Voglio andare a scuola!

La scuola è vissuta dalla maggioranza dei bambini come una pratica scontata, ma in alcuni Paesi è ancora un diritto da difendere

di Angela Maltoni15 gennaio 20205 minuti di lettura
Voglio andare a scuola! | Giunti Scuola
 
 
 
 

Sensibilizzare ai diritti partendo dalle prime classi

La scuola rappresenta oggi – in un modo quasi scontato, direi – una bella porzione della vita dei nostri bambini, tanto da essere sempre più spesso percepita come un dovere piuttosto che un diritto. Per questo motivo in ogni ciclo scolastico dedico parte della programmazione annuale a questo argomento sensibile, cercando di proporre attività abbinate al lavoro sui diritti dell’infanzia con modalità e contenuti ogni volta sempre più approfonditi e di largo respiro.
Con l’intento di far riemergere quei ricordi legati alla loro prima esperienza in un’aula, si comincia sempre parlando della scuola come un fatto naturale che coinvolge ogni bambino nelle diverse fasi della crescita. Spesso, in prima, mi limito a leggere I diritti dei bambini in parole semplici e ad intrattenerli col gioco Il cammino dei diritti . A partire dalla seconda passo al testo semplificato della Convenzione, per sensibilizzarli al fatto che non tutti i loro coetanei sono così fortunati da poter frequentare la scuola.

 

I bambini nomadi e il loro desiderio di imparare

Quest’anno invece – in terza – ho scelto di leggere un testo molto toccante, dove il protagonista è un bambino Rom che chiede, dopo l’incendio dell’accampamento in cui vive, di poter continuare ad andare a scuola. Il tema è stato recepito con una certa sensibilità dalla classe, agevolati anche dal fatto che tra di loro è presente un compagno che abita in un campo nomadi. Dalla discussione, sollecitata in modo naturale dalla lettura, sono emerse soprattutto le difficoltà legate alla distanza tra l’abitazione e la scuola, perché non tutti i bambini abitano vicino e spesso – come Adrian, il protagonista del racconto – “devono fare molta strada per raggiungerla”. Un’altra interessante proposta è stata Le acrobazie di Martina , tratta da Il libro dei diritti dei bambini , in cui si parla di una bambina del circo che, nonostante viva in mezzo a tanta gente e a tanta animazione, è sempre triste perché circondata da adulti che non immaginano proprio che il suo desiderio più grande sarebbe quello di poter frequentare la scuola ed avere dei compagni.
Al termine delle letture ho sollecitato i bambini a spiegare i motivi in base ai quali la scuola per loro è importante. Il lavoro si è svolto in maniera individuale ma quel che ne è scaturito è stato come sempre condiviso tra tutti e letto ad alta voce . In un secondo momento, su loro richiesta, è stato poi realizzato un cartellone con le frasi più significative corredate da disegni.

 

Percorsi casa-scuola in giro per il mondo

Nello scorso ciclo scolastico, in quarta, ho invece affrontato il tema del diritto all’istruzione partendo da immagini – cercate in rete assieme ai bambini – sulle strade e i percorsi affrontati quotidianamente da loro coetanei in ogni parte del mondo per raggiungere la scuola . Dividendo la classe in piccoli gruppi abbiamo “individuato” alcune scuole, ubicate agli antipodi in continenti diversi, ognuna delle quali è stata segnata su carte geografiche settoriali dell’Europa, dell’Asia e delle Americhe. In un secondo momento ne abbiamo fissato le diverse rilevazioni su un planisfero, indicando con un bollino adesivo verde le scuole facilmente raggiungibili con mezzi pubblici e con uno rosso quelle che obbligano invece a percorsi difficoltosi e talvolta pericolosi. In questo modo è emerso quanto i Paesi del sud del mondo abbiano strutture scolastiche lontane dai centri abitati o comunque poco agevoli da raggiungere. Quello che ha colpito maggiormente i bambini è che ci siano loro coetanei che debbano sobbarcarsi molti chilometri a piedi o attraversare tutti i giorni corsi d’acqua o ponti sospesi nel vuoto per raggiungere la scuola. Alcune immagini relative a scuole del Centro Africa in cui – seduti a terra – si fa lezione dentro una capanna li hanno fatti riflettere e apprezzare la loro condizione privilegiata.

Le scuole sono tutte uguali?

Alcuni anni fa ho lavorato alla realizzazione di un libro sulle scuole nel mondo “confezionato” dai bambini, col quale abbiamo partecipato al concorso Libranch’io intercultura. In quel caso il lavoro – realizzato in totale autonomia – si era concentrato sulle scuole dei loro Paesi d’origine. La ricerca è stata lunga e ogni bambino ha gestito da solo o in piccolo gruppo il reperimento del materiale e la successiva realizzazione delle parti scritte. Per la scelta del formato e per uniformare i contenuti ricordo che si erano fatte delle vere e proprie riunioni in cui ognuno di loro aveva espresso la propria opinione sul da farsi. Una volta decise le modalità da seguire per la realizzazione del libro, col mio aiuto sono state elaborate le pagine ed è nato così un volume di grande formato.

 

Alcuni libri per i più grandi

In quinta affronto solitamente la negazione del diritto alla scuola con una ricerca basata sui dati e le statistiche relative a quei bambini che nel mondo non la frequentano. L’argomento si sviluppa anche attraverso la lettura di alcuni testi molto significativi e toccanti, storie molto diverse che parlano del presente ma anche del passato. In Non calpestate i nostri diritti, per esempio, Lia Levi racconta la vicenda di un bambino ebreo costretto ad abbandonare la scuola per via delle leggi fasciste. Un’altra lettura significativa è Viki voleva andare a scuola, la storia vera di un bambino con una marcia in più arrivato in Italia dall'Albania: è bravo a scuola e vuole imparare. Anche La scuola segreta di Nasreen – una bambina afgana che ogni giorno rischia di essere uccisa per frequentare le lezioni – ha fatto molto discutere sul desiderio di imparare raffrontato alle difficoltà che si incontrano per riuscirvi in quei paesi dove il diritto allo studio continua ad essere negato alle bambine.
A queste letture aggiungerei anche Storia di Malala, che proporrò ai miei alunni quando arriveremo in quinta.

 
 
 
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