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Quando parliamo di verifiche intermedie, invece, ci riferiamo a qualcosa di pi&ugrave; ampio, a un momento di accertamento, di bilancio, staccato dal ritmo delle attivit&agrave; didattiche e che quindi l&rsquo;alunno non percepisce come una prova su quello che si &egrave; appena fatto in classe. Per certi aspetti rappresentano una pausa che ci permette di osservare &ldquo;dall&rsquo;alto&rdquo; quello che &egrave; successo. Questa osservazione &ldquo;valutativa&rdquo; dovrebbe dare meno importanza ai dettagli e mettere in risalto come le cose imparate in un certo periodo siano effettivamente &ldquo;disponibili&rdquo; anche quando non sono richiamate esplicitamente. 

Cos&igrave; la capacit&agrave; di usare correttamente i verbi ausiliari essere e avere non sar&agrave; pi&ugrave; verificata separatamente (o almeno non solo), cio&egrave; fuori da un contesto significativo, ma semmai all&rsquo;interno della capacit&agrave; di scrivere e parlare correttamente maturata da ogni alunno. 

Allo stesso modo un problema di aritmetica un po&rsquo; insolito, dunque non etichettato n&eacute; percepito come un problema &ldquo;sull&rsquo;addizione&rdquo; o &ldquo;sulla divisione&rdquo;, pu&ograve; servire per verificare la capacit&agrave; degli alunni di utilizzare le quattro operazioni.

Tutto questo non esclude che tra le verifiche intermedie siano inseriti esercizi focalizzati su un argomento delimitato a condizione che, nella fase della valutazione, i singoli risultati siano integrati tra loro per apprezzare l&rsquo;effettiva padronanza delle competenze su cui si &egrave; lavorato in classe.

Intendendo le verifiche intermedie in questo modo potremo disporre di elementi idonei a valutare il livello di apprendimento di ogni alunno con riferimento alle quattro dimensioni indicate nelle Linee guida del 2020: l&rsquo;autonomia, la capacit&agrave; di utilizzare abilit&agrave; e conoscenze anche in situazioni non note, la capacit&agrave; di mobilitare diversi tipi di risorse per portare a termine un compito e, infine, la continuit&agrave; nella manifestazione dell&rsquo;apprendimento.

Con le verifiche intermedie si passa dall&rsquo;esercizio quotidiano puntuale a un insieme di proposte di lavoro, meno strettamente legate alla singola abilit&agrave;, che consenta di effettuare un bilancio (sempre parziale e temporaneo) del raggiungimento di alcuni importanti obiettivi di apprendimento e, sullo sfondo, del grado di conseguimento dei traguardi previsti per ogni disciplina dalle Indicazioni nazionali. Una volta raccolti i risultati di queste verifiche sar&agrave; pi&ugrave; agevole pervenire alla valutazione di fine quadrimestre secondo le nuove norme per la valutazione introdotte dall&rsquo;anno scolastico 2020-2021.

Ma prima di iniziare il lavoro di scelta, o di elaborazione in proprio, delle verifiche, &egrave; utile capire qual &egrave; l&rsquo;intento che caratterizza le verifiche intermedie.

Ora chiediamoci: c&rsquo;&egrave; davvero differenza tra una verifica intermedia e gli esercizi che proponiamo abitualmente in classe? S&igrave;, c&rsquo;&egrave; differenza. E &egrave; importante tenerla presente e porvi attenzione.

Gli esercizi che quotidianamente possiamo proporre agli alunni (e non &egrave; detto che tutti gli insegnanti abbiano questa abitudine) hanno lo scopo di evidenziare, in modo istantaneo e puntuale, un determinato apprendimento. Se, ad esempio, un giorno abbiamo approfondito in classe l&rsquo;uso dei verbi ausiliari essere e avere, pu&ograve; essere utile proporre a caldo una serie di frasi chiedendo ai bambini di scegliere l&rsquo;ausiliare pi&ugrave; appropriato. &ldquo;Sono andato&rdquo; o &ldquo;ho andato&rdquo;, &ldquo;sono vissuto&rdquo; o &ldquo;ho vissuto&rdquo;, &ldquo;&egrave; piovuto&rdquo; o &ldquo;ha piovuto&rdquo;? Questo genere di esercizi, spesso chiamati &ldquo;verifiche&rdquo; come quelle intermedie o finali, sono caratterizzate da due elementi:

<ol>
	<li>riguardano una sola specifica abilit&agrave; o conoscenza;</li>
	<li>generalmente non hanno senso in s&eacute; ma solo, appunto, come esercizi, per avere un riscontro immediato del fatto che gli alunni abbiano capito una regola, una nomenclatura, un algoritmo&hellip; oppure che ricordino correttamente una nozione specifica (la tabellina del 6, le province di una regione, la definizione di area di una figura piana, ecc.).</li>
</ol>

La funzione delle verifiche intermedie &egrave; simile all&rsquo;esigenza che spinge il pittore ad allontanarsi di qualche metro dall&rsquo;opera su cui sta lavorando per rendersi conto di come sta venendo. Ho in mente l&rsquo;immagine di Chagall di fronte ai suoi enormi pannelli colorati pieni di angeli in volo, ballerine e animali mitologici che, a un certo punto, si ferma e va a sedersi a qualche metro di distanza per osservarne l&rsquo;effetto complessivo. Ecco, lo spirito delle verifiche intermedie dovrebbe essere lo stesso. Anche un insegnante ha bisogno di fermarsi e osservare, ma in questo caso l&rsquo;osservazione non pu&ograve; ridursi a una contemplazione inerte perch&eacute; l&rsquo;apprendimento degli alunni, per rendersi visibile, deve essere sollecitato cos&igrave; che se ne possa apprezzare non solo l&rsquo;effettiva presenza ma anche il livello e la solidit&agrave;. Occorre quindi raccogliere evidenze e dati che aiutino a capire quanta strada ha fatto ogni alunno lungo il percorso che si era progettato all&rsquo;inizio dell&rsquo;anno. Non lo si pu&ograve; fare su tutto, n&eacute; in modo esatto, ma &egrave; ugualmente importante utilizzare gli strumenti pi&ugrave; appropriati per avere informazioni sufficientemente attendibili.

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