Virtù dell’errore

Le tecnologie peggiorano l’apprendimento? Che cosa dice veramente il rapporto OCSE

Bambini e sessualità, un avvicinamento troppo precoce?

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Anche a livello universitario il passaggio, avvenuto durante l’emergenza, dalle lezioni in presenza alla didattica a distanza ha presentato alcune criticità e sembra essere stato un ulteriore motivo di preoccupazione per gli studenti. Quest’ultimo aspetto è emerso anche dalle risposte di un campione di circa 700 studenti e studentesse dell’Università di Udine a cui è stato somministrato un questionario sulla “vita universitaria durante il Covid-19”, nell’ambito del progetto AgiataMente (coordinato dal prof. Fedeli). Oltre alle preoccupazioni per la salute e per la possibile crisi economica, la maggior parte dei rispondenti (54%) ha riferito preoccupazioni relative al proprio percorso di studi e all’impatto delle misure emergenziali sullo stesso. A livello emotivo sono emerse alcune criticità: circa la metà dei rispondenti presentava difficoltà di concentrazione (54%) e tendenza a procrastinare lo studio (50%). Molto frequenti sono risultati anche stati di disagio emotivo, come un costante senso di tristezza e stanchezza (42%), una sensazione di agitazione e nervosismo (33%) o uno stato protratto di ansia (32%). Ripetute anche le alterazioni nel sonno (42%) e nell’appetito (35%). D’altra parte, sono emersi anche risvolti positivi del lockdown: oltre ad alcuni elementi prevedibili (per esempio avere maggior tempo a disposizione per dedicarsi alla lettura o ad altre attività gradite), questo periodo è stato per alcuni un’occasione per acquisire maggior consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie emozioni (34%) o per scoprire talenti e interessi personali (17%). Infine, quasi la metà del campione ha indicato che tra le cose che mancavano loro maggiormente durante le restrizioni dovute al lockdown vi era la possibilità di frequentare l’università, le lezioni, la biblioteca e così via.

Crescentini C., Feruglio S., Matiz A., Paschetto A., Vidal E., Cogo P., Fabbro F. (2020), «Stuck outside and inside: an exploratory study on the effects of the COVID-19 outbreak on Italian parents and children’s internalizing symptoms». Frontiers in Psychology 11:586074. doi: 10.3389/fpsyg.2020.586074 Feruglio S., Matiz A., Cogo P., Vidal E., Paschetto A., Fabbro F., Crescentini C. (under review), «Isolated and blocked adolescents: a study on the psychological effects of the COVID-19 outbreak».Rajkumar R.P. (2020), «COVID-19 and mental health: a review of the existing literature», Asian Journal of Psychiatry, 52, 102066. doi: 10.1016/j.ajp.2020.102066Spinelli M., Lionetti F., Pastore M., Fasolo M. (2020), «Parents’ stress and children’s psychological problems in families facing the COVID-19 outbreak in Italy», Frontiers in Psychology, 11, 1713. doi: 10.3389/fpsyg.2020.01713 Wang C., Pan R., Wan X., Tan Y., Xu L., Ho C.S. et al. (2020), «Immediate psychological responses and associated factors during the initial stage of the 2019 Coronavirus disease (COVID-19) epidemic among the general population in China», International Journal of Environmental Research and Public Health, 17, 1729. doi: 10.3390/ijerph17051729 Xiang M., Zhang Z., Kuwahara K. (2020), «Impact of COVID-19 pandemic on children and adolescents’ lifestyle behavior larger than expected», Progress in Cardiovascular Diseases, 63, 531-532. doi: 10.1016/j.pcad.2020.04.013

La diffusione del nuovo coronavirus Covid-19 ha portato a una crisi sanitaria globale con implicazioni allarmanti, non solo in rapporto alla salute individuale e collettiva, ma anche sul piano emotivo e sociale: dalle prime ricerche pubblicate sul tema è emerso, come risposta comune all’emergenza, un aumento dei problemi di ansia e di depressione (Rajkumar, 2020; Wang et al., 2020). I più giovani, nonostante siano stati meno colpiti direttamente dall’infezione di SARS-Cov2, potrebbero essere tra i più esposti agli effetti indiretti della pandemia. La chiusura delle scuole ha bruscamente interrotto la loro routine quotidiana agevolando l’emergere di alcuni comportamenti potenzialmente non salutari, come la riduzione dell’attività fisica e l’incremento del tempo passato davanti alla televisione e/o al computer (Xiang et al., 2020). Il distanziamento sociale li ha privati della possibilità di incontrare i propri amici e coetanei, uno degli aspetti che più caratterizza il periodo dell’adolescenza e che favorisce l’autonomia e l’individuazione dei ragazzi dalla propria famiglia di origine. Infine, l’assenza di informazioni dirette ai più piccoli potrebbe aver reso ancora più complesso per i bambini comprendere ed elaborare l’emergenza. D’altra parte anche la maggior parte dei genitori ha dovuto riorganizzare le proprie giornate e trovare un nuovo equilibrio tra vita personale, smart working e gestione dei figli. Possiamo immaginare come in questa situazione di grande pressione alcuni genitori si siano trovati in difficoltà nel dare supporto ai figli e nell’affrontare le loro (e le proprie) paure e insicurezze (si veda per esempio Spinelli et al., 2020). Diventa allora fondamentale interrogarci su come i giovani e, più in&nbsp;generale, le famiglie abbiano vissuto le sfide emotive e sociali di questo periodo e quale sia stato l’impatto della pandemia sul loro benessere psicologico. Comprendere quali fattori hanno promosso la resilienza durante il lockdown e quali invece hanno aumentato il rischio di sviluppare sintomi di sofferenza psicologica ci permette di riflettere sulla gestione di futuri periodi di emergenza per pianificare strategie di contenimento del virus che tutelino anche il benessere psicologico.

<img filer_id="232650" src="/d/filer/sharing/1618905906/232650/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 342px; width: 400px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1618905906/232650/">Durante il secondo mese di lockdown in Italia (aprile/maggio 2020) il gruppo di ricerca del prof. Franco Fabbro e del prof. Cristiano Crescentini dell’Università di Udine, in collaborazione con la divisione di Pediatria di Udine, ha condotto due studi (Crescentini et al., 2020; Feruglio et al., under review), tramite questionario, a cui hanno preso parte circa 200 adolescenti (16-19 anni) delle regioni del Nord-Est e 850 genitori con almeno un figlio tra i 6 e i 18 anni di età delle regioni del Nord e Centro Italia. La prima parte del questionario si focalizzava sull’esperienza soggettiva dell’emergenza, ovvero come i genitori e gli adolescenti stavano vivendo durante il lockdown (per esempio quante ore al&nbsp;giorno praticavano sport o seguivano lezioni online, se lavoravano in smart working, quanto tempo passavano a informarsi sui media riguardo alla pandemia ecc.), e quale era il loro pensiero riguardo alla crisi (per esempio quanta paura avevano di contrarre il virus o quanto spesso pensavano a possibili opportunità secondarie della crisi, come il disporre di più tempo per sé stessi o il ridursi dell’inquinamento ambientale); la seconda parte del questionario mirava a valutare i sentimenti e le emozioni provate nelle ultime settimane di lockdown, come il grado di ruminazione mentale, la presenza di sintomi relati allo stress post-traumatico, all’ansia e alla depressione. In uno dei due studi ai genitori veniva anche richiesto di valutare gli stessi sintomi mostrati dai loro figli. Da entrambi gli studi è emerso come la maggior parte dei partecipanti disponesse di risorse psico-sociali sufficienti per far fronte alla pandemia (in media le problematiche riportate non rientravano in un range clinico); tuttavia, è emerso anche che la pandemia e il periodo di lockdown hanno effettivamente avuto un impatto negativo sulla salute mentale di molti genitori, di molti adolescenti e bambini. Circa il 40% degli adolescenti ha riportato di avere moderati sintomi da stress post-traumatico e un livello elevato di ansia. Un genitore su tre ha dichiarato di soffrire&nbsp;di sintomi da stress post-traumatico, riscontrando inoltre un aumento di problematiche di natura psicologica nei figli, con segnali di ansia o di depressione in circa un ragazzo su quattro. Tra gli adolescenti sono risultate più a rischio le ragazze, in particolare chi presentava una predisposizione della personalità verso l’ansia. Anche tra i genitori intervistati sono le mamme – specialmente quelle con figli piccoli – ad aver risentito maggiormente dell’emergenza. I risultati dei questionari testimoniano anche che i comportamenti e gli stili di vita adottati durante il lockdown hanno avuto un’influenza importante sul benessere psicologico. Gli adolescenti che hanno praticato quotidianamente (una o più ore al giorno) sport o attività fisica riportavano maggiori emozioni positive, e i genitori più attivi mostravano i livelli più bassi di ansia e di depressione. Al contrario, passare molto tempo (più di due ore al giorno) a informarsi sugli svilupi della pandemia nei vari media ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale degli adolescenti. Per quanto essere aggiornati sull’evoluzione dell’emergenza fosse fondamentale, per esempio per adottare e rispettare le corrette misure di sicurezza, una grande esposizione a notizie stressanti, travolgenti e spaventose, sembra aver alimentato sentimenti negativi e insicurezze. I ragazzi che seguivano un maggior numero di ore di didattica online (più di tre ore al giorno) hanno inoltre riportato un livello più elevato di ansia. È altresì emerso che avere molta paura di essere infettati dal virus correlava direttamente con la presenza di sintomi di ansia e di stress post-traumatico sia negli adolescenti sia nei genitori. Il grado di ansia e depressione di questi ultimi si è poi rivelato altamente correlato agli stessi problemi osservati da quei genitori sui loro figli. Un ultimo fattore importante, in questo caso legato al benessere&nbsp;dei genitori, si è dimostrato essere la loro capacità di considerare la crisi sanitaria da una prospettiva più ampia, pensando a possibili opportunità secondarie della pandemia sia per la propria vita sia per l’ambiente. Questo tentativo di non lasciarsi pervadere e sopraffare dallo stress, ma piuttosto di preservare e nutrire una prospettiva che portasse sicurezza e speranza durante la pandemia, si è rivelato un elemento centrale di resilienza.

È fondamentale offrire sostegno psicologico ai giovani e alle loro famiglie per evitare che l’emergenza sanitaria si trasformi in un’“emergenza emotiva”

Gli effetti psicologici tra gli adolescenti, i bambini e i genitori

I risultati di questi studi al tempo del Covid-19 hanno riconfermato l’importanza di monitorare l’impatto psico-sociale della pandemia, sia per promuovere il mantenimento di uno stato di benessere, sia per prevenire l’aggravarsi di condizioni di disagio. Più nello specifico, i risultati evidenziano che genitori, insegnanti e studenti dovrebbero essere consapevoli dei rischi dell’esposizione massiccia e non modulata ai media, incoraggiando invece un approccio critico e ponendo dei limiti adeguati alla ricerca di notizie. Inoltre, dato che il ricorso alla formazione a distanza è in costante aumento e considerato che grazie ad essa sarà possibile garantire il diritto all’istruzione in caso di future situazioni di emergenza, appare urgente che la ricerca approfondisca l’esperienza soggettiva dei giovani che frequentano lezioni online, trovando il modo migliore per facilitare il loro apprendimento in un ambiente sicuro. Infine, in questa situazione straordinaria in cui è necessario un continuo adattamento ai limiti imposti dalla pandemia, è fondamentale fornire un sostegno e un’educazione psicologica non solo ai gruppi a rischio più elevato, ma anche ai giovani e ai genitori per aiutarli a prendersi cura del benessere proprio e dei figli, in modo che l’emergenza sanitaria non si trasformi in una vera e propria “emergenza emotiva”.

Alcuni genitori hanno avuto difficoltà ad affrontare le proprie insicurezze e quelle dei figli

La didattica a distanza

La diffusione del nuovo coronavirus Covid-19 ha portato a una crisi sanitaria globale con implicazioni allarmanti, non solo in rapporto alla salute individuale e collettiva, ma anche sul piano emotivo e sociale: dalle prime ricerche pubblicate sul tema è emerso, come risposta comune al

La diffusione del nuovo coronavirus Covid-19 ha portato a una crisi sanitaria globale con implicazioni allarmanti, non solo in rapporto alla salute individuale e collettiva, ma anche sul piano emotivo e sociale: dalle prime ricerche pubblicate sul tema è emerso, come risposta comune all’emergenza, un aumento dei problemi di ansia e di depressione (Rajkumar, 2020; Wang et al., 2020).I più giovani, nonostante siano stati meno colpiti direttamente dall’infezione di SARS-Cov2, potrebbero essere tra i più esposti agli effetti indiretti della pandemia. La chiusura delle scuole ha bruscamente interrotto la loro routine quotidiana agevolando l’emergere di alcuni comportamenti potenzialmente non salutari, come la riduzione dell’attività fisica e l’incremento del tempo passato davanti alla televisione e/o al computer (Xiang et al., 2020). Il distanziamento sociale li ha privati della possibilità di incontrare i propri amici e coetanei, uno degli aspetti che più caratterizza il periodo dell’adolescenza e che favorisce l’autonomia e l’individuazione dei ragazzi dalla propria famiglia di origine. Infine, l’assenza di informazioni dirette ai più piccoli potrebbe aver reso ancora più complesso per i bambini comprendere ed elaborare l’emergenza.D’altra parte anche la maggior parte dei genitori ha dovuto riorganizzare le proprie giornate e trovare un nuovo equilibrio tra vita personale, smart working e gestione dei figli. Possiamo immaginare come in questa situazione di grande pressione alcuni genitori si siano trovati in difficoltà nel dare supporto ai figli e nell’affrontare le loro (e le proprie) paure e insicurezze (si veda per esempio Spinelli et al., 2020). Diventa allora fondamentale interrogarci su come i giovani e, più in generale, le famiglie abbiano vissuto le sfide emotive e sociali di questo periodo e quale sia stato l’impatto della pandemia sul loro benessere psicologico. Comprendere quali fattori hanno promosso la resilienza durante il lockdown e quali invece hanno aumentato il rischio di sviluppare sintomi di sofferenza psicologica ci permette di riflettere sulla gestione di futuri periodi di emergenza per pianificare strategie di contenimento del virus che tutelino anche il benessere psicologico.

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