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Per non dimenticare
Il Giorno della Memoria: un'occasione privilegiata per parlare di intercultura.
L’educazione interculturale non è una disciplina , un’ora da aggiungere nell’orario settimanale delle lezioni; è trasversale a tutte le discipline , un punto di vista diverso con cui guardare le discipline tradizionali.
Rileggendo le cose di sempre con sguardo interculturale, si vedono collegamenti insospettati e si imparano cose nuove. Tuttavia, il punto di partenza è lo stesso del Piccolo Principe, che vede un serpente che ha ingoiato un elefante laddove l’aviatore vede un cappello.
Ecco che il 27 gennaio, giorno che commemora le vittime dell'Olocausto , diventa un'occasione particolare per parlare di intercultura.
Con questo obiettivo ho voluto rivedere Arrivederci ragazzi da un punto di vista interculturale. Il bellissimo film di Louis Malle del 1987 si presta molto a una lettura di questo tipo e questo ci permette, come insegnanti, di affrontare il tema della persecuzione degli ebrei in una classe multiculturale come quelle che abbiamo oggi e non di rinunciarvi per un malintesa correttezza politica, quel famoso politically correct .
Rivedendo il film ho risentito padre Jean dire (celebrando la messa): "Chi non mangia la mia carne e chi non beve il mio sangue” e, contrariamente alle visioni precedenti, ho fatto caso a questa affermazione ricordandomi dei piccoli turchi del film Almanya in procinto di partire per la Germania e spaventati all’idea di andare in un Paese in cui la gente prega un Dio che vuole essere mangiato e bevuto!
La stessa preoccupazione deve averla avuta Jean Bonnet, il ragazzino ebreo rifugiato nel collegio religioso , quando ha sentito padre Jean pronunciare quelle parole di stampo “cannibalesco”. Del resto, si tratta di una pellicola che ha saputo rappresentare l’orrore delle persecuzioni antisemite dal punto di vista di un bambino.
Louis Malle si è basato su un episodio del quale lui stesso era stato testimone all’età di undici anni: la deportazione di tre ragazzi ebrei da un collegio religioso presso Fontainebleau da parte della Gestapo. Gli occhi con cui vediamo tutta la storia sono quindi quelli di un bambino, Julien Quentin , e l’io narrante e la macchina da presa sono mantenuti sempre al livello dei due ragazzi.
L’umiltà di questo sguardo permette a Julien, figlio di cattolici borghesi, di meravigliarsi quando al ristorante con la madre e il suo amico Jean, sente un miliziano di Pétain intimare a un vecchio cliente di andarsene perché “ questo ristorante è vietato agli ebrei ”.
L’amicizia fra i due ragazzi
nasce grazie alla passione che condividono per i romanzi e dallo scambio di opinioni sui
Tre moschettieri,
poi passeranno alla complicità della lettura proibita de
Le mille e una notte
fatta insieme nella camerata di notte alla luce di una pila.
Quando Jean sarà costretto ad andarsene, Julien gli regalerà proprio questo libro come pegno della loro amicizia. Anche il cinema è una passione che li accomuna e significativamente ridono di Charlot che interpreta
L’emigrante
.
Joseph, l’inserviente traditore che ha fatto catturare Jean e gli altri, cercherà di consolare Julien dicendogli: "
Non prendertela, sono solo ebrei!
”.
Infine il comandante della Gestapo, venuto ad arrestare i tre ragazzi, è ancora più esplicito "Quel ragazzo – indicando Jean – non è un francese, è ebreo” e rivolto ai presenti lancia un appello di grande attualità: "
Dovete aiutarci a liberare la Francia dagli stranieri
”.
Questa è la lettera che il preside di un liceo americano sopravvissuto alla Shoah mandava ai suoi professori a ogni inizio d’anno.
Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento.
I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere:
camere a gas costruite da ingegneri istruiti;
bambini uccisi con veleno da medici ben formati;
lattanti uccisi da infermiere provette;
donne e bambini uccisi e bruciati da studenti di scuole superiori e università.
Diffido quindi dell’educazione.
La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani.
I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli umani.
Dopo Auschwitz nessuno deve essere più straniero.