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In attesa del Natale

Oltre a insegnare l&rsquo;attesa e a dilatare i tempi del desiderio, possiamo sollecitare i bambini e pensare e a esprimere anche un desiderio per altri. Radu ha pensato subito ai nonni e alla loro solitudine che pu&ograve; essere mitigata con la possibilit&agrave; di connettersi con il nipote lontano e di ridurre la distanza. In questi giorni di avvento possiamo invitare i bambini a&nbsp; realizzare un albero in cui si&nbsp; raccolgono i desideri di ciascuno: uno per s&eacute; stessi e uno pensato per altri, di due colori diversi. 
Ciascuno&nbsp; stabilir&agrave; chi sono gli &ldquo;altri&rdquo;: se vicini e prossimi oppure se lontani ma non estranei. Possono essere desideri che non dipendono&nbsp; da noi e che richiedono tempo, pazienza, attesa, speranza. E possono essere desideri che chiedono gesti, azioni, scelte e che in parte possiamo contribuire a fare e a realizzare.

Un libro pu&ograve; aiutarci ad aprire il percorso desiderante che coniuga attesa, empatia e solidariet&agrave;:&nbsp; L&rsquo;albero dei desideri, di J. Baer e C. Berberian,&nbsp; edito da Babalibri. Racconta ai bambini anche l&rsquo;importanza dei limiti e dei confini che &egrave; giusto mettere ai propri desideri e alle richieste di ciascuno di noi. Il testo contiene anche un Dossier pedagogico in pdf che pu&ograve; essere&nbsp; utilizzato in classe.

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L&#39;albero dei desideri &nbsp;

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Sar&agrave; questo un Natale sobrio e raccolto che sa esprimere pensieri e dedicare gesti e attenzione a chi ha poco, a chi deve stare lontano dagli affetti, a chi in questo tempo feroce ha perso parenti, amici, nonni&hellip;? Oppure saranno feste in cui si finge che tutto sia come prima, con oggetti, cose, voci sopra tono?&nbsp;

Possiamo dedicare questo tempo di avvento per coltivare l&rsquo;attesa, insegnare ai bambini ad aspettare, a sviluppare la capacit&agrave; di attendere e di sospendere la soddisfazione immediata. &Egrave; uno dei modi per superare o prevenire la modalit&agrave; compulsiva di&nbsp; chiedere, ottenere e poco dopo mettere da parte. E possiamo sollecitare invece la capacit&agrave; di entrare in contatto con se stessi, condividere, ritualizzare. Ci sono almeno tre buoni motivi per insegnare e praticare l&rsquo;attesa.

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Aspettare vuol dire&nbsp; guardare avanti, sviluppare l&rsquo;immaginazione, dare spessore al tempo che accoglie il desiderio e consente di raccontarlo a se stessi.&nbsp; Attendere vuol dire rompere quel circuito senza senso e senza stupore che costringe a passare dalla richiesta alla soddisfazione immediata, per rivolgersi subito dopo ad altre richieste e ad altri oggetti. L&rsquo;attesa inoltre insegna la tenacia e genera la forza di custodire, coltivare e realizzare i propri desideri. Piccoli o grandi che siano.&nbsp;

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Un desiderio per me: vorrei ricominciare a giocare a calcio. Per i miei nonni che stanno in Romania da soli: vorrei che avessero un tablet per poterci almeno vedere e salutare a distanza e dirci CRACIUN FERICIT, cio&egrave; Buon Natale in rumeno&rdquo;
</blockquote>

Coltivare l&rsquo;attesa&nbsp;

Accogliamo i desideri e le attese, per s&eacute; e per altri, dei bambini e delle bambine, ad esempio di quelli che vivono dolorosamente situazioni di distanza e di separazione.&nbsp; Radu soffre di non poter vedere i nonni che sono in Romania, con i quali &egrave; cresciuto e che non vede da molto tempo, neppure a distanza, perch&eacute; non hanno i dispositivi per i video contatti.

Un desiderio per sé, un desiderio per gli altri. Un Natale davvero speciale

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