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Un progetto per creare legami e appartenenza
Una piccola scuola che è cambiata nel tempo. Occorre ripensare le relazioni e la didattica per farne un luogo di inclusione e di apprendimento positivo. Ed ecco un progetto che crea legami, appartenenze a partire da esperienze condivise. Di Giovanna Masiero e Maria Arici.
Dov’è il tempo?
Devo superare il tempo
devo imparare l'italiano
basta
non mi viene proprio niente in mente (in arabo)
più inglese e francese
sono tre lingue ancora
quindi
dov'è il tempo?!
Queste parole sono state registrate qualche tempo fa in una scuola secondaria di primo grado, in un paesino dell'Appennino bolognese. Sono in parte valide ancora oggi per i "nuovi immigrati": nuovi perché, pur nel loro rimanere "estranei", per la comunità di accoglienza, sono portatori di una "diversità" più complessa rispetto a vent'anni fa.
I "nuovi immigrati" spesso sono nati qui, oppure sono passati da altri Paesi, europei e non, vivendo esperienze differenti d'integrazione. I "nuovi immigrati" vengono da tanti posti diversi e da molti più Paesi di quelli che potevamo identificare una ventina d'anni fa; sono portatori di un repertorio di lingue madri ampio e vivono immersi in un plurilinguismo che dà origine a lingue creole e a pratiche di sconfinamenti linguistici e di alternanze linguistiche. Aderiscono a comunità religiose o di aggregazione sociale parallele a quelle già esistenti e occupano spazi fisici spesso separati dalla comunità autoctona ma che possono arricchire con altre lingue, altri cibi, altri servizi, altre rappresentazioni artistiche.
Questa diversità nella diversità ci rende tutti più "mescolati". La scuola è il luogo di sperimentazione ideale di questa pluralità, il perimetro protetto dove una "cultura" si svela e si riorganizza, unica in ogni classe. Non più (o non solo) un problema di
inter-cultura
ma di
trans-cultura
, un approccio ulteriore che ci tiene tutti insieme in un progetto di co-esistenza e di co-costruzione di significati e di spazi.
Rimettersi in gioco
C'è un intero anno scolastico davanti a noi e ci serve un progetto che tenga uniti tutti: insegnanti, bambini, genitori. Il progetto che andiamo a descrivere, promosso e accompagnato dall'IPRASE del Trentino, si chiama "Il lago" , in riferimento, per l'appunto, al lago che contorna il piccolo paese di montagna dove ha sede la scuola. Una piccola scuola, con due pluriclassi ma che, anno dopo anno, vede ridursi il numero degli alunni per l'abbandono da parte delle famiglie italiane. Le famiglie straniere invece permangono, numerose, un po' smarrite a seguito di una crisi economica che non garantisce più il lavoro come un tempo. Lo svantaggio linguistico, sociale, economico presto stigmatizza la scuola come una "scuola-ghetto".
Si richiede quindi la rimessa in gioco di più aspetti della professionalità degli insegnanti:
- la cura della relazione con le famiglie;
- l’acquisizione di competenze di osservazione e valutazione degli apprendimenti, ampliata rispetto agli screening tradizionalmente svolti;
- la sperimentazione di tecniche e modalità didattiche "altre";
- la stesura di piani personalizzati per tutelare e accompagnare al meglio il lavoro di insegnamento/apprendimento per tutti.
Il lago: un luogo che crea legami
A sostegno di queste azioni c'è bisogno di un qualcosa che possa f
ar rinascere un senso di appartenenza
. Per questo, nel dettaglio geografico del lago si è vista l’estensione fisica di una scuola che vuole uscire da uno stato di isolamento e chiusura ed estendersi verso l’esterno, per comunicare che il plurilinguismo "fa la differenza" sul territorio.
Il Lago è così diventato:
• luogo di accoglienza per la prima riunione di benvenuto della scuola;
• ambiente per lo studio e l’approfondimento degli aspetti geo-storici e naturalistici locali;
• spazio di creatività per la ricerca di poesie, danze, racconti, leggende, e la creazione di manufatti;
In riva al lago c'è una
casina rosa
che si presta a diventare contenitore di tutte le sperimentazioni dell’anno scolastico trascorso e di quelli che verranno. Il Comune del paese l’ha promessa alla scuola: diventerà la “loro” casina rosa e potranno risistemarla e decorarla come desiderano. Nell'attesa, gli alunni hanno riprodotto su dei pannelli in compensato tutti gli elementi naturali e antropici che caratterizzano il lago. Li ha guidati il maestro della scuola, nostalgico della tecnica del traforo e fortemente convinto che un po' di attività manuale sia utile alla crescita del bambino. Ogni forma di albero, fiore, animale è stata colorata e collocata nel pannello, riproducendo esattamente l'ambiente del lago così com'è, dopo lunghe osservazioni durante le passeggiate nell'arco delle diverse stagioni.
Parole e immagini nella casina di tutti
Le insegnanti di italiano hanno cercato i spirazioni per scritture creative in poesie e racconti sul tema del lago; le insegnanti di lingua straniera hanno creato giochi e indovinelli intorno al pannello per memorizzare le parole in inglese e in tedesco. La parola acqua è entrata in classe sulle note di una canzone in cinese cantata da una mamma ed è stata scritta in tutte le altre lingue presenti a scuola; tanti altri suoni nelle lingue madri sono stati ascoltati e pronunciati grazie alle narrazioni di genitori generosi del loro tempo e del loro sapere tradizionale; si è fatto matematica attraverso il processo di messa in pratica di ricette tradizionali, dall’acquisto dei prodotti, alla misurazione delle dosi e dei tempi di cottura.
Non si sa se il nuovo anno scolastico, appena iniziato, sia stato inaugurato portando dentro alla casina rosa sul lago tutte le cose scritte e disegnate durante il progetto, ma una cosa è certa: nel pannello la casina rosa è tridimensionale. È la magia di queste vecchie tecniche manuali, che a volte si rischia di perdere con il digitale. Le finestre e la porta sono fatte in modo da essere aperte e chiuse.
E se si apre la piccola porta della casina rosa sul pannello e si infila dentro una mano, salta fuori una catena di pesciolini di compensato, tutti collegati tra di loro e tutti con un nome scritto sopra… È questa la cosa più bella del progetto: il lago e la casina rosa del pannello appartengono a tutti gli alunni della scuola, ma la catena di pesciolini testimonia del loro lavorare da soli e insieme per appartenere al territorio e superare il tempo.