La scuola che vogliamo

Bozza completa delle Indicazioni nazionali sul I ciclo di istruzione

"Indicazioni" per la scuola che guarda il futuro - Intervista a Mauro Ceruti

Due aspetti vanno evidenziati in questo primo mese di attivit&agrave; scolastica in riferimento a recenti atti di carattere amministrativo.

Prende avvio il nuovo triennio di valutazione 2022-2025 che prevede per le scuole l&rsquo;elaborazione del RAV per il triennio 2022-2025 &ndash; in cui vengono individuate le priorit&agrave; e i traguardi che si intendono raggiungere al termine del triennio &ndash; e l&rsquo;elaborazione del PTOF, tenendo conto degli obiettivi formativi prioritari previsti dalla L. 107/2015 e delle priorit&agrave; del RAV (nota MI 23940 del 19/09/2022).

Quando si effettuano operazioni di questo tipo occorre stare attenti a due pericoli fortemente presenti nella pratica scolastica:

<ul>
	<li>da una parte interpretare queste azioni come meri adempimenti burocratici senza alcuna attinenza con quanto succede effettivamente a scuola;</li>
	<li>dall&rsquo;altra gestire queste operazioni nel chiuso della presidenza, magari all&rsquo;interno di una &eacute;lite di persone, senza un reale coinvolgimento dei docenti.</li>
</ul>

E invece questi dispositivi vanno interpretati come strumenti di analisi e riflessione di quanto avviene a livello di istituto in vista di un miglioramento continuo. Questo implica necessariamente un coinvolgimento diretto dei docenti nelle forme che ogni scuola autonoma dovr&agrave; elaborare. La tentazione del Ministero &egrave; quella di imbrigliare la progettualit&agrave; delle scuola in schemi, contenuti e tempi predefiniti; le scuole autonome devono puntare sulla qualit&agrave; della loro offerta formativa attraverso un approccio professionale, non adempistico, mobilitando tutte le energie possibili all&rsquo;interno della scuola.

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L&rsquo;altro aspetto riguarda la valorizzazione della professionalit&agrave; docente. Com&rsquo;&egrave; noto, dopo il passaggio al Senato del decreto Aiuti bis il &ldquo;docente esperto&rdquo; &egrave; diventato &ldquo;docente stabilmente incentivato&rdquo; (<a href="https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2022-09-21&amp;atto.codiceRedazionale=22A05442&amp;elenco30giorni=false" target="_blank">Legge 21/09/2022 n. 142, art. 38</a>). La novit&agrave; pi&ugrave; significativa introdotta &ndash; al di l&agrave; delle modifiche nominalistiche &ndash; &egrave; che la progressione economica di questa figura sar&agrave; definita a regime dalla contrattazione collettiva. Restano invece immutati gli altri aspetti connessi all&rsquo;acquisizione di tale status (tre periodi formativi per complessivi nove anni, obbligo di permanenza per almeno un triennio dopo il conseguimento dell&rsquo;incentivo, numero predefinito di docenti che vi possono accedere, ossia 32.000 unit&agrave; nel periodo 2032-2036). Nulla viene detto su eventuali diversi compiti che questo docente &ldquo;stabilmente incentivato&rdquo; dovrebbe o potrebbe svolgere all&rsquo;interno della scuola.

Eppure non mancherebbero proposte in merito: tutor per i docenti pi&ugrave; giovani, coordinamento di progetti particolari, supervisione metodologico-didattica, consulenza pedagogica ecc. L&rsquo;incentivo viene invece assegnato &ldquo;stabilmente&rdquo; per aver frequentato tre moduli formativi triennali senza che la scuola abbia un ritorno particolare sul piano didattico o organizzativo: pu&ograve; solo fregiarsi del titolo di avere nel proprio organico un docente con una pi&ugrave; qualificata formazione. Un po&rsquo; poco a fronte di un investimento di questo tipo.

RAV e professione docente: una sfida per le scuole