Regolare l&#39;emozione della noia

Esplicitare il senso del lavoro scolastico

Forse meno ovvia &egrave; la necessit&agrave; di regolare la noia che sorge per mancanza di significato, come esemplificato in tabella nella colonna di destra. Occorre sempre aiutare l&rsquo;alunno a cogliere il senso di ci&ograve; che gli si propone, evitando di dare per scontato che un&rsquo;attivit&agrave; sia riconosciuta come importante semplicemente &ldquo;perch&eacute; si fa a scuola&rdquo;. E dunque va esplicitato a che cosa servir&agrave; un esercizio, o per quale ragione vale la pena di memorizzare una regola invece di affidarsi volta per volta al libro di testo; ancora, esempi e analogie possono dar senso a concetti

astratti, la cui importanza non &egrave; ovvia per i bambini; e ultimo, ma non meno importante, &egrave; essenziale consentire un giusto grado di autonomia nel lavoro scolastico, pioch&eacute; questo permette di &ldquo;sentirlo proprio&rdquo; e come tale pi&ugrave; significativo.

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Bombi, A.S, Malaguti, D. (2023). Il diritto di annoiarsi. Darsi il tempo per pensare. Bologna: Il Mulino.

L&rsquo;emozione della noia &egrave; considerata per lo pi&ugrave; negativamente, ed &egrave; oggi molto temuta. Bisogna per forza fuggire dalla noia? Oppure &egrave; possibile &ldquo;imparare&rdquo; ad annoiarsi? Alcune persone si annoiano pi&ugrave; di altre? Il libro d. risposta a queste domande, oltre a mostrarci come ci si annoia diversamente nelle differenti fasi della vita e come &egrave; possibile gestire questa emozione, viverla consapevolmente e trarne benessere. Il tempo della noia ci permette di entrare in connessione con ci. che portiamo nel profondo e con ci&ograve; che siamo.

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Nella scuola primaria sono gli adulti a farsi maggiormente carico della regolazione emotiva, e quindi sono sicuramente ben presenti a chi insegna le accortezze necessarie a mobilitare le risorse attentive degli alunni: gradualit&agrave; dei processi di apprendimento; gestione dei tempi di lavoro e pause; alternanza di attivit&agrave; diverse per scongiurare la monotonia; ove possibile lavoro collaborativo.

Piuttosto chiara, ancorch&eacute; pi&ugrave; facile a dirsi che a farsi, &egrave; la necessit&agrave; di mettere in equilibrio richieste e risorse, perch&eacute; la noia pu&ograve; sopraggiungere anche quando l&rsquo;alunno &egrave; in linea di principio interessato a ci&ograve; che si fa, desideroso di impegnarsi, rispettoso della scuola, ma perde la bussola perch&eacute; lo sforzo attentivo &egrave; troppo grande, o va con la mente altrove quando il compito &egrave; banale.

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A mio avviso un pregio di questo modello &egrave; quello di guidare l&rsquo;analisi delle situazioni in cui pu&ograve; sorgere la noia, evitando di ricondurla soltanto alle caratteristiche del singolo (&ldquo;si annoia perch&eacute; ha un deficit attentivo&rdquo;) o a quelle del compito (&ldquo;scrivere in corsivo richiede troppo esercizio&rdquo;); tale analisi pu&ograve; poi fornire vari spunti per far fronte alla noia, sia tramite l&rsquo;azione dell&rsquo;insegnante che grazie alla crescente auto-regolazione dell&rsquo;alunno.

Semplificando, l&rsquo;emozione della noia si pu&ograve; regolare, con pi&ugrave; o meno successo, in varie fasi: all&rsquo;esordio, evitando la situazione potenzialmente noiosa (&egrave; ci&ograve; che fa un alunno vagando con il pensiero o giocherellando con le matite) o per contro &ldquo;all&rsquo;ultimo tuffo&rdquo;, reprimendo la manifestazione dell&rsquo;emozione (sbadiglio trattenuto, sguardo vacuo fisso sulla lavagna); ma con pi&ugrave; efficacia si pu&ograve; governare un&rsquo;emozione agendo sul proprio modo di percepire e valutare la situazione.

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Tra le teorie volte a spiegare perch&eacute; alcune attivit&agrave; scolastiche risultino noiose mi sembra utile il modello MAC (Meaning and Attentional Components, ovvero Componenti di Significato e Attentive) elaborato dalla ricercatrice Erin Westgate con vari colleghi. Come suggerisce il nome, la noia sorge quando non si ha a portata di mano un&rsquo;attivit&agrave; significativa (attraente e/o dotata di valore) e quando non c&rsquo;&egrave; equilibrio tra l&rsquo;impegno richiesto dal compito e la propria capacit&agrave; di mantenere l&rsquo;attenzione.

La Tabella 1 illustra con qualche esempio i modi in cui questi fattori possono combinarsi.

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Perch&eacute; alcune attivit&agrave; scolastiche risultano noiose?

Mobilitare le risorse attentive degli alunni

Il contesto scolastico &egrave; ricco di circostanze che suscitano emozioni.

Anche limitandosi a ci&ograve; che provano gli alunni, gli esempi sono a portata di mano: sentimenti positivi e negativi nei rapporti sociali, orgoglio o disappunto per i risultati conseguiti o attesi, entusiasmo o ansia per l&rsquo;attivit&agrave; didattica in corso, reazioni ai contenuti che possono divertire o rattristare...

Le emozioni, siano esse piacevoli o spiacevoli (evitiamo la dicotomia positivo-negativo, poich&eacute; anche emozioni sgradevoli possono essere utili a chi le prova), sono a loro volta distinguibili in quelle che favoriscono e quelle che disincentivano l&rsquo;azione. In questa cornice, la noia si qualifica come disattivante e spiacevole: l&rsquo;alunno annoiato, bench&eacute; spesso inquieto, non ha alcuna voglia di fare ci&ograve; che gli si propone, e di certo non &egrave; felice.

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Noia scolastica, tra attenzione e bisogno di senso

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