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 Il gioco ha sempre fatto parte della vita dell’uomo, ma è solo dal Novecento che acquisisce rilevanza scientifica grazie agli studi di importanti studiosi dello sviluppo psicopedagogico. Secondo la teoria stadiale di Jean Piaget, il gioco simbolico rappresenta un importante strumento di apprendimento e di sviluppo cognitivo: aiuta i bambini a esplorare il mondo circostante, a sviluppare la creatività e a costruire immagini mentali del reale.
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 Per lo psicopedagogista sovietico Vygotskij il bambino sperimenta, esplora e realizza i suoi bisogni e le sue necessità nella sfera dell’immaginazione attraverso il gioco, che non risulta essere libe
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Il gioco ha sempre fatto parte della vita dell’uomo, ma è solo dal Novecento che acquisisce rilevanza scientifica grazie agli studi di importanti studiosi dello sviluppo psicopedagogico. Secondo la teoria stadiale di Jean Piaget, il gioco simbolico rappresenta un importante strumento di apprendimento e di sviluppo cognitivo: aiuta i bambini a esplorare il mondo circostante, a sviluppare la creatività e a costruire immagini mentali del reale.
Per lo psicopedagogista sovietico Vygotskij il bambino sperimenta, esplora e realizza i suoi bisogni e le sue necessità nella sfera dell’immaginazione attraverso il gioco, che non risulta essere libero, ma intriso di regole che alimentano l’autogratificazione e coltivano la zona di sviluppo prossimale.
Jerome Bruner, in linea con la sua teoria dell’apprendimento per scoperta, sostiene che il gioco, creando situazioni di apprendimento controllate e ricche di stimoli, favorisce la motivazione intrinseca ad apprendere senza rinforzi esterni.
John Dewey sostiene che esiste una relazione profonda tra gioco e attività lavorativa: attraverso l’attività ludica, caratterizzata da una forte motivazione, si avvia il bambino all’attività lavorativa. Infine, per Aldo Visalberghi c’è distinzione tra attività ludica e attività ludiforme. La prima si autodefinisce e si autodetermina facendo parte della dimensione del gioco fine a sé stesso; la seconda riguarda la dimensione dell’apprendimento perseguito e conseguito attraverso l’approccio ludico. Il gioco, quindi, è un’attività capace di potenziare lo sviluppo cognitivo, creativo ed emotivo dei bambini, in forme polimorfe seppure costantemente alleate e interdipendenti.
L’importanza del gioco
I giochi enigmistici e matematici sono uno strumento poco utilizzato e molto sottovalutato o relegato ai cosiddetti momenti di relax. In realtà questa attività vanta tutte le caratteristiche necessarie per favorire l’apprendimento della lettura e della scrittura, la logica e il problem solving, sia durante le prime fasi di approccio sia negli anni successivi e, come ben sappiamo, nell’età adulta. Talvolta gli insegnanti si impegnano eccessivamente nella teorizzazione perdendo di vista la necessità del fare, ma soprattutto l’importanza di sviluppare nei bambini la creatività, il problem solving e la collaborazione tra pari.
Come afferma Rodari: “Vale la pena che un bambino impari piangendo, quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque Continenti per colpa degli errori di ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa”.
Gianni Rodari ha dato un notevole contributo alla creazione e alla diffusione di approcci educativi ludici basati sul pensiero divergente e sulla creatività. Nel suo libro più conosciuto, Grammatica della Fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, una raccolta di appunti dei convegni tenuti per e con insegnanti, genitori ed educatori, espone le sue idee sullo sviluppo cognitivo ed emotivo dell’essere umano e su come la migliore metodologia per favorire tale processo sia imparare e insegnare a giocare. Ludolinguistica e giochi matematici, dunque, nel contesto dell’insegnamento e dell’apprendimento della lingua, possono essere utilizzati come una vera e propria metodologia che permette sia di introdurre concetti nuovi sia di rinforzare quelli appresi, rendendo tutto più coinvolgente ed efficace.


Perché il gioco a scuola?

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