminuzione dello 0,38% nel numero delle sedi scolastiche (con una perdita di 49 plessi), dell&rsquo;1,48% nel numero di bambini e dello 0,92% nel numero di sezioni (con la diminuzione di circa 370 sezioni). Se queste percentuali verranno confermate anche per il 2024-2025 (e non c&rsquo;&egrave; motivo di ritenere che ci&ograve; non avvenga) nel prossimo anno scolastico ci saranno le medesime diminuzioni. Va anche segnalato che quand&rsquo;anche dovessero essere varate politiche aggressive, strutturali e organiche di sviluppo della natalit&agrave;, queste cominciano a esplicare i loro effetti dopo anni, e d&rsquo;altro canto non si vedono all&rsquo;orizzonte politiche di questo tipo. Il problema sembra completamente ignorato.

Eppure, se i risparmi dovessero essere reinvestiti nel settore 0-6, questa potrebbe essere un&rsquo;occasione importante per dare slancio e prospettive di sviluppo a tutto questo settore. Non dimentichiamo che mentre si versano fiumi di lacrime di coccodrillo sul fatto che nascano meno bimbi, l&rsquo;accesso al nido presenta ancora dei costi esorbitanti per troppe famiglie, malgrado il varo del pomposo sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 (D.Lvo 65/2017). E, per quanto riguarda la scuola dell&rsquo;infanzia, &egrave; noto che ancora oggi ogni sezione pu&ograve; essere costituita fino a un massimo di 29 bambini (DPR 81/2009) e i posti di potenziamento sono rarefatti.

Probabilmente non sono queste misure che determinano automaticamente un innalzamento del livello di qualit&agrave; del servizio offerto, ma possono indubbiamente contribuire a qualificare maggiormente l&rsquo;offerta formativa.

Ad esempio, con qualche risorsa professionale in pi&ugrave;, le scuole, come spesso sottolineava il collega Giancarlo Cerini, potrebbero: 

1) ampliare e consolidare le compresenze&nbsp;giornaliere; 

2) attivare forme di coordinamento pedagogico e didattico (anche in relazione a quanto previsto dal D.Lvo 65/2017); 

3) svolgere attivit&agrave; di prevenzione, sostegno, supporto&nbsp;nei confronti di bambini in situazioni di disagio o difficolt&agrave;;

4) completare l&rsquo;organico&nbsp;per le sezioni funzionanti ancora ad orario ridotto;

5) subentrare alla gestione di scuole dell&rsquo;infanzia non statali, stante le difficolt&agrave; di enti locali o soggetti paritari.

Insomma, si potrebbe intervenire su vari livelli, se solo ci fosse la sensibilit&agrave; politica.

I punti deboli dello 0-6...

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