In questi primi mesi di avvio dell&rsquo;anno scolastico le scuole dell&rsquo;infanzia sono alle prese con l&rsquo;inserimento dei bambini pi&ugrave; piccoli, soprattutto dei cosiddetti anticipatari, ossia coloro che compiono i tre anni entro il 30 aprile dell&rsquo;anno successivo a quello di riferimento (come previsto dalla legge 53/2003, Riforma Moratti).

Inutile nascondere che questa innovazione non &egrave; mai stata del tutto digerita dai docenti di scuola dell&rsquo;infanzia in quanto pone problemi di non poco conto in un momento (quello dell&rsquo;inserimento dei piccoli) gi&agrave; di per s&eacute; delicato. Si &egrave; cercato di ovviare, almeno in parte, a questa stortura con l&rsquo;istituzione delle cosiddette &ldquo;sezioni primavera&rdquo; (legge 296/2006), che accolgono bambini dai 24 ai 36 mesi e che possono trovano collocazione all&rsquo;interno delle scuole dell&rsquo;infanzia o degli asili nido. Com&rsquo;&egrave; noto con il D.Lvo 65/2017 le sezioni primavera sono entrate a pieno titolo nel Sistema formativo integrato 0-6 come una delle tipologie di servizio educativo previsto dal Sistema 0-6.

Ma tornando all&rsquo;istituto dell&rsquo;anticipo, non &egrave; previsto &ndash; a differenza di quanto stabilito per le sezioni primavera &ndash; un progetto specifico ispirato a criteri di flessibilit&agrave;, di rispondenza ai bisogni dei bambini di questa et&agrave; e di qualit&agrave; pedagogica. Il fatto che non esista non vuol dire che non debba essere elaborato, ma in questo caso tocca alla singola scuola definire un percorso di inserimento per i bambini anticipatari. Questo vuol dire prestare una particolare attenzione a questi bambini, prima di tutto dandosi dei tempi adeguati per conoscerli e osservarli (ma questo vale, per la verit&agrave;, per tutti i neo iscritti). Occorre poi evitare di attendere risultati visibili in tempi stretti: questi bambini potrebbero aver bisogno di tempi pi&ugrave; distesi rispetto ai compagni.

Attendere, avere pazienza (da non confondere con il far nulla) &egrave; una qualit&agrave; magistrale da tenere in grande considerazione in questi casi. Pu&ograve; darsi, inoltre, che gli anticipatari abbiano un&rsquo;autonomia meno sviluppata dei compagni e dunque potrebbero necessitare di una pi&ugrave; costante guida nello svolgimento delle attivit&agrave; educative e delle routine.

A questo proposito potrebbero essere utilizzate quelle strategie educative ampiamente sperimentate anche nel passato, come quella di &ldquo;affidare&rdquo; un bambino piccolo ad uno grande in funzione di tutor (ogni grandicello si fa &ldquo;tutore&rdquo; di un piccolo &ldquo;pupillo&rdquo;, suggerivano le sorelle Agazzi ancora alla fine dell&rsquo;800). Oggi si parla di peer to peer, ma la sostanza &egrave; la stessa. Peraltro questa strategia &egrave; di aiuto non solo al bambino piccolo, ma anche al suo tutore in quanto pu&ograve; sperimentare sul campo le competenze acquisite prendendosi cura di un bambino pi&ugrave; piccolo.

Va sottolineato che alcune scuole dell&rsquo;infanzia non accolgono questa sfida ponendo una serie di paletti all&rsquo;accoglienza dei bambini anticipatari, come ad esempio il non portare il pannolino o l&rsquo;essere in grado di alimentarsi autonomamente. A parte la legittimit&agrave; di queste restrizioni (non previste da alcuna norma), c&rsquo;&egrave; da chiedersi se tutto ci&ograve; non nasconda un&rsquo;immagine idealizzata di bambino, da sottoporre a &ldquo;trattamento pedagogico&rdquo; solo quando &egrave; pronto.

La scuola dell'infanzia alle prese con anticipi e inserimenti