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Vogliamo la pace, non svegliamo la guerra

Un brainstorming con bambine e bambini sulla parola “pace”: libri per ogni età, disegni, slogan in un'esperienza di classe

di Angela Maltoni09 marzo 20221 minuto di lettura
Vogliamo la pace, non svegliamo la guerra | Giunti Scuola

Mi sono chiesta spesso se la scuola debba affrontare tematiche complicate e delicate come la guerra, la migrazione, la persecuzione. La risposta, quasi istintiva, è sempre stata positiva. Perché i bambini non sono isolati dal mondo che li circonda e nelle loro teste le notizie ascoltate dai telegiornali, lette sui titoli dei quotidiani o i discorsi preoccupati dei genitori si amplificano e necessitano di risposte. 

Partire dalla pace

Perché non partire dalla pace e dall’importanza del suo valore? Questa è la domanda che mi pongo tutte le volte che penso sia necessario affrontare il tema della guerra. E allora, parallelamente alle discussioni sul conflitto, incoraggio i bambini ad andare oltre e a individuare quanto sia utile pensare a superare le brutture del nostro mondo.

In queste ultime settimane la proposta di riflessione è partita da un brainstorming sulla parola “pace”, seguita dalla ricerca di uno slogan comune. Una volta individuata la formula – Vogliamo la pace” –, la richiesta condivisa è stata quella di formulare altri slogan, questa volta personali, da scrivere e illustrare poi con un cartellone murale da mettere in bella mostra sulla porta della scuola in modo da sensibilizzare e far riflettere anche i genitori.

L’attività iniziale di brainstorming è stata stimolata dalla lettura della poesia di Gianni Rodari Il cielo è di tutti, la ricerca degli slogan dalla visione de Il grande libro della Pace di Todd Parr per Il Battello a Vapore. Adatto anche ai più piccoli, quest’ultimo propone una serie di situazioni in cui i protagonisti si sentono appagati e sereni. Insomma “sono in pace”. I bambini, ormai in quarta e avendo già affrontato molte volte questo argomento, si sono dimostrati molto maturi nel focalizzare l’attenzione non su sé stessi ma sul conflitto attuale e nel trovare nuove definizioni estremamente interessanti.

Tra queste mi piace ricordare:
 

“Stare in pace significa impegnarsi perché nel mondo non ci siano guerre”

"Pace significa abbandonare le armi e cercare un dialogo”

“Cerchiamo soluzioni per vivere tutti in pace”.

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“La guerra dorme, non bisogna svegliarla”

Se chiediamo a un bambino, anche molto piccolo, se sa cos’è la guerra, molto spesso la risposta è affermativa perché il suo modello deriva quasi sempre dall’uso precoce dei videogiochi. Si tratta di una visione distorta del fenomeno, determinata dai messaggi fuorvianti che genera: anche se i soldati impegnati in brutali combattimenti muoiono, magicamente ritornano in vita a seconda del punteggio accumulato. La realtà, purtroppo, è ben diversa ed è quindi compito anche della scuola far riflettere i bambini sulla differenza tra reale e immaginario.

Parto sempre col chiedere, in un brainstorming, cosa legano alla parola “guerra”. Con i miei alunni di quarta – che ancor prima di iniziare l’attività hanno chiesto di scrivere sul cartellone “No alla guerra” – mi sono accorta di quanta riflessione ci sia stata nella scelta delle parole giuste perché, a differenza di altre volte, sono affiorate lentamente. Tra tutte campeggia la parola “paura”, e da lì è partita la discussione. Certamente non è sempre facile scendere nei particolari, tuttavia di fronte a precise richieste è necessario strutturare risposte chiare ed esaurienti. A differenza di altre situazioni di conflitto, il fatto che i popoli impegnati nella guerra siano in Europa o al suo confine contribuisce ad aumentare le loro preoccupazioni. E proprio per questo motivo una delle attività svolte è stata individuare sulle carte geografiche dell’Europa e dell’Asia le zone interessate per poi tracciarne brevemente e con estrema semplicità la storia geopolitica.

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Successivamente sono ricorsa a una serie di stimoli derivanti dalla lettura di libri. Il primo proposto, adatto a tutte le classi della scuola primaria, è stato La guerra delle campane di Gianni Rodari, nella versione di grande formato edita da Emme Edizioni. A seguire ho utilizzato I conquistatori di David McKeen, edito da Il Castoro, che pur parlando di guerra lancia un grande messaggio di pace. Un altro libro interessante che in passato ho utilizzato in quinta – un bellissimo albo che serba anch’esso un forte messaggio positivo – è Il nemico. Una favola contro la guerra di Davide Calì, illustrato da Serge Bloch per Terre di Mezzo Edizioni. Attraverso la semplicità e l’immediatezza del testo e delle illustrazioni, è il racconto di un soldato e del suo nemico che pensa essere cattivissimo ma che in realtà, alla fine, non è poi così diverso da lui.


Per parlare di guerra in maniera delicata ai bambini più piccoli, interessanti sono le letture di alcuni albi illustrati. Tra i molti che affrontano questa tematica mi piace segnalare I sei corvi di Leo Lionni per Babalibri, Il litigio di Boujon Claude per Babalibri e Flon-Flon e Musetta di Elzbieta per AER Edizioni.  Quest’ultimo lancia un bellissimo messaggio, su cui tutti faremmo bene a riflettere: “La guerra si addormenta di tanto in tanto. E quando dorme, bisogna fare attenzione a non svegliarla”.

INSIEME PER LA PACE

Giunti Scuola propone una raccolta di percorsi didattici, approfondimenti, laboratori e letture sulla pace:

Insieme per la pace

https://www.giuntiscuola.it/insieme-per-la-pace

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