Le bambine e i bambini di Lampedusa: un progetto di scrittura autobiografica

Uno strumento di didattica interculturale e di educazione al rispetto.

di Redazione GiuntiScuola03 ottobre 20195 minuti di lettura
Le bambine e i bambini di Lampedusa: un progetto di scrittura autobiografica | Giunti Scuola
Celebriamo il 3 ottobre, giornata dell’accoglienza, dando voce ai bambini e ai ragazzi di Lampedusa. Un progetto e un libro raccontano i loro sogni, timori, pensieri.

Il progetto di narrazione e scrittura di sé nasce all’interno di un percorso organizzato da un gruppo di esperte in metodologie autobiografie per conto della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (www.lua.it) svoltosi dal 2014 al 2018 ed è raccontato in un libro: Restituire parole. Una ricerca autobiografica a Lampedusa (Mimesis, 2019). 

 

In ascolto delle storie 

L’intento era quello di esplorare e conoscere, dall’interno, la questione interculturale e le problematiche dell’isola rispetto al tema della comunicazione e dell’inclusione a partire dalla percezione degli abitanti di Lampedusa e della loro identità in un territorio complesso, di confine, di conflitti e soprattutto, in un luogo raccontato da molti, ma poco dagli stessi isolani. Il primo passo è stato l’incontro con la popolazione e i racconti di alcuni “testimoni privilegiati” per riflettere insieme sull’Isola. Incontri di storie inconsuete, rimaste nell’ombra della Storia e che meritavano di emergere, di essere conosciute. In una fase successiva della ricerca, dopo aver ascoltato e scritto a Lampedusa, ci siamo interrogate sul fatto che forse mancava ancora qualcosa. Occorreva tornare indietro, togliere, diminuire aspettative, sovrastrutture, ideali. Era necessario farsi più piccoli, tornare bambini, o meglio, andare verso i bambini e le bambine. E allora tornare sull’isola e stare con loro avrebbe potuto aggiungere sapore, forza e rispetto a questa ricerca. Tornare in classe dove si va per imparare, per conoscere e per crescere. Tornare per offrire una modalità di raccontarsi e di fare comunità differenti grazie alla scrittura autobiografica. Scrittura che può divenire ulteriore elemento di Pedagogia della narrazione e della memoria e insieme un modo per valorizzare se stessi, le proprie specificità e nello stesso tempo il proprio rapporto con il mondo esterno. Tornare con una proposta, quella della scrittura autobiografica come strumento di didattica interculturale e di educazione al rispetto, all’ascolto e all’accoglienza che crea scambio di esperienze e maggior capacità di accettazione di sé e dell’altro-da-sé. 

 

La voce alle bambine e ai bambini di Lampedusa 

Rivolgere un laboratorio di scrittura autobiografica alle bambine e ai bambini con l’auspicio di poter restituire l’immagine fedele e non filtrata delle loro storie. Grazie alla strada già percorsa a Lampedusa, relazioni di fiducia si erano instaurate e tra queste quella con la dirigente dell’Istituto comprensivo “Luigi Pirandello”, contatto prezioso per la presentazione del nostro progetto. I ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado, per l’esattezza la 1a A e di 1a C, ci stavano aspettando. Ma prima era importante condividere con i docenti dell’Istituto la metodologia, con il suo impianto teorico-pratico all’interno di un modulo formativo utilizzato per l’aggiornamento dei docenti dell’Istituto. Una formazione sulla metodologia autobiografica con l’obiettivo di condividere e collaborare alla fase successiva: la realizzazione del percorso autobiografico nelle due classi.

 

Scrivere di sé, dell’isola, degli incontri…

Il primo con i ragazzi è stato dedicato al “patto autobiografico”: un primo passo grazie al quale muoversi in completa astensione dal giudizio, con tempi equilibrati tra oralità e scrittura, invitando alla condivisione di quanto scritto come dono di “prestiti narrativi”. Una scrittura fatta in autonomia ma in un contesto di gruppo in uno “stare individualmente insieme”. Una prima parte dunque fatta di riti capaci di contenere e di fare da cornice alla scrittura con la lettura di testi narrativi, filastrocche utili per sollecitare altre meditazioni e nuove parole scritte. In questa ottica e per facilitare un clima favorevole a introspezione e riflessività, gli incontri si sarebbero aperti dunque dedicando del tempo a una scrittura libera, svincolata da sollecitazioni precise e sarebbero terminati con la richiesta di restituire una parola che esprimesse lo stato d’animo del momento

Dopo il rito di apertura, sarebbero seguiti input di scrittura precisi presentati in due modi differenti: il primo attraverso la metafora della casa, intesa come luogo intimo e conosciuto; il secondo invece, ispirandosi alle elezioni amministrative in corso, sulla possibilità di pensarsi sindaco di Lampedusa con il proprio programma elettorale da condividere con la classe. Tre incontri con in comune un’unica richiesta precisa: l’impegno a scrivere, il rispetto per gli scritti altrui, la sospensione del giudizio e la cura delle relazioni nel gruppo e fuori.

 

Per saperne di più

Caterina Benelli, Daniela Bennati e Sara Bennati, Restituire parole. Una ricerca autobiografica a Lampedusa, Mimesis, 2019


 

Una poesia di Alda Merini per Lampedusa

Una volta sognai

di essere una tartaruga gigante

con scheletro d’avorio

che trascinava bimbi e piccini e alghe…

 

Continua a leggere la poesia su https://magazine.lampedusa.today/blog/una-volta-sognai-poesia-alda-merini-lampedusa/

 
 
 
 
 
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